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Josè Conserva/Emozioni in ballo

Pubblicato da: Categoria: COVER

5
FEB
2016
Camaleontico, in grado di raccogliere le sfide che la vita gli ha lanciato e di riuscire a cogliere anche nelle sconfitte gli insegnamenti per crescere artisticamente. Intervista al ballerino (ma è anche tanto altro) che ha fatto della sua passione una ragione di vita
 
“È veramente buono battersi con persuasione, 
abbracciare la vita e vivere con passione, 
perdere con classe e vincere osando, 
perché il mondo appartiene a chi osa! 
La Vita è troppo bella per essere insignificante!” 
(Charlie Chaplin)
 
L’insegnamento del poliedrico Charlie Chaplin è profondo e dovrebbe essere seguito da tutti. Abbracciare la vita, vivere con passione, saper perdere e osare… uno schema da seguire per dar significato alla propria esistenza per viverla con leggerezza che non è superficialità, come indicava Calvino, ma affrontare tutto senza macigni sul cuore. Ho scelto Chaplin, oltre per il valore del suo insegnamento, perché il protagonista delle pagine di Extra Magazine di questa settimana è come lui: camaleontico, in grado di raccogliere sfide nel corso della sua vita, riuscendo a cogliere anche nelle sconfitte gli insegnamenti per crescere e diventare ancora più preparato e maturo. Parlo di Giuseppe Conserva, per tutti José, che ha fatto della sua passione per il ballo la sua ragione di vita. Nel corso degli anni, il fresco trentaquattrenne (ieri il suo genetliaco), si è misurato in più contesti che lo hanno reso artista (anche se non sente sua questa definizione) completo: ballerino, insegnante, speaker radiofonico, animatore, attore e chi più ne ha più ne metta. Siamo andati nella sua Barrio Caliente (all’ingresso di Martina Franca giungendo da Locorotondo) e di lì siamo andati a ripercorrere le tappe della sua formazione e i progetti che ha in serbo (sono in italiano, tranquilli) per il futuro. Buona lettura.
Dunque Josè, cos’è –scusate il gioco di parole- per te il ballo?
«Al momento il ballo è tutto. Ho iniziato da quando avevo sei anni e adesso ne ho trentacinque, quindi è la mia vita. Da una passione, il ballo è diventato il mio lavoro. Ad oggi, tutto gira intorno al ballo».
Come ti sei avvicinato a questo mondo?
«Mi sono avvicinato da piccolissimo. Mia zia gestiva una palestra a Martina (Gym8, ndr) e lei insegnava danza moderna, danza classica, aerobica e mi sono avvicinato grazie a lei al ballo.  Infatti, i primi passi che ho mosso sono stati di danza moderna e classica. Avevo sei anni e già dopo il primo anno di corsi iniziavo a ballare Michael Jackson, i primi saggi. Non ho più smesso, anzi di lì ho iniziato a esplorare più generi: dal caraibico all’hip hop».
Un episodio raro se consideriamo che la maggioranza dei più piccoli venivano iscritti a una scuola calcio, così come accade ancora adesso.
«In realtà ho avuto anch’io la mia “pausa di riflessione”, definiamola così, dal ballo e per un periodo ho seguito le orme di mio padre che allenava. Ma dopo poco, ho capito che erano altri i “passi” che volevo fare».
Quando ti sei convinto che non era una semplice passione ma che sarebbe potuta diventare una vera e propria professione?
«Avevo terminato gli studi come perito industriale e stavo decidendo di iscrivermi a giurisprudenza, ma alla fine ho deciso di seguire altre “leggi” in forza del fatto che lo studio non è che fosse la mia più grande virtù. Decisi di diventare carabiniere passando per l’anno di leva che è stato un periodo di riflessione oltre che di formazione. Durante l’anno di leva comunque continuavo a partecipare a corsi, a insegnare e a prendere parte a gare di ballo. Al termine di questo periodo mi sono ritrovato a un bivio che mi poneva di fronte due possibili strade da percorrere: l’arma dei carabinieri o il ballo. Cosa ho scelto secondo voi?!».
Se non il maestro di ballo, cosa ti sarebbe piaciuto diventare nella vita?
«Da piccolo sognavo di diventare un attore, passione che adesso sto coltivando seguendo seminari di recitazione e lezioni private del maestro Di Ciaula, mettendomi alla prova nei vari show che la Barrio Caliente propone e con piccole comparse in cortometraggi o film che vengono girati da queste parti».
Con quale bagaglio di esperienze hai deciso nel 2004 di dar vita alla scuola di ballo “Barrio Caliente”?
«Ho insegnato per tre anni presso l’Eclipse di Martina, occasione per iniziare e creare la mia prima rete di contatti. Di grande importanza la mia esperienza con il gruppo internazionale “Ciquito & Dominican Power” che mi ha dato la possibilità di crescere e instaurare rapporti d’amicizia solidi. Poi la crescita come scuola dopo il dilagante successo degli Aventura che hanno esportato e reso contagiosa la bachata causa del boom di iscritti. Dall’essere di “nicchia”, il movimento dei ballerini caraibici è cresciuto a dismisura. La Barrio Caliente è la prima scuola di danze caraibiche nata a Martina Franca, la novità rispetto agli altri movimenti che si sviluppavano poggiandosi a palestre».
