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La scusa regina

Pubblicato da: Categoria: GLAMOUR

25
FEB
2016
La discografia in tema di amanti ha visto aggiungersi un’altra perla in quest’ultimo Sanremo. Da “Tanta voglia di lei” a “Un giorno mi dirai”, ecco come gli uomini mettono in musica la loro cronica mancanza di responsabilità
 
Se l’amore ‘lecito’ ha una sua discografia sterminata e dunque ogni storia d’amore può avere la propria canzone, non si può dire altrettanto per la disgraziata categoria delle ‘amanti innamorate e comprensive’. La compilation delle canzoni sul tema ‘amanti e dintorni’ è piuttosto esigua e forse questo potrebbe anche essere un bene, perché ad ascoltarle in sequenza non è detto che si arrivi in fondo senza meditare un gesto estremo. Si parte con un grande classico che, nonostante sia in circolazione dal 1971, resta uno dei più irritanti: “Tanta voglia di lei” dei Pooh. Sinossi: il mattino dopo, un uomo pensa che sia poco elegante andarsene alla chetichella dalla casa della donna con la quale ha trascorso tutta la notte e, da esempio di correttezza qual è, sveglia apposta l’amante per dirle che gli è venuta voglia della moglie. Invece che usare le lenzuola per morderle in silenzio e incassare con dignità il colpo, consigliato l’uso per strangolarcelo. L’uomo in questione dev’essere indubbiamente della stessa specie di quelli di due altre canzoni cult, “29 settembre” e “Eppur mi sono scordato di te”. Sinossi: il primo sparisce per un giorno e una notte interi con un’altra, poi riappare al telefono e se la ride sotto ai baffi (parlo, rido e tu e tu non sai perché), l’altro si giustifica con la voglia di un tuffo dove l’acqua è più blu, dicendo in pratica che i consessi amorosi con la moglie/fidanzata sono invitanti come il mare di Fregene. D’agosto. Uomini da tenersi stretti, insomma e tutti affetti da improvvise amnesie fulminanti, da cui si riprendono solamente dopo un coito extra matrimoniale. Curioso, no? Tuttavia lo strazio degli strazi canori delle amanti  è “Minuetto”, canzone peraltro contenuta in un album dal titolo “Il giorno dopo”, e non aggiungo altro. Sinossi: lei è innamorata cotta, persa, fradicia. Lui la lascia appesa ogni sera, da anni. Lei invecchia sola, conscia che non avranno un futuro, ubriacandosi di malinconia (consigliato qualcosa di più forte, tipo la vodka) mentre lui Dio solo sa dove sia e quando riapparirà. Più che ‘maestro esperto’, lo definirei uno stronzo colossale. Certo non poteva mancare un brano sulle promesse rimandate e sono ancora i Pooh a infierire con “L’altra donna”. Sinossi: lui esordisce elegantemente dicendo che avrebbe preferito pagare l’albergo piuttosto che fare colazione con il caffè che lei ci tiene tanto a preparargli. Mentre lo tracanna, con il tatto di cui sopra le sciorina un breve promemoria, non sia mai che lei si metta strane idee in testa. Non abbiamo una nostra casa, non abbiamo una nostra vita, non mi lasciare mozziconi col rossetto in macchina né impronte (sui vetri, credo), ho una moglie e un figlio. Ognuno ha la sua vita e la mia non è con te. Poi ti chiedi perché nell’ultima strofa lei non lo colpisca con una padella. E se Biagio Antonacci con la sua “Stanza quasi rosa” prima e Francesco Renga con “Vivendo adesso” poi hanno tentato di ristabilire un po’ di decenza con testi sulla sofferenza condivisa, ecco che il Festival di Sanremo edizione 2016 lo sbancano gli Stadio con “Un giorno mi dirai”. E qui si cala l’asso nella manica di ogni amante consumato: come faccio? Io ho un figlio (che poi che il figlio abbia 25 anni o sia nato nel mentre della relazione extra coniugale è del tutto ininfluente). E la sinossi è da manuale: grazie figlia mia per questa scusa regina, se no mi toccava prendermi una responsabilità. 
 


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