La grazia di una gazzella, il passo felpato di un ghepardo e la forza di un lottatore sono le tre caratteristiche necessarie per salire su un palco e dare il meglio di sé. Parola di ballerino
Duri allenamenti, stressanti viaggi in auto per spostarsi da una location all’altra, tensione prima di ogni spettacolo, stanchezza. Nella vita di un ballerino c’è tutto questo e forse molto altro ancora. È un lavoro, anzi un’arte, che ha bisogno di ogni fibra del proprio essere. O ci sei al 100% o è meglio cambiare direzione. Può essere difficile, a volte, seguire i propri sogni. Ma quando, nonostante tutti i sacrifici e tutte le fatiche, a prevalere sono le gioie e le soddisfazioni, allora non si può fare a meno di capire che quella, proprio quella, è la strada giusta per noi. Trovare la propria dimensione, avere la consapevolezza di fare esattamente ciò che avremmo sempre desiderato di fare è una grandissima conquista, e Alessandro Basta, giovanissimo ballerino martinese, ce lo conferma raccontandoci il suo percorso, nato così, per caso, e le sue vittorie.
Quando hai iniziato a studiare danza? E come mai?
«Ho cominciato questo lungo percorso chiamato danza all’età di quattordici anni, per puro caso. Un mio amico era iscritto a un corso di ballo, e mi spinse ad assistere a una lezione di salsa all’interno della struttura che frequentava. Ero un po’ scettico all’inizio. Certo, ballare mi piaceva e fin da piccolo mi aveva sempre affascinato, ma non avrei mai pensato che quel “mondo” potesse fare per me. Ricordo ogni singola sensazione di quella sera. L’imbarazzo iniziale, i sorrisi della gente tra allievi e insegnanti, i profumi, i colori, le voci provenienti dalle sale, tutto come se fosse stato solo ieri. Finalmente entrai in sala, un’enorme stanza allestita con specchi e parquet. L’insegnante mi mise subito a mio agio, facendomi accomodare in un angolo della sala a osservare la lezione. A un certo punto mi propose di alzarmi e provare, vista l’assenza di una figura maschile, e io accettai senza troppi complimenti. Di ritorno da quella lezione, arrivato a casa, riprovavo in continuazione quei pochi passi imparati e capii che dentro di me si era accesa quella passione che ancora oggi scorre nelle mie vene».
E proprio in quel momento è iniziato il tuo percorso alla Mariposa del Caribe.
«La Mariposa del Caribe è una realtà che ancora oggi porto nel cuore, poiché parte di quello che sono oggi lo devo sicuramente a ciò che è stato il mio percorso artistico al suo interno. Ho cominciato come allievo, più precisamente con le danze caraibiche, con il maestro Antani Colucci, a cui devo tanto, e successivamente ho avuto modo di studiare con maestri di fama internazionale, come Esmil Felix DiazArabolla e tanti altri nomi importanti nel mondo caraibico, intraprendendo un vero e proprio percorso accademico e specializzandomi nelle discipline inerenti alla cultura Afro-cubana (Salsa Cubana, Rumba cubana, Son, Afro, Reggaeton, ecc.). Ma la mia fame di sapere e la voglia di studiare hanno avuto il sopravvento e così ho intrapreso subito dopo gli studi delle danze urbane (Hip Hop) e Modern Jazz. Successivamente all’età di sedici anni ho cominciato a tenere i miei primi corsi da insegnante. È stata un’emozione unica, e da li ha avuto inizio un percorso ricco di soddisfazioni. Negli anni successivi sono arrivate richieste di lavoro da diverse scuole di ballo della Puglia (Locorotondo, Noci, Triggiano, Massafra, Mottola, Monopoli, Martina Franca). Ma la Mariposa non è stata l’unica struttura che ha contribuito alla mia formazione. Infatti la collaborazione con una scuola di Musical di Fasano, per uno spettacolo sulla storia di “ Romeo e Giulietta”, ha fatto sì che io mi avvicinassi a un altro mondo, permettendomi di allargare i miei orizzonti, conoscere insegnanti davvero validi,che mi hanno permesso di crescere ancora di più come ballerino, e avvicinarmi a discipline nuove come il TipTap, il Canto e la Recitazione».
