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A Pitti Uomo / Addio dandy, ora piace il gangster

Pubblicato da: Categoria: GLAMOUR

18
GEN
2018

L'edizione 93 di Pitti Uomo ha chiuso il sipario con un'edizione da record: sfiorati i 25mila buyer  (oltre 600 in più rispetto a un anno fa), oltre 36.000 le presenze visitatori, accreditati quasi 3000 tra  giornalisti, fashion editor e influencer da tutto il mondo. Sotto la direzione creativa del lifestyler Sergio Colantuoni, la Fortezza da Basso è diventata un Film Festival, con gli stili da interpretare come generi diversi, dai thriller ai film d’avventura, d’azione e sportivi alle spy-stories. Mi sono messa comoda e mi sono goduta lo spettacolo.

Sullo 'schermo', o meglio nei vari padiglioni e nella vera passerella di Pitti che è lo spazio aperto centrale, impazzava il remake in abiti e accessori di “Gangs of  New York”, il film cult di Martin Scorsese del 2012. Cappelli, ma niente coltelli. La cruenta battaglia tra gangs che accendeva i giorni e le notti (e anche le spettatrici, diciamolo) del quartiere di Five Point a Pitti si giocava a colpi di baffi scolpiti e disinvolte fumate di pipa, panciotti e orologi alla catena su completi colorati a grandi quadri (come quelli in lana sfoderati e destrutturati di Tagliatore), cappotti con il collo di pelliccia e capispalla doppiopetto. Sempre in tema gangster – che pare stia seppellendo lo stile prettamente dandy, che ho visto un po' appannato dalle troppe repliche delle ultime edizioni – altre 'bande organizzate' si sono ispirate allo stile di un altro film cult, “The Untouchables” (Gli Intoccabili) di Brian De Palma, uscito nel 1987: in occhiali quadrati scuri, cappotti cammello e panama chiari alcuni, in coppola su blouson stretti in vita altri.
Sta tornando il maschio? Non direi, perché al cinema può capitare di vedere un brutto film, anche se forse qui siamo al genere horror (agli occhi delle signore, s'intende). Le sfilate dei guests designer dell'edizione – ovvero i giapponesi Undercover e Soloist –  ci presentano un uomo che, quando va bene, ispira una fluidità di genere tra materiali, tagli e colori, quando va meno bene si presenta come una sorta di samurai incappucciato sopravvissuto a una guerra post atomica, irrimediabilmente agender. A fine sfilata, rimane un monolite, forse un'anticipazione dell'effetto che potrebbero fare taluni outfit maschili – come la giacca a vento e gonna plissettata  –su una donna che non sia una votata anima, e soprattutto corpo, alla causa fashion. Comunque porto due buone notizie. Intanto dalla prossima stagione il maschio farà un uso moderato della pinzetta (magari è la volta che ve le restituiscono), data la morte certa e conclamata della sopracciglia ad ala di gabbiano. In soffitta anche la lampada abbronzante: niente più visi abbrustoliti dalle lampade abbronzanti. La pelle color “pollo passato al grill dopo la cottura in ventilato” è ormai d-é-m-o-d-é. Mentre si fa decisamente largo la tendenza athleisure, ovvero l'incontro tra lo sportswear e l'abbigliamento formale, con dettagli rubati all'armadio degli sport invernali. Attenzione, non ho detto che siete autorizzati a uscire in tuta! La jumpsuit sportiva è solo lo spunto per abiti dall'allure rilassata (l'uomo Cucinelli e l'uomo LUBIAM su tutti) che impiegano lana e cachemire tricot, flanelle laminate e jersey per giacche in maglia mono e doppio petto che strizzano l'occhio al vintage d'alta quota, oppure trasformano i capi in morbide armature, usando nuovi tessuti e molto nylon, anche melange. L'urban nature è l'altra tendenza forte, che unisce le istanze ecologiche (nel frattempo noi donne ci siamo già convertite senza resistenze alle eco-pellicce) all'eleganza tradizionale, traducendosi in tonalità autunnali che rievocano la cromia dei boschi e in tessuti ruvidi al tatto, come i blouson di lana o cotone, e materiali grezzi. Ora, sulla base di tali premesse e considerando che Norvegia e Finlandia erano le nazioni ospiti, nutrivo sane speranze di vedere sbucare da uno dei padiglioni un viril boscaiolo biondo in mutandoni di flanella ma niente... solo risvoltini degli (per me ancora troppi) pescatori urbani. Ho trovato invece appassionati (e alcuni appassionanti) gli artigiani, makers che mescolano nelle loro collezioni handmade tradizione e tecnologia, con un vintage che strizza l'occhio al futuro. A proposito di vintage, pronti per un tuffo negli anni '80? Tornano le iconiche felpe di Best Company by Olmes Carretti, presentate a Pitti in anteprima con la campagna di Oliviero Toscani, che fa da testimonial insieme ai figli e nipoti. Insomma tra cult di stagione, pellicole indipendenti e film blockbuster lo spettacolo del Pitti Live Movie non ha deluso: è stato il place-to-be della settimana. Appuntamento a giugno!

Credits: Pitti e Uffici stampa dei brand
 



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