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La tazza vegana/ Il bianco che uccide

Pubblicato da: Categoria: LA MIA TAZZA VEGANA

17
APR
2015
Sicuri che il latte faccia davvero bene? Salute a parte, i metodi di produzione sono crudeli e dolorosi: a farne le spese, mucche e vitellini
 
Quanto le strategie di marketing e campagne pubblicitarie martellanti inducono il consumatore a convincersi della genuinità e della necessità di certi alimenti? quanto l’impiego di testimonial, raccattati dal mondo dello spettacolo ci convincono che “beh, se lo usa lui, sarà buono!”.
A essere sotto i riflettori oggi è un alimento che da sempre è ritenuto essenziale alla crescita di qualsiasi bambino, fondamentale nella dieta di un adulto: il latte.
Nonostante in questi ultimi vent’anni la vendita di latte si sia abbassata velocemente, i venditori hanno tentato di invertire la rotta attraverso simpatiche canzoncine ridondanti stile “bevete più latte, il latte fa bene, il latte conviene”, o ancora pagando testimonial come l’attrice Sandrelli che fingendo di inciampare dalle scale, con malizioso sorriso, confida poi alle amiche che lei rinforza le sue ossa attraverso uno yogurt, e non per ultimo associando l’immagine del latte a stereotipi di belle donne e uomini atletici, come ha fatto la campagna pubblicitaria Got milk?  fotografando con le labbra sporche di latte Rihanna, Harrison Ford e David Beckham per indurre il consumatore a un maggiore consumo di latte.
In questo sconfinato mare troviamo due isole; una è l’isola felice chiamata pubblicità di cui sopra; l’altra, invece, è popolata da intolleranti al lattosio, da allergici, da persone con l’osteoporosi e con sindrome del colon irritabile, solo per citarne alcuni. Sebbene l’isola felice della pubblicità abbia adottato metodi persuasivi e manipolativi, la realtà è che il consumo di surrogati del latte vaccino, come latte di soia, di riso, yogurt vegetali hanno visto un’impennata nelle vendite. 
Dati scientifici dimostrano che il latte contiene sì calcio utile alle ossa, ma contiene anche proteine animali, acide, che per essere smaltite, consumano calcio. E’ un usuraio della peggiore specie perché il latte presta il calcio, ma ne consuma più di quello che dà. Paradossalmente, vari studi, tra i quali l'Harvard Nurses' Health Study, che ha seguito clinicamente oltre 75.000 donne per dodici anni, sostiene che il consumo di latticini aumenta il rischio di fratture (tratto da "Impariamo a mangiare sano con i cibi vegetali", SSNV).
Sul fronte etico e dello sfruttamento animale, invece, cosa accade?
Mi chiedo quanti siano a conoscenza di una direttiva comunitaria, recepita dal DPR n.54/1997, che stabilisce quante cellule somatiche, volgarmente “pus”, il latte possa contenere al suo interno (e parliamo di 400 milioni di cellule di pus in un litro di latte vaccino).
Le cellule somatiche passano nel latte a causa di un problema di cui soffrono molte mucche di allevamento, la mastite, ovvero un’infiammazione alle mammelle dovuta ad un eccessivo sfruttamento della mucca-macchina, la quale è ingravidata costantemente affinché possa produrre latte. Quindi cominciamo a sfatare il mito che la mucca produca latte sempre e comunque. Come un comune mammifero, donna compresa, produce latte solo se aspetta il suo vitellino per nutrirlo!
Purtroppo non è soltanto una questione di sfruttamento. Ma di uccisione. Perché é anche il consumo di latte implica, necessariamente, l'uccisione di animali.
I vitellini dopo 1-2 giorni di vita, vengono sottratti alla madre; se il vitellino è maschio non potrà vivere come mucca da latte e sarà direttamente portato al macello e a neanche 6 mesi di vita diventerà “cibo” (la fettina di vitellino, per intenderci); se è femmina diventerà mucca da latte, sfruttata circa 5 anni, per poi essere macellata a fine carriera.
Una domanda, la cui risposta è implicita nella domanda stessa mi pulsa nella testa: come mai l’isola felice delle pubblicità, delle campagne pubblicitarie e dei testimonial prostituiti ai meccanismi mediatici non parlano anche di tutto questo?  
 


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