MENU

Luigi Pignatelli/E' tutto un gioco

Pubblicato da: Categoria: PROTAGONISTI

5
LUG
2013

 

Eclettico, curioso, grintoso e con una gran voglia di fare. Luigi Pignatelli, è attore, scrittore, editor, fotomodello, conduttore televisivo, song-writer, ama l’arte in tutte le sue forme. Le sue idee sono molteplici, ma una cosa è certa: non perde mai di vista il suo obiettivo.

Parlaci un po’ di te, come è nato e si è evoluto il tuo percorso?

«Io recito e scrivo dall’età di 8 anni, ma solo a 18 anni ho compreso che queste mie passioni avrebbero potuto mutarsi in una professione; è stato allora che ho pubblicato il mio primo libro “Pagine di Diario” e la mia fortuna è stata quella di aver incontrato alcune persone competenti nel settore, che mi hanno indirizzato e mi hanno consigliato sugli studi da seguire per affermarmi come attore. Sicuramente devo anche ciò che sono e che faccio ai miei genitori, che si sono sempre preoccupati della mia felicità, credendo in me e nelle mie capacità, finanziando laboratori e corsi. A distanza di 18 anni, mi ritrovo a lavorare come scrittore, critico letterario, organizzatore di eventi, actor coach a Roma e barista del caffè letterario da me gestito. A dire il vero, non avrei mai pensato di poter fare il barista (sorride, ndr)».

Stai riuscendo piano piano a dare corpo ai tuoi progetti, aprendo anche l’Hermes Academy.

«Sì,è un laboratorio di arti sceniche visive e letterarie, che nasce come compagnia teatrale nel 2005 e diventa una onlus nel 2007. Organizziamo corsi di recitazione, scrittura creativa, dizione, danza, musica e musicoterapia, indirizzata quest’ultima ai diversamente abili e a tutte le persone che hanno problemi all’apparato motorio o psichico. Abbiamo deciso di organizzare dei corsi gratuiti per le persone emarginate o  che abbiano subìto violenza, come le donne e gli omosessuali; a questi ultimi cerchiamo di dare una mano anche per vivere meglio la propria omosessualità, che, spesso, non riescono a manifestare e finiscono per isolarsi».

Dove si trova l’Hermes Academy?!

«Le sedi operative sono diverse: due nel borgo umbertino, una nel borgo antico, una a Roma e a breve inaugureremo  la sede estiva in una località balneare».

Secondo te Taranto quanto riesce a essere recettiva verso la cultura?

«Lo scorso dicembre ho inaugurato una rassegna dal titolo “Low Cost in Arts Coast”, con spettacoli teatrali, stage e seminari a un costo di 99 centesimi, tutto ciò per coinvolgere in particolar modo i pensionati e gli adolescenti, che non incontro quasi mai a teatro; ciò ha portato a una crescita del pubblico, che mi ha soddisfatto molto. Purtroppo noto ancora che Taranto è legata alla moda, al clichè, piuttosto che alla cultura nel senso letterale della parola. A ogni modo mi ritengo soddisfatto dei miei risultati».

Come è nata in te la passione per l’Arte?

«Non avevo un buon rapporto con i coetanei, fino a 18 anni riuscivo a comunicare solamente con persone molto più grandi di me; ricordo che quando frequentavo le scuole medie, intorno ai 12-13 anni conversavo in latino con docenti di latino; all’epoca lo studiavo con mia sorella maggiore. Non riuscivo ad approcciare i coetanei perché avevo paura del rifiuto. A scuola ricordo che per le recite di fine anno aiutavo i professori di storia dell’arte a preparare le scenografie e i costumi di scena, mi piaceva sperimentare e mettermi alla prova. Ho sempre voluto provare e sperimentare, spesso essendo giudicato male, a causa della mentalità, qui molto diffusa, che la persona che vuole fare tante cose è un incapace, perché alla fine non riesce a fare niente bene. Io mi presento come attore e scrittore, perché so di essere bravo in questo, ma mi piace cimentarmi in tante cose, il teatro stesso lo insegna: il teatro è tutto, è gioco, il teatro è il gioco più serio che esista!La traduzione in inglese di “teatro” è infatti  “play”».

Ultimamente hai subìto due aggressioni omofobe, ti va di parlarne?

«Certo, ma faccio prima una premessa. Ho condotto una trasmissione in una tv locale che è andata in onda di venerdì, “Salto nel Buio”, un programma di cultura e spettacolo. Il 17 maggio, un venerdì, c’è stata la giornata mondiale contro l’omofobia e ne ho parlato in trasmissione esponendo le mie teorie. Il mercoledì seguente, al ritorno dalla mia sede in città vecchia verso le 21,00, percorrendo via D’Aquino, sono stato accerchiato da ragazzi che inizialmente stavano parafrasando alcune mie affermazioni citate in trasmissione, tra le quali “nessuno è uguale”, “siamo tutti diversi”, “l’amore non ha sesso”».