Quando hai scelto di andare via da Martina Franca? E perché?
«Sono andato via da Martina Franca per trasferirmi definitivamente a Milano a settembre del 2012. Diciamo che ci sono state alcune esperienze significative nel mio percorso, che mi hanno portato a comprendere che la realtà martinese mi stava alquanto stretta. Prima fra tutte è stata l’ingresso in due delle compagnie di ballo più rinomate nel mondo caraibico, L’Ahinamà Dance Company del maestro ArnayFerreiro a Portici (NA) nel 2010,e la compagnia ANSIMA PROD BALLET del maestro Marco Ferrigno a Milano nel 2012 . Lavorare in contesti professionali ha aperto le mie visioni e allargato le mie prospettive. Sempre nel 2012 mi è stata assegnata una borsa di studio per una delle più importanti accademie di Musical in Italia e questo mi ha spinto definitivamente a lasciare il mio paese per intraprendere un nuovo percorso professionale e artistico. Anche se a malincuore ho dovuto lasciare familiari, amici e allievi. In cuor mio sapevo che era la cosa giusta da fare per me e per il mio futuro, e senza nemmeno rendermi conto di quanto stesse succedendo, mi sono ritrovato con le mie valigie su un aereo, con lo sguardo fisso sull’orizzonte».
Hai detto di aver già insegnato danza, nonostante la tua giovanissima età. Dev’essere una bella soddisfazione aver raggiunto un così importante traguardo.
«Sì, attualmente insegno discipline come Hip Hop, Reggaeton, Salsa Cubana, Rumba, Son e Afro. Come ho già scritto prima, nonostante la mia giovane età, è il mio lavoro ormai da un po’ di anni… sette per la precisione, negli ultimi due sono presente in diverse scuole di ballo della Lombardia.Come tutti i lavori, comporta sicuramente tanta responsabilità, impegno, dedizione, ma allo stesso tempo regala altrettante soddisfazioni, che possono essere date dai progressi di un allievo, da un suo riconoscimento, da un “Grazie Maestro”, oppure semplicemente dall’osservare i miei studenti che ballano su un palco mentre esprimono i loro pensieri, le loro emozioni, la loro grinta e la loro energia attraverso ciò che io ho insegnato loro. Amo il mio lavoro di insegnante, ma a essere sincero amo ancor di più fare il ballerino. Poiché credo che chi insegna danza senza avere mai veramente fatto il ballerino, è come un allenatore che allena una squadra di calcio, senza aver mai calciato prima una palla».
So che hai partecipato a numerosi concorsi. Quali sono stati quelli più significativi per te?
«Ho partecipato a diverse competizioni. Tante sconfitte ma anche tante vittorie. Nel 2009 e nel 2010 sono stato vincitore del campionato regionale di Puglia e Basilicata mentre nel 2012 vincitore del campionato Nazionale Italiano della Federazione “Federcaribe”. Inoltre ho vinto anche altre competizioni, tra cui il Trofeo Salsitaly nel 2011 e alcuni premi e borse di studio in altri contesti».
Prima o durante un’esibizione, qual è il momento che preferisci?
«Bella domanda! A essere sincero non saprei scegliere. È bello vivere tutti i momenti di una performance. Prima di uno spettacolo c’è sempre la famosissima ansia da prestazione, che colpisce anche il più esperto e preparato ballerino. Quell’ansia che ti spinge a dare il massimo, che ti accompagna fino al tuo ingresso sul palco, quando prendi confidenza con il tipo di pavimento e guardi negli occhi il pubblico fino al primo istante di musica. Poi durante l’esibizione tutto svanisce e ci sei solo tu, con la concentrazione di un guerriero, con il tuo corpo che danza, la musica che risuona nell’aria, il pubblico che ti applaude e che ti dà la forza per essere più di quello che sei. Al termine della performance ti godi gli applausi, le urla del pubblico che è lì per te, tutta la tensione va via e comprendi che quello che hai fatto lo rifaresti cento altre volte ancora, che quello è il tuo posto e che non lo cambieresti per nulla al mondo».
