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CARMELA VINCENTI/Altro che sentimento

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

22
FEB
2013

 

La paura della solitudine è  molto spesso il collante che tiene insieme una coppia. Ce lo spiega l’attrice barese, a Martina Franca con il suo monologo “Spose”
 
Carmela Vincenti, al Verdi di Martina Franca per il suo spettacolo “Spose”, ci accoglie cordialmente nel suo camerino e ci dà la possibilità di scandagliare la sua vita da attrice, e tutto ciò che c’è dietro, parentesi sconosciute da commedianti che vengono spesso taciute.
Dove nasce e come cresce Carmela Vincenti?
«A Bari. Inizio a lavorare a 17 anni sempre a Bari, e in seguito al mio incontro con Michele Mirabella, con il quale ho lavorato molto, c’è stato il grande passo verso Roma, a 27 anni. Li ho continuato a lavorare con Michele, al Teatro dell’orologio,  poi c’è stata la collaborazione radiofonica, quella televisiva, la parentesi cinematografica e così via».
Quali esperienze e in che modo si è avvicinata al mondo della recitazione?
«Rispondo in maniera banale! Da bambina ho frequentato una scuola di suore, dove facevano sempre delle recite, e ricordo che facevo la pazza per stare in prima fila! Ed è una cosa che mi sono portata avanti per anni. Tra i 17 e i 27 anni la mia esperienza è venuta fuori solo lavorando, e in seguito al trasferimento a Roma ho frequentato una scuola di recitazione, la scuola d’arte privata “La scaletta”, scuola privata poiché ero troppo grande per l’Accademia -a 27 anni non si entra come attori-, e frequentando il primo anno ho cominciato a lavorare sul serio nel campo dello spettacolo».
Ha lavorato con Carlo Verdone, Pupi Avati, Carlo Vanzina, nomi piuttosto importanti nel campo dello spettacolo. Ma qual è stata la figura che più ha influito nella sua carriera da attrice?
«Io penso che tutte queste persone mi abbiano lasciato qualcosa, non posso dire che qualcuno mi abbia dato di più di qualcun altro, penso che ogni esperienza mi abbia aiutato nella mia crescita».
Cosa ci dice invece del suo monologo “Spose”? Di cosa parla?
«Sono quattro donne alla vigilia di un matrimonio. Tutte interpretate da me. Sono quattro donne in situazioni differenti fra loro che vengono spinte a sposarsi, o a non sposarsi! C’è un finale aperto, ognuno si porta a casa il proprio finale, a seconda dell’interpretazione soggettiva!».
In che maniera si è avvicinata alla scrittura di questo monologo?
«Perché mi è capitato di incontrare una persona in procinto di sposarsi, ed era una persona così folle, che ha ispirato in seguito la mia seconda sposa dello spettacolo. E da lì ho cominciato a pensare “perché una donna si sposa?”, che poi può anche essere “perché un uomo si sposa?”.
Tendenzialmente, il filo che collega tutte queste donne è la solitudine. Qui si aprirebbe un campo grande di discussione, poiché arriva nella vita di una persona il momento in cui si ha paura di rimanere soli. Lo si può vedere, tristemente in molte coppie. Ho ascoltato parecchie storie, prima di scrivere questo monologo, e ho trovato persone che, stando insieme da anni, hanno perso da tempo il sentimento che le legava. Io sono convinta che l’amore, come ogni altra cosa al mondo, possa finire. Può resistere nel tempo, certo, ma tende anche a trasformarsi. E ciò che fa sì che molte coppie rimangano salde, sia proprio questa paura che può venir fuori arrivati a una certa età, o dopo molto tempo che si sta assieme ad una persona.
Lo si potrà evincere in questo spettacolo “comico”, anche se non mi piace definirlo comico, più che altro malinconico: la gente riderà, ma sarà anche posta di fronte a filoni sul quale riflettere. Io non sono certo un’attrice da battuta fine a sé stessa, a me piace raccontare un personaggio in ogni sua sfaccettatura, sono poi le situazioni curiose e grottesche a scatenare l’ilarità! Poi, non mi piace nemmeno definirmi un autrice, mi mette in imbarazzo, io più che altro racconto la realtà che ho sotto gli occhi».
 
Lei ha lavorato nel cinema, nella televisione e nel teatro. Quale di questi campi la rispecchia di più?
«Il teatro! Per carità, il cinema e la televisione sono state esperienze fantastiche, ma il teatro è quello per cui ho deciso di intraprendere questo mestiere. Ovviamente se capita l’occasione di far esperienze al di fuori, non rifiuto, ma il teatro è il mio vero campo».
Cosa consiglia ai giovani che cercano di intraprendere la carriera da attore?
«Di essere profondamente motivati dalla passione e dall’amore, e non dal successo! Adesso c’è molta confusione che viene dalla televisione, da queste trasmissioni terrificanti, dai reality show, da un paese molto curioso, dove se sei una star televisiva puoi fare tutto. Ecco, non è così secondo me, ci vuole passione, pazienza e perseveranza, poiché nel mondo dello spettacolo non è oro tutto quello che luccica. La scelta di fare l’attore è davvero importante, va presa con criterio e motivazione, bisogna abituarsi a ritmi particolari, ci possono essere alti e bassi, o periodi di precarietà, perciò ci deve esser davvero passione e amore in ciò che si fa!».
 



Commenti:

Rosalba 6/MAR/2013

Venerdi' 8 marzo sarò in qualche teatro ad assistere ad uno spettacolo di Carmela Vincenti .Spero proprio sia "Spose.Essendo l'8 marzo non potrà che essere quello. Ho seguito l'attrice sia in tv che al cinema ma mai in teatro .Sono sicura che trascorrerò una bellissima serata. Per campanillismo faccio sempre il tifo per lei.

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