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Quanto cara si paga la fragilità

Pubblicato da: Categoria: GLAMOUR

1
GIU
2016
“La pazza gioia” di Virzì è un film che fa riflettere, ridere e commuovere. Munitevi di fazzoletti e preparatevi a credere che le cose si possano sempre cambiare
Quando hanno riacceso le luci nella sala del cinema mi sono accorta che non ero l’unica a tenere in mano un fazzoletto umido di lacrime. Apertamente commosse le donne, con i lucciconi a malapena trattenuti gli uomini. “La pazza gioia” di Virzì è un film in cui si piange, e parecchio. E si pensa a quanto cara si paghi la fragilità e alla pericolosa facilità con cui può essere scambiata per irrecuperabile follia.  A quanto sia determinate incontrare persone giuste e generose  – la dottoressa, il tassista, il medico del TSO, i genitori adottivi– che non si girano dall’altra parte e che non giustificano la mancanza di empatia e di umanità col dirsi di aver fatto solo il proprio lavoro o dovere. Si riflette sulla velocità con cui giudichiamo i fatti – la madre sbandata e snaturata che tenta di annegare portando con sé il figlioletto di pochi mesi –senza guardare oltre quel che appare. A quanto deve essere terribile pagare per tutta la vita un errore, di cui ci si chiede ogni giorno “Perché l’ho fatto?”. Mi sono venuti i brividi solo a pensarci. E si pensa a quanto sia pericoloso incrociare sulla propria strada fatta di solitudine affettiva certi uomini dall’egoismo rapace, che divora la tua dignità fino all’ultimo brandello. Soprattutto se il primo di questi è tuo padre, incapace perfino di lasciare intatta un’illusione costruita dalla mente per superare il dolore o che non ti appella mai per nome, ma come “la deficiente”. “Devi salvarti da te, bimba mia”, e se la partenza è questa, di chi mai si può sperare di innamorarsi se non di uomini altrettanto abietti e turpi, capaci di demolirti pezzo a pezzo fino a condurti all’insania?  “Credevo di impazzire”, pensate a quando lo avete detto perché non vedevate più nulla davanti a voi. Beh, qualcuna è più fragile e impazzisce sul serio. O muore di dolore. “La pazza gioia” è anche un film in cui si ride, e parecchio. Si ride dell’involontaria comicità con cui due amiche affrontano insieme colpi avversi che, se sole, le avrebbero distrutte. Si sorride complici delle piccole ma infallibili astuzie femminili. Si ride di quell’invincibile, ostinato e irrazionale ottimismo che è tutto femminile e fa rialzare una donna, sempre e nonostante tutto. E che le fa anche credere che le cose si possano sempre cambiare. Ci ricorda di quanto bella, schietta e indistruttibile può essere un’amicizia tra donne quando si ha la fortuna di trovarla. “Menomale che ci sei te.”, dice Donatella a Beatrice, che mai se lo è sentita dire in vita sua. “Io?”, risponde lei. “Te, te.”, chiosa l’altra stringendola in quello che forse è il suo primo abbraccio d’amore. Andate a vedere questo film, ne vale la (pazza) gioia.
 


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