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Angelo Inglese/Il principe e la camicia

Pubblicato da: Categoria: COVER

28
APR
2016
Esponente del miglior Made in Italy, è il titolare di un'azienda i cui prodotti sono ricercatissimi dai vip di tutto il mondo. Dall'Europa al Giappone, le sue camicie hanno conquistato i più bei nomi del jet set internazionale, anche un certo William
 
Ginosa, a pochi chilometri da Taranto, è famosa per le sue gravine, per le sue masserie di allevatori di cavalli e di bovini, per la presenza dell’importante Centro di Geodesia Spaziale-Telespazio e anche per la nota “Passione Vivente”. E’, altresì, nota per aver dato asilo a Pitagora. Pochi ricorderanno che in questa cittadina, a cavallo di tre provincie, Bari, Taranto e Matera, nel 1964 Pasolini scelse di ambientare il film “Il Vangelo secondo Matteo”.
Oggi Ginosa fa ancora parlare di sé per la presenza della sartoria più famosa nel Regno Unito (ma non solo…) che di nome fa, guarda caso, Inglese.
Decidiamo di conoscere il “maestro” camiciaio che ha portato in questo piccolo centro molti vip, registi, politici e principi innamorati del suo stile unico e ricercato.
Angelo Inglese, 42 anni, ci accoglie nel negozio situato proprio nella piazza principale del paese. Ci sorprende subito la luce che emanano i suoi occhi quando ci parla del suo lavoro.
“L’azienda nasce nel 1955, abbiamo festeggiato quindi da pochi mesi il sessantesimo anno di vita – ci dice Inglese. – Già mia nonna Annunziata realizzava camicie. Poi anche i miei zii sono diventati sarti e sono entrati in azienda. Mio padre, invece, ha iniziato a occuparsi delle vendite. L’azienda ha subìto numerose metamorfosi legate ai momenti storici vissuti. Negli ultimi tempi di gestione da parte dei miei parenti ci si limitava alla vendita di capi finiti: negli anni ‘70 e ‘80 gli apprendisti erano stati assorbiti dalle grandi industrie come l’Ilva, mancavano gli artigiani per cui l’attività sartoriale era cessata. Poi 15 anni fa la mia scelta: ho deciso di rilevare l’intera azienda e darle una nuova vita. Ho studiato e mi sono formato nel settore delle vendite, allontanandomi anche da casa, ma in cuor mio ho sempre saputo di voler lavorare nell’azienda di famiglia per continuare il lavoro iniziato dai miei genitori”.
“Ho rilevato tutta l’attività in un momento in cui in Italia la grande industria ancora funzionava. –continua.  - Chi mi ha venduto le prime macchine da lavoro mi considerava un incosciente. In Puglia le sartorie lavoravano per conto terzi, per grandi aziende e griffe internazionali. Io ambivo invece a far apprezzare il prodotto tradizionale fatto a mano a un’utenza internazionale”. 
“Non è stato affatto semplice.  – riprende Inglese. -  Ho iniziato a inviare immagini e video dei miei prodotti agli acquirenti di tutto il mondo. Soprattutto ho avuto l’intuizione di guardare nel momento giusto ai paesi asiatici. Il Giappone si è rilevato da subito un terreno fertile per il mio tipo di prodotto: è un mercato in cui l’artigianalità e la qualità del made in Italy sono da sempre ricercati e apprezzati. E’ stato un trampolino di lancio internazionale, sono arrivato in poco tempo a vestire le più alte cariche dello stato giapponese, le persone più famose e, quindi, a far conoscere il mio lavoro nel mondo”.
Proprio grazie all´ex primo ministro giapponese Yukio Hatoyama si deve il primo vero boom di notorietà di Angelo Inglese.  “Si presentò in pubblico con una camicia che venne definita “shock”, a quadretti multicolor. Saltò fuori il mio nome, non so come, ma quella camicia non era la mia”. Questo incidente involontario gli ha portato, però, molta fortuna.
