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IL BIANCO E IL NERO/ "GIOCA A SCACCHI E CONOSCERAI LA LIBERTA´ " (C. Schwartz)

Pubblicato da: Categoria: SCACCHI

2
FEB
2017

“Gli scacchi sono un gioco assolutamente logico che ha le sue leggi generali; è possibile comprenderle o con l'intuito o con un durissimo lavoro.”
(G. Kasparov)


Sostengo sempre fermamente che la vita possa essere paragonata ad una lunga partita a Scacchi. Le sfide che si possono disputare sono tra le più disparate, però, ciò che differenzia un giocatore dall’altro non è il numero di partite vinte o perse, ossia il punteggio, ma il modo nel quale gioca, muove i pezzi sulla scacchiera e ne rispetta le regole.
Chi conosce anche solo i rudimenti del Nobil Gioco, con un po’ di attenzione, potrebbe essere in grado di riconoscere l’uomo con animo nobile, gentile e leale da quello prevaricatore, frustrato, inconcludente o codardo e sleale.
Questa personalissima convinzione, confermata da una nutrita schiera di scacchisti, mi induce ad affermare che esista qualcosa di profondo, di eterno, quasi di divino che si cela dietro le origini del gioco degli Scacchi. D’altronde nessuno conosce con esattezza chi lo abbia ideato. Attraverso la datazione con il 14C si sono potute delineare le varie fasi evolutive, ma non si riesce ancora ad identificare con precisione il secolo della nascita. Insomma un alone di mistero permea il Nobil Gioco.
Ovviamente relazionare gli Scacchi con il mondo della Giurisprudenza potrebbe sembrare una forzatura, invece ci renderemo ben presto conto che i principi e le regole che governano il Nobil Gioco si plasmano perfettamente su ogni disciplina, giacché gli Scacchi mimano la vita. E’ noto il detto secondo il quale il rispetto delle regole e delle leggi, paradossalmente, sia sinonimo di libertà, confermando quanto sostiene Schwartz, e questo semplicemente perché la VERITA’ RENDE LIBERI!
La battaglia che si combatte sulla scacchiera si delinea in tre fasi, così come l’esistenza e tutto ciò che intraprendiamo durante il suo corso. La prima consiste nell’apertura del gioco, prettamente teorica. Il giocatore che si avventura in una partita a Scacchi, dunque, deve essere molto ben preparato se vuole raggiungere sin dalle prime mosse una buona disposizione dei pezzi, che sia possibilmente migliore di quella dell’avversario. Se così non fosse sarebbe finito immediatamente sul campo. All’inizio, così come in tutti gli stadi del gioco, le regole sono ferree e devono essere osservate pedissequamente, sia grazie all’intuito che mediante un durissimo lavoro, come attesta Kasparov. Lo scotto da pagare sarebbe la sconfitta immediata!
A questo punto della vita, infatti, ognuno può scegliere due strade: quella della rettitudine, spesso difficile da seguire, o quella della disonestà, più appetibile, almeno in apparenza. Nella seconda ipotesi, qualora un individuo decida di commettere volontariamente un reato, ad esempio un omicidio o una truffa, deve conoscere perfettamente tutti i risvolti possibili della situazione; altrimenti l’avversario più preparato, nella fattispecie colui che indaga o il Giudice, lo smaschererebbe sin dal principio. Ad ogni modo il suo gioco nascerebbe “viziato”, per via della non osservazione delle regole.
La seconda fase è il mediogioco, dove abilità tattiche e strategiche si esprimono nella propria totalità. Naturalmente anche questa parte della contesa deve essere affrontata con attenzione, richiede calcolo ma al contempo molta fantasia. A questo punto, nella sfera scacchistica si rivela la vera essenza del giocatore. C’è chi è più aggressivo, chi è più prudente, altri sono “machiavellici” ed altri ancora, oserei dire, “ingordi”.  Queste caratteristiche non necessariamente sono sinonimo di furbizia o disonestà, intese nel senso reale del termine, ma sono senz’altro peculiarità che, amplificate, possono condurre a questo atteggiamento. Affermava Jean De Galles: “Il Pedone, nella sua semplicità, avanza dritto davanti a sé, ma quando cattura un pezzo lo fa obliquamente. Così l’uomo, finché resta povero, cammina diritto e vive onestamente, ma quando cerca di prendere onori egli diventa adulatore, dice il falso e, per vie oblique, cerca una posizione superiore sulla scacchiera del mondo!”
Ebbene questa frase riassume perfettamente il metodo di gioco di alcuni scacchisti, ma interpreta con precisione la relazione che esiste tra Scacchi e Giurisprudenza. Fintanto che tutto ciò si verifica sulla scacchiera ludica, ovviamente, nessun problema; il Nobil Gioco è anche istinto, natura, oltre che tattica e strategia. Quando, però, il Pedone comincia a divenire insaziabile sulla scacchiera della vita, diventando appunto “obliquo”, si sfocia in situazioni giuridiche, di carattere civile o penale.
In un lampo, quasi senza accorgercene, giungiamo al finale momento di bilanci sia nella vita che nel gioco, e ci si avvia verso il Giudizio Supremo, oggettivo, dal quale nessuno potrà sottrarsi e che decreterà ciò che è stato giusto e sbagliato. Soprattutto nel campo della Giurisprudenza questo si identifica con il verdetto finale.
Nel Nobil Gioco questo momento è pura matematica, logica, si raccoglie ciò che si è seminato nell’apertura e nel mediogioco; se si sono commessi degli errori, per quanto le mosse si possano conoscere nella teoria, non si sfugge al triste epilogo. Questi sono gli Scacchi, ma questa è la vita in tutte le sue sfaccettature.
Coloro i quali nel corso della propria esistenza hanno rispettato le regole, le leggi e si sono comportati onestamente e con correttezza, in teoria, non corrono alcun rischio giuridico; qualora si fosse derogata anche una delle suddette norme comportamentali civili o penali, invece, può pure star tranquillo che il Giudice emanerà un verdetto di condanna. Le attenuanti potranno essere discrezionali, così come l’avversario nel gioco degli Scacchi potrebbe essere più o meno clemente nell’infliggere la sconfitta, ma la sentenza finale giungerà comunque implacabile.
Forse sono una sognatrice sentimentale, ma voglio ancora credere con tutte le mie forze che la Giustizia esista sia nella versione umana che in quella divina o, per chi non crede, in quella distributiva, cioè capace di ristabilire l’equità ed asciugare le lacrime di chi soffre per ferite provocate biecamente da vigliacchi e criminali.
Gli ideali, prima o poi torneranno a vincere sul bieco interesse, sull’odio, sull’invidia e sulla violenza e oserei dire che gli Scacchi, oltre ad essere una meravigliosa metafora della vita, possano offrire in molti casi la chiave di lettura per comprendere le vie contorte seguite dal crimine, così come è spesso rappresentato nei racconti “noir”. Questa, però, è un’altra storia.
 



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