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Veronica Scatigna/Passione di famiglia

Pubblicato da: Categoria: COVER

11
OTT
2013
Giovane, bella e a capo di una società sportiva. Con “Lady futsal” ripercorriamo il viaggio della LC Solito Martina verso la massima serie di calcio a 5 maschile a livello nazionale 
 
 
“La passione è la forza che lega le teste”
Biagio Antonacci
 
Lasciarsi guidare dalla passione e raggiungere traguardi impensabili. Seguire un percorso di crescita esponenziale che riflette lo sviluppo di un’impresa sportiva che raggiunge dei risultati che hanno dell’incredibile. Questo è accaduto alla LC Solito, società sportiva -prettamente martinese- che nella stagione in corso sta disputando il massimo campionato nazionale di calcio a 5, dopo aver conquistato quattro promozioni consecutive e passando dai campetti di periferia al grande palcoscenico della Serie A. Emblema (al femminile) del sodalizio biancazzurro è senza ombra di dubbio Veronica Scatigna, giovanissima figlia del padre-presidente-patron Cosimo Scatigna, che per la seconda stagione ricopre il ruolo di Direttore generale. Anche se solo ventiduenne, Veronica Scatigna, si è fatta apprezzare in tutta Italia per professionalità, serietà e capacità organizzative. Con il Dg di casa LC ripercorriamo il viaggio della società martinese verso il massimo torneo a livello nazionale. Un viaggio in cui la “passione” ha legato moltissime “teste”.
Direttore, dopo quattro stagioni siete giunti nell’olimpo del futsal nazionale. Cosa ricorda del momento in cui il presidente Cosimo Scatigna comunicò in famiglia che da lì a poco sarebbe nata la LC Five? 
«Le reazioni furono indubbiamente positive. Una nuova esperienza promossa per Andrea (fratello di Veronica e attuale giocatore in prima squadra e tecnico della formazione Under 16, ndr), ma ben presto trasmessa a tutta la famiglia. Inizialmente ero una semplice spettatrice, poi la passione mi ha portato a essere una supertifosa, per finire a ricoprire il ruolo di Direttore generale».
Si sarebbe mai aspettata una scalata così repentina nel mondo del futsal che conta?
«Personalmente al primo anno no, poi crescendo -con progetti sempre più ambiziosi- la scalata è diventata obiettivo da centrare».
A influenzare la scelta di creare una nuova realtà sportiva nel mondo di calcio a 5 a Martina è stato senz’altro il talento del primogenito Andrea che dopo aver lasciato il calcio a 11 per il futsal ha spinto papà Cosimo a “investire” emotivamente per i colori della propria città. Una scelta che rifarebbe considerato le soddisfazioni ricevute. 
«È una realtà che lo entusiasma. Non è facile gestire un sistema così complesso tra società e attività imprenditoriale, però lui non si stanca mai ed è sempre pronto a tenerci superattivi (ride, ndr)».
Cosa ricorda della prima gara in Serie C2 e quali sono le emozioni che “potrebbero” accomunare quel momento all’esordio nella massima serie di domenica scorsa stagione contro la squadra più titolata d’Italia?
«Ricordo la complicità dei giocatori, del gruppo, la voglia di vincere, i sorrisi ma anche la rabbia. Potrei paragonare tutto a quella che è la realtà di oggi, c’è tutto quello che ho elencato, eppure è diverso. La diversità si può spiegare in quanto nel primo anno i giocatori praticavano per passione, mentre oggi  sono “giocatori che lavorano con passione”». 
La passione della LC ha investito un’intera città, tanto da avere la percezione che tutto ciò che ruoti attorno alla società sia assimilabile alle peculiarità di una famiglia, sia a livello di armonia tra gli atleti che di coesione tra i tifosi (presenti anche al PalaPiombinoDese domenica scorsa per la gara contro la Luparense). Quanto è importante per svolgere al meglio il proprio lavoro (sia per dirigenti che per i giocatori) respirare un clima famigliare in ogni occasione che si parli di LC?
«Davvero tanto, sia per noi che per i giocatori. Il clima famigliare trasmette senza dubbio tranquillità, armonia che per chi fa il nostro lavoro è indispensabile, ci si concentra con molta più semplicità, tutto diventa facile».