La sua fama è stata, però, definitivamente consacrata quando il principe William d´Inghilterra gli ha affidato il compito di disegnare la camicia del matrimonio con Kate Middleton il 29 aprile 2011. Il nipote della Regina Elisabetta II ha conosciuto lo stilista grazie ad alcuni capi ricevuti in regalo da amici in vacanza sulla costa tarantina. Il principe si innamora dello stile di questo sarto italiano e da qui partono subito i contatti con la sartoria. La camicia indossata durante il grande evento, di cui una copia è oggi orgogliosamente esposta in una vetrina del suo negozio, è frutto della scelta tra 8 prototipi, ridotti poi a 4, a 2 e poi alla scelta definitiva di quella che è diventata per molto tempo la camicia più conosciuta e più desiderata dai britannici.
Ma lo stile Inglese conquista, nel frattempo, anche altri nomi noti come il magnate messicano Carlos Slim, l’uomo più ricco del mondo, e le case reali del Belgio e della Norvegia oltre che attori (Checco Zalone ha indossato una sua camicia nel suo ultimo film “Quo vado”) e manager internazionali. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha indossato spesso in occasioni pubbliche e private capi firmati Inglese esaltandone la qualità e l’originalità.
L’azienda del maestro Angelo è composta da una decina di collaboratori, tutti formati sul campo (oltre alla collaborazione della moglie Grazia, della madre e della sorella) che tengono fronte a una produzione artigianale di 4.000 camicie all´anno, di cui 1.500 per il top della gamma.
Per la realizzazione delle camicie si utilizzano solo cotoni svizzeri, tessuti pregiati come il popeline, la canapa, l’ortica, il denim e la seta. Le migliori drapperie inglesi e biellesi sono invece utilizzati per gli abiti.
Numerosi sono, poi, gli accessori che completano lo stile Inglese: le cravatte a dieci pieghe, le sciarpe, i gemelli in maiolica di Laterza, i fazzoletti da taschino orlati a mano, i braccialetti anch’essi esclusivamente orlati a mano, le giacche a “mappina” (senza fodera, destrutturate, con la tecnica sartoriale di un tempo, quando si realizzavano dagli scampoli di tessuto assemblati a mano) e l’ormai famosissimo fiore all’occhiello (ornamento ricamato a  mano su giacche e camicie che la nonna di Inglese realizzava ad uncinetto, durante la stagione invernale, quando non vi era possibile reperire un fiore fresco).
Un  discorso a parte merita il profumo “Acqua di Ginosa”, novità presentata tre anni fa.
Creato con le essenze della macchia mediterranea ginosina (menta selvatica, cappero e gelsomino selvatico), il profumo era nato con l’intento di conferire un odore gradevole ai tessuti che poi sarebbero stati utilizzati per creare le camicie. Ma l’essenza viene ben presto richiesta anche come profumo personale (nel frattempo si è arricchita anche delle varianti con fico selvatico e fiore di cotone) e oggi viene distribuita, oltre che nel suo atelier, anche in tutte le profumerie più esclusive nella sua originale confezione in cartone riciclato.
Oggi l´artigiano pugliese è corteggiato da mezzo mondo. Gli hanno offerto cifre da favola per vendere il suo marchio o per trasferire da un´altra parte il suo talento. Lui però non vuole lasciare Ginosa, anzi ha acquistato un palazzo quattrocentesco, antica dimora di un arciprete, affacciata sulla gravina di Ginosa, che diventerà la sede della sua nuova sartoria, provvista di atelier, zona benessere e foresteria per accogliere i clienti. Un posto in cui possano vivere la storia e la cultura della sua terra.
Il palazzo ha subito dei danni dopo l’alluvione del 2013 e i lavori si sono momentaneamente interrotti. Ma lui non demorde: si stringe nelle spalle e dice: “È cominciato tutto a Ginosa ed è qui che deve continuare”.
E’ quello di Angelo Inglese un  esempio da seguire per una serie di motivi. Il principale è che l’artigianato serio premia sempre. L’altro è che Inglese si è dimostrato figlio legato alla propria terra non soltanto proponendo un capo artigianale di comune uso come la camicia, ma realizzando attorno ad essa una serie di sinergie artigianali che hanno finito per mettere insieme cultura, storia e profumi della propria terra.
 


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