Con la rabbia impotente e la voce strozzata dal pianto più di 300 calabresi e altre persone aggiunte in seguito provenienti da diversi paesi d’Italia, hanno gridato a gran voce:
“Uniti per Angelo”. Lui, il randagio bianco, dalla grande stazza e ingenuità, si è lasciato corrompere da qualche finta carezza per poi essere condotto atrocemente verso la morte.
I quattro ragazzini vigliacchi, dominati dalla cattiveria e dalla noia, evidentemente di quel caldo pomeriggio di luglio non sapevano cosa farne e così hanno deciso di “giocare” con Angelo, un cagnolone bianco e buono che si è avvicinato scodinzolando, felice di poter essere coccolato da mani umane, benevole; ciò che invece Angelo ha trovato è stato il dolore delle bastonate alla testa e l’impiccagione.
Angelo è stato ritrovato appeso ad un albero con una corda al collo. E i suoi assassini erano ragazzini crudeli, pericolosamente annoiati. Piccoli uomini capaci di fare del male ad un essere vivente, capaci di filmare tutta l’atroce scena con i loro cellulari e caricarla nel web.
Una folla indignata dalla notizia, si è mossa dalle loro case all’ urlo di “uniti per Angelo” e riversata a Sangineto, Cosenza, dove l’omicidio si è realizzato.
Chiamiamoli assassini e non teppistelli; i quattro criminali non hanno imbrattato un muro con le bombolette spray, hanno ucciso. E che sia essere animale o umano, non fa alcuna differenza.
Contro i quattro è stata lanciata una petizione online con l’intento di chiedere pene esemplari e che soprattutto siano esse applicate. Le leggi esistono, ci sono e vanno applicate.
“Non si venga a parlare di alibi sociologici o disagio giovanile” commenta Marco Bravi, Presidente del Consiglio Nazionale di ENPA. “L’azione è stata lucida, efferata e priva di pentimento, visto il compiacimento con cui è stata festeggiata dagli autori sui social network. Le facce dei protagonisti sono lo specchio di quella Società rurale degradata ed ignorante in cui ammazzare un animale è normale come picchiare la moglie e dove, per rivendicare una effimera importanza, bastano qualche click su Facebook, la foto con il taglio di capelli ispirato al calciatore e qualche accessorio di paccottiglia. Vogliamo credere che ci sia un’altra Calabria e chiediamo al Sindaco di Sangineto di dimostrarlo, costituendo il Comune come parte civile al processo penale che speriamo venga presto avviato e da cui emergano pene esemplari”.
La legge, in merito, stabilisce, per il reato di uccisione di animale, che: “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagioni la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”. E ancora, per maltrattamento di animale, che: “è punito chiunque con crudeltà o senza necessità, cagioni una lesione ad un animale, ovvero lo sottopone a sevizie, a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche, è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi, o con la multa da 500 a 30.000 euro”.
Angelo è stata vittima indifesa e per lui purtroppo non c’è più nulla da fare. Possiamo però combattere per una giustizia concreta, che punisca e che sia capace di ridare dignità e valore alla vita, anche di un animale.