E qual è, invece, l’aspetto più duro del tuo lavoro?
«Come dicevo prima attualmente lavoro in parecchie strutture della Lombardia e uno degli aspetti più duri è sicuramente il dover viaggiare in macchina da una parte all’altra della regione in una stessa giornata. Ogni giorno devo fare i conti con la fatica fisica viste le numerosissime ore di lezione, di prove e di spettacolo. Inoltre lavorando anche nei weekend, tra stage e spettacoli, non ho idea di cosa significhi avere del tempo libero».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Il mio sogno del cassetto?!? Quando ero ragazzino desideravo essere ciò che sono oggi. Desideravo fare della danza il mio lavoro. Oggi voglio semplicemente continuare su questa strada, studiare, migliorarmi, vivere questa mia passione e realizzare i progetti sui quali sto lavorando. Voglio girare il mondo, ballare e magari in futuro aprire anch’io una scuola di danza con la mia compagna di vita, anche lei insegnante e ballerina di Modern Jazz».
Se non avessi fatto il ballerino, riesci a immaginarti in un’altra veste?
«Assolutamente no! Sono dell’opinione che ognuno di noi nasce con un talento, un’attitudine, una propensione artistica, e io credo di aver trovato la mia. Non cambierei mai e poi mai quel che faccio, nonostante i sacrifici che comporta».
Quali sono i tuoi prossimi impegni?
«Beh, tanti sono i progetti e le ambizioni future. Da un anno a questa parte faccio parte di una compagnia di ballo che si chiama “Guaperia”, con i miei compagni Kenzo Tumminelli, Daniele Bonacasa, Alice Riolo e Chiara Battola. Con i nostri spettacoli abbiamo cavalcato i palcoscenici dei più importanti locali latini del nord-Italia e da un paio di settimane abbiamo presentato il nostro ultimo show, coreografato da me e Kenzo, che sta avendo un enorme riscontro tra il pubblico e con il quale a breve gireremo i locali e i congressi Latini, Nazionali e Internazionali … e vi anticipo che saremo presenti anche in alcuni locali pugliesi! Momentaneamente io e la mia compagna Rossella Margutti collaboriamo con un parco acquatico all’interno del quale ci occupiamo, durante la stagione estiva, di animazione per adulti e bambini, inoltre sempre all’interno dello stesso ci occupiamo degli spettacoli dove quest’anno sono il protagonista, interpretando il Capitan Jack Sparrow, personaggio del film “Pirati dei Caraibi”. Da ottobre dell’anno scorso frequento un’accademia professionale di danze Urbane , “Modulo Factory” dove studio i diversi stili dell’Hip Hop , dal Popping al Locking, all’House Dance, e dove l’anno prossimo conseguirò al diploma. Inoltre da settembre darò inizio a nuove collaborazioni con altre scuole e strutture della Lombardia, oltre a quelle con cui già collaboro. Darò il massimo per i miei allievi, sperando di riuscire a trasmettere loro, anche quest’anno, la voglia di imparare e di migliorarsi. Un anno accademico meraviglioso e ricco di soddisfazioni è appena passato, e spero che quello che verrà da settembre sia ancora meglio. Approfitto per ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto, in primis la mia famiglia, Rossella e la sua famiglia, i miei amici, i miei allievi del sud Italia e i miei allievi attuali, i miei insegnanti ( perché come dico sempre, la mia fortuna più grande è stata trovare gli insegnanti giusti) , e grazie a voi di Extra Magazine per questa
intervista .