Questa è la seconda stagione che ricopre il ruolo di Direttore generale. Ha mai avuto paura di non essere all’altezza dell’incarico? Come ha combattuto, eventualmente, il “timore”?
«Non sono nata pronta, ma non ho mai avuto tanta paura. Ci sono state occasioni in cui c’è stato un po’ di timore, credo sia normale, ma quando c’è mio padre sono nettamente più tranquilla e questo non vale solo per il mio ruolo da Direttore, ma per tutto o quasi (ride, ndr)».
Una Serie A conquistata in quattro stagioni dopo aver sbaragliato le concorrenti in maniera netta. Il massimo campionato si preannuncia (così come testimoniato dalla gara d’esordio contro la Luparense) tutt’altro che una passeggiata. Quali sono gli obiettivi stagionali della LC al suo primo anno nell’olimpo del futsal?
«La salvezza prima di tutto, il resto sarà in più. Sappiamo bene che questo campionato non ha paragoni con quelli precedenti, ma siamo ben attrezzati grazie alla campagna acquisti fatta dal mio collega Direttore sportivo Francesco Papapietro. Ce la metteremo tutta».
Nuova categoria e nuovo main sponsor: la Solito srl, già sostenitore negli scorsi anni, da questa stagione sportiva viene accostata ai colori della LC. Un’azienda che si occupa di accessori per serrande e che, come il sodalizio di via Rosmini, non lascia i dettagli al caso. 
«Siamo contentissimi di questa nuova collaborazione. Quello che positivamente mi ha sorpreso del signor Solito è l’entusiasmo che dimostra, e credo che la collaborazione sia nata proprio per questo motivo. Spesso abbiamo il piacere di vederlo durante l’allenamento dei ragazzi; anche lui vive l’ansia prepartita proprio come noi». 
Da sempre ha personalmente avuto un’attenzione particolare per settore giovanile e scuola calcio, ben oltre il ruolo di responsabilità che ricopre. Cosa si prova a veder crescere le giovani leve e i più piccoli con i propri colori e quali sono le prospettive per la nuova stagione?
Non facile come forse potrebbe sembrare. Seguire ragazzi non molto più piccoli di me, è impegnativo. Vivi praticamente la loro fase di crescita più delicata in tutto, ma nonostante ciò regalano molte emozioni. Quest’anno cercheremo di percorrere lo stesso percorso della stagione passata, magari aggiungendo qualche traguardo».
Dal Lei passiamo al tu considerato il tenore delle domande. Nel mondo del calcio a 5 ti definiscono “Lady futsal”. Come invece vieni “etichettata” dagli amici con cui hai a che fare nel tuo quotidiano? Chi te l’ha affibbiato e come mai? 
«Nel corso di interviste precedenti, mi hanno definito in vari modi: “Lady futsal”, “Lady Scatigna” o “Lady Martina”, tutti appellativi molto simpatici. Fortunatamente non ho “etichetta”. Tra le persone con cui trascorro più tempo c’è Angelo Fumarola che molto spesso si diverte a ideare monologhi con domande e risposte che simulano il mio modo di pensare ed esprimermi. “Grazie ‘ratto’ (così come lo chiamo io), grazie per riuscire a sopportarmi”».
Con quali aggettivi ti definiresti?
«Mi metti in difficoltà (pensierosa, ndr). Mia madre dice che sono permalosa, disordinata, altruista, ma soprattutto troppo buona».
In cosa credi di esser maggiormente cresciuta negli ultimi anni con le responsabilità del tuo ruolo hanno “imposto”?
«In tutto. Sono cresciuta affrontando le varie situazioni che si sono presentate, cercando di mantenere un equilibrio».
Il tuo sogno nel cassetto.
«Voglio realizzarmi nel mondo del lavoro, è il mio unico progetto».
Nel ringraziarti per la consueta disponibilità, a chi vorresti rivolgere un particolare ringraziamento?
«Sicuramente a tutti i miei collaboratori, ma in particolare alla mia segretaria nonché mia migliore amica Mary: mi aiuta sempre in tutto. Lei è molto paziente e comprensiva e vorrei dirle che a causa della mia freddezza non sono mai riuscita a dire e a dimostrarle quanto le voglio bene».
In chiusura, c’è un qualcosa che vorresti dire al papà-presidente Cosimo Scatigna e che non hai detto ancora?
«Per me lui è il migliore in tutto. È lui il mio esempio nella vita, è lui a farmi crescere sotto tutti i punti di vista. Cosa non ho detto ancora? Che lo amo da impazzire, ed è il papà che qualsiasi figlia potrebbe mai sognare di avere».
 


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