Adesso dopo undici anni la Barrio Caliente è una realtà molto ben consolidata. Quali sono i segreti del successo?
«Forza di volontà, il grande impegno e la voglia di centrare i propri sogni. Ho avuto la fortuna di avere accanto a me persone che hanno creduto quanto me in questo “sogno”. Una crescita collettiva come famiglia e non come nel semplice rapporto titolare-collaboratori. Senza sostegno reciproco non si arriva da nessuna parte: questa è la mia convinzione».
Da questa “famiglia” è nato il “Grupo Caliente”.
«Un progetto nato anni fa. Un gruppo non strettamente legato alla scuola, bensì alla condivisione di idee e la voglia di esportare per congressi, locali e gare il nostro modo di interpretare il ballo. Fanno parte del gruppo Federico Ancona, Rosaria Aprile, Fabiana Nardelli, Adriano Carbotti, Giovanni Carbotti, Ilaria Lerario, Fabiana Ancona e Desara Matija».
Ma la Barrio Caliente ha ancora margini di crescita non indifferenti, basti pensare all’interessante e ampio ventaglio di corsi proposti periodicamente.
«Cerchiamo di proporre attività che non sono solamente legate al mondo caraibico. L’obiettivo è quello aprire la visione su più generi (e non solo riguardanti il ballo): kizomba, breakdance, Popping e locking (con Tony Lacarbonara), hip hop (con Rosaria Aprile), afro (con Aida Sanchez), recitazione (con Clarizio Di Ciaula), yoga (con Titti Conserva) e tanti altri».
Hai avuto modo negli ultimi anni di misurarti in contesti diversi dall’insegnamento. Mi riferisco all’animazione in serate danzanti come “voce”, come speaker in diversi format radiofonici, presentatore di piccoli gradi eventi. Josè, sbaglio nel dire che la tua forza di volontà e impegno ti hanno fatto diventare un artista a 360°?
«Molti mi definiscono artista. Io la considero “pesante” come parola. Sicuramente pratico un’arte di riferimento e cerco di seguirla e coltivarla al meglio. Ho la possibilità di curare diverse collaborazioni per l’organizzazione di serate latine con locali della provincia come “Le Caveau”, il “Facola Fun” e il “Caffè Nenè”, l’occasione di condurre e cocondurre format radiofonici su Puntoradio, mi riferisco al mio “Barrio latino” e “Rumbabeat” che conduco in coppia con l’amico Luca Stasi. Sempre con Luca ci sono in piedi progetti che vanno oltre la radio e che riguardano l’organizzazione di matrimoni ed eventi da proporre periodicamente. Oltre tutto questo sono Operatore Reiki, istruttore di Zumba, Clowndottore. Credetemi, non è facile far conciliare tutti gli impegni ma è questa la vita che ho scelto».
Hai tatuaggi? Cosa indicano?
«La domanda dovrebbe essere: hai spazi liberi sul corpo? (ridendo, ndr). Ne ho tanti, una buona parte del mio corpo è tatuata. Alcuni segnano tappe fondamentali della mia vita, altri richiamano personaggi a me vicini».
Come piace trascorrere il proprio tempo libero a uno che di tempo libero non ne ha?
«Lo trascorro con gli amici, partite di calcetto o uscendo in bici, oltre alla mia passione per il cinema. La maggior parte del mio tempo libero resta dedicata a mio figlio».
Ma se tuo figlio decidesse di seguire le orme paterne, lo asseconderesti?
«Quando era piccolo fantasticavo sulle sue possibili scelte e magari avvicinarlo a questo mondo, col tempo ho deciso di lasciarlo libero di seguire le proprie naturali inclinazioni. Lui ha provato hip hop, mentre al momento sembra non essere interessato al caraibico. Preferisce altre attività come il basket».
Ultima vacanza?
«Purtroppo risalgono a tempo fa. Sono stato quattro volte a Cuba, sono stato a Sharm. Spero di andare presto in Thailandia».
Ultimo libro letto?  
«Mi sono iscritto a un corso di Consueling filo energetico, pertanto le mie letture riguardano la psicologia, la formazione. Letture molto introspettive».
Dove ti vedi tra dieci anni?
«Sicuramente non potrò ballare come adesso (ridendo, ndr). Mi vedo a gestire la Barrio Caliente, più in veste di coordinatore che come ballerino. Ovviamente continuerò a studiare recitazione e tutte le attività che attualmente riempiono il mio tempo».
Quali sono i sogni nel cassetto che hai ancora da realizzare?
«Ne ho ancora tantissimi. Mi piacerebbe condurre un programma radiofonico in una radio nazionale e partecipare a qualche film».
Vogliamo ricordare i contatti per conoscere il mondo Barrio Caliente e tutto ciò che è nella sua orbita?
«I nostri contatti sono ovunque, dai social network alla pubblicità delle diverse serate a cui partecipo come singolo o come gruppo. Su Facebook cliccate “Scuola di ballo Barrio Caliente”, “Grupo Caliente”, “Rumbabeat” e vi si aprirà un mondo, o più d’uno!».
Concludendo questa bella chiacchierata, a chi ti senti di rivolgere un particolare ringraziamento prima di salutare i lettori di Extra Magazine?
«Vorrei ringraziare lo staff completo del Barrio Caliente che comprende i ragazzi del “Grupo Caliente” e gli insegnanti già citati, Alessandra Olivieri, Palma Mola, Stefania Di Munno e tutti gli allievi della scuola. In conclusione, mi sento di ringraziare il direttore di Puntoradio Peppino Casavola e il direttore di Extra Magazine Rosa Colucci».
 


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