Nessuno che passava di lì ha fatto nulla?

«No! Loro erano sette ragazzini forse sui 18 anni; uno mi ha afferrato per il braccio e mi ha sputato in un occhio, poi mi ha tirato un calcio senza recarmi grave danno, per fortuna. A quel punto sono riuscito a svincolarmi e a entrare in un bar chiamando il 113. La seconda aggressione è avvenuta in un centro di aggregazione per persone di terza età. Sette persone, di cui quattro uomini e tre donne, mi hanno deriso, canzonato, apostrofato con epiteti legati al mio dichiarato orientamento omosessuale e, infine, percosso violentemente. Nella colluttazione, mio padre, che era corso in mio aiuto, è stato ferito sulla fronte da un bicchiere di vetro. Preferisco non entrare ancor più nello specifico, perché questa cosa è successa l’altro ieri e sono ancora molto scosso.  Voglio, invece, esprimere la mia gratitudine a quanti mi hanno inviato messaggi di solidarietà, amici e sconosciuti. Alcuni hanno pubblicato dei comunicati, anche sul Portale dell’Isola che Vogliamo con cui collaboro ogni anno, sui portali delle organizzazioni LGBT (acronimo utilizzato come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender, NdR) alle quali do il mio contributo artistico quando organizzano degli eventi. Tutti mi stanno vicini, anche Amnesty International, l’Antenna Arcigay Unar Puglia, PeaceLink. È necessario combattere il silenzio e l’omertà che hanno caratterizzato per troppo tempo la forma mentis di alcuni nostri concittadini».

 Questo atteggiamento del tarantino è legato a un certo tipo di cultura radicata nel territorio, secondo te?

«Io penso che la sessualità non sia definibile; posso innamorarmi di un uomo e poi di una donna, per me il sesso non può essere disgiunto dall’amore. Io ho bisogno d’amore! Noto invece che adesso gli adolescenti spesso sperimentano per moda, per perversione, ecco perché condivido appieno una sfilata dell’AGedO (acronimo di Associazione Genitori di Omosessuali) piuttosto che un gay pride o alcune serate dell’arcigay che non si interessano di cultura né di diritti. Penso che tra gli uomini sposati o fidanzati ci siano molti bisessuali e spesso sono gli stessi che compiono atti di omofobia, per dimostrare agli amici e alla gente che li circonda di essere  dei “veri maschi ”, come se volessero sopprimere l’omosessuale che c’è in ognuno di loro».

Parlaci delle tue esperienze a Roma, sino alla più recente, la più bella.

«Io ho iniziato a lavorare a Roma nel 2007 dopo aver vinto un concorso teatrale. Da quell’episodio ho fatto uno spettacolo, poi nel 2010 ho insegnato come actor coach per una compagnia teatrale. L’anno scorso ho interpretato il ruolo di uno dei protagonisti di un cortometraggio e la mia parte è stata molto apprezzata: ho fatto solo due ciack e non ho sbagliato nessuna battuta (sorride compiaciuto, NdR). Ho ripreso a lavorare come actor coach per altri due cortometraggi. Successivamente ho lavorato per una compagnia di balletto, per un’altra compagnia che lavorava per “Canal G”, un canale di Sky che è indirizzato ai gay: lo spettacolo in questione era “Man Burlesque”. In seguito ho fatto un altro spettacolo che è andato in onda durante l’estate su Rai2,“Look at me”. Questo percorso mi ha portato a girare un cortometraggio a Cinecittà, un’esperienza magica, “1055 una magia senza fine”. 1055 è il numero civico di Cinecittà, via Tuscolana. Girando a Cinecittà  mi è venuto in mente una frase di Pierpaolo Pasolini, del film “Che Cosa Sono Le Nuvole” , che dice: “noi siamo in un sogno dentro un sogno”, per me è proprio così!».

E il tuo sogno qual è?

«Gestire un teatro tutto mio a Taranto nove mesi l’anno; per i tre mesi della stagione estiva mi piacerebbe essere attore itinerante che recita per il mondo».

 




Commenti:

B 30/OTT/2013

Abbiamo visto la trasmissione su Rai I ci associamo al Vostro dolore. A Noto esiste una realtà forse unica in Italia dove non esiste il diverso perchè siamo tutti uguali e con gli stessi Diritti e Doveri sia in città che nelle nostre coste dove addirittura abbiamo spiagge nella riserva di Vendicari che sono dedicate alle diverse tipologie di modi di vivere di noi stessi e senza critiche o considerazioni di nessuna persona. Saluti Antonino dal B

Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor