Casalino fa il bullo con un giornalista de Il Foglio. Bisognerebbe ricordargli che quella testata fa parte di un sistema d'informazione pluralista che ha permesso anche a lui di ricoprire, incredibilmente, il ruolo di portavoce del Presidente del Consiglio
La notizia di Rocco Casalino come nuovo portavoce del Presidente del Consiglio è già di per sé difficilmente digeribile abbisognando di un severo trattamento anti dissenterico utile ad attutirne gli effetti.
Se poi il delirio di onnipotenza di un tale che passa con disinvoltura dalla scuderia di Lele Mora alle stanze austere di Palazzo Chigi lo spinge ad irridere uno come Salvatore Merlo - che il giornalista lo fa veramente - allora ci troviamo di fronte al sintomo incontrovertibile che in questo Paese non c’è soluzione e che ci stiamo trasformando in una società sudamericana in cui chi vince vomita odio sugli oppositori.
In occasione della manifestazione indetta dai Cinquestelle per festeggiare il ricalcolo dei vitalizi (non l’abolizione), Rocco del Grande Fratello ha usato questi termini rivolgendosi al giornalista de Il Foglio: “Adesso che il Foglio chiude, che fai? Mi dici a che serve il Foglio? Perché esiste?”.
L’esponente della Presidenza del Consiglio, incalzato da più parti, minimizza sostenendo che si sia trattato di una battuta ma intanto una vena di perfidia, un crudele avvertimento si scorge ad occhio nudo.
Tanto per cominciare, bisognerebbe ricordare al Portavoce del Professor Conte (pagato con i soldi della collettività in virtù del suo incarico alla Presidenza del Consiglio) che una cosa è sostenere l’azione di Governo con la dovuta decisione ed in maniera radicale mentre altra cosa è usare il proprio incarico governativo per intimidire coloro che – a torto o a ragione – non sono funzionali alla narrazione che vorrebbe i grillini come la truppa di liberazione dal vecchio establishment portatrice del sacro fuoco della giustizia.
Perché se così fosse - se cioè si considerasse Il Foglio come una voce da rendere afona il prima possibile perché sgradita – i Pentastar sarebbero solo una nuova casta che non vede l’ora di sostituirsi a quella vecchia eliminando il dissenso in perfetta continuità con il passato.
E se la tentazione (o magari l’istinto) del Movimento va in questa direzione, allora vien da pensare che tutte quelle pippe sull’informazione di regime che non dava spazio a quegli splendidi ragazzi e che anzi provava a metterli in difficoltà azionando la macchina del fango (espressione ampiamente abusata), era solo un espediente retorico per racimolare consensi e comportarsi allo stesso modo alla prima occasione utile.
“Se mi freghi su questo, allora vuol dire che mi freghi su tutto”. Così diceva Gasperino il carbonaro nel film “Il Marchese del Grillo”: mutatis mutandis, se i grillini predicano bene e razzolano male in tema di libertà di informazione (e di critica), figuriamoci quale coerenza potranno vantare su tutto il resto.
A Rocco Casalino – che si fa prendere dalle paturnie per le dimensioni e l’arredamento del suo ufficio manco fossimo in una puntata di House of Cards – vogliamo ricordare che Il Foglio serve e che non bisognerebbe fare il tifo per lo sfascio.
Il Foglio fa parte di quel sistema dell’informazione pluralista che ha permesso anche a Rocco Casalino di esistere come personaggio pubblico e di arrivare dov’è arrivato nonostante, e bisogna ammetterlo, esistano degli effetti indesiderati (che non sono l’aver permesso a Casalino di fare fortuna).
Qualche volta la libertà di informazione è stata utilizzata in maniera distorta per fare della faziosa propaganda pro o contra personam (chiedete ai giornali “amici” dei Cinquestelle) ma non per questo il valore del pluralismo può essere messo in discussione per un effetto collaterale.
Poi Rocco Casalino potrà anche usare l’inviso giornale per incartarci le uova ma, per un portavoce pro tempore di un Governo, la chiusura di un’azienda, la disoccupazione di un collega o il venir meno del pluralismo non devono essere mai motivo di gioia (o di una stupida battuta).
Ma capiamo anche che un Movimento nato da un Vaffanculo e che si basa sulla vendetta degli esclusi verso la classe dirigente certe cose non può concepirle.
Costoro vivranno nella puerile convinzione di esser i depositari della giustizia, i paladini del qualunquismo secondo cui un cittadino comune messo al potere può fare bene, i custodi dell’onestà e i rappresentanti della gente.
Il tutto fino a quando qualcuno più onesto, qualunquista ed integerrimo non li additerà come impuri prendendone il posto. E a quel punto ci auguriamo che Il Foglio sia ancora lì a raccontarci questa storia fornendo la sua chiave di lettura. Anche se spesso non ci trova d’accordo.