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IL BIANCO E IL NERO/Il nobil gioco come ossimoro

Pubblicato da: Categoria: SCACCHI

9
FEB
2018

“Bene e male, peccato e innocenza, attraversano il mondo tenendosi per mano. Chiudere gli occhi di fronte a metà della vita per vivere in tranquillità è come accecarsi per camminare con maggior sicurezza in una landa disseminata di burroni e precipizi.” (Oscar Wilde)

 

Più mi trovo a praticare il Nobil Gioco, a studiarlo e ad analizzare il movimento dei pezzi e maggiormente mi rendo conto di quanto esso rappresenti una metafora della vita. 

Giorni fa, in seguito ad una vicenda che mi ha coinvolta in prima persona, ho fantasticato sull’origine di questa eterna battaglia tra Bianchi e Neri e, quasi come per magia, i pezzi hanno assunto connotazioni umane e si sono animati.

L’incipit di ogni favola che si rispetti recita: “C’era una volta, durante il Medioevo, un paese abitato da un Re e una Regina, che vivevano nell’area centrale del castello. Nelle ali laterali vi erano i Cavalieri e, alla periferia, le scuderie con i Cavalli e le Torri per scrutare il nemico e, all’occorrenza, intervenire per difendere la propria terra mandando in avanscoperta l’esercito.

Inizialmente il colore degli abitanti era grigio, come la mestizia, e vivevano tutti assieme in armonia, almeno apparentemente. Il Re riteneva di essersi circondato di stolti, incapaci di qualunque decisione e, pertanto, egli comandava senza tener conto della volontà dei sudditi.

Le disposizioni dettate dal sovrano erano condivise solo dalla Regina che, dal canto suo, era maligna e dispettosa, a tratti anche perfida. Entrambi i monarchi, però, erano molto abili a nascondere questi aspetti della loro personalità. Riuscivano ad incantare tutti con le loro parole e il loro modo d’agire falso e cortese.

Il Re e la Regina, in effetti, non avevano fatto i conti con l’eventualità che i sudditi fossero semplicemente buoni, privi di malizia e che prima o poi avrebbero compreso il gioco di potere dei sovrani stessi. Questi ultimi, infatti, si arricchivano sempre di più sfruttando il lavoro della povera gente che, in buona fede e con la convinzione di costruire una società migliore, lavorava indefessamente e con estremo piacere.

Un bel giorno, però, la Regina mentre passeggiava per le vie del paese, intravide una bella ragazza intenta a compiere il suo lavoro. Ella passando la guardò e, poiché stava tessendo una stoffa fantastica, accostando i colori con notevole maestria e gusto, scossa da un moto d’invidia per le sua bellezza e la sua creatività, la insultò pesantemente, dandole della donna di malaffare e con scarso gusto estetico. Tutto ciò accadde davanti alla metà della gente che popolava il paese, giacché la giovane lavorava all’aperto nella piazza principale, poiché era una estate molto calda. 

La fanciulla, colpita nell’intimo, scoppiò a piangere anche perché il suo lavoro era finalizzato a costruire una casa confortevole per la sua famiglia; inoltre lei adorava intrecciare i fili realizzando stoffe davvero pregiate.

A quel punto tutti i presenti, disgustati da tanta cattiveria e mossi a compassione per le lacrime della giovane donna, si rivolsero al Re invitandolo a porgere le proprie scuse e quelle della sovrana alla fanciulla. Il monarca da quell’uomo falso e ipocrita che era (ammesso che egli meritasse l’appellativo di “uomo”), inizialmente finse sdegno per il gesto della sua sposa. In realtà alle parole non seguirono i fatti, poiché egli si irrigidì ulteriormente e accentuò il suo atteggiamento vile e dispotico.

Una parte della popolazione, circa la metà, dopo un po’ di tempo si stancò e decise di destituire il Re per governare in modo più democratico, dando il giusto valore alle opere e al lavoro dei propri sudditi, e lo scacciò.

All’improvviso, quasi come se il colore manifestasse l’animo della persona, le vesti del Re divennero nere, così come quelle dei sudditi che decisero di seguirlo. Coloro i quali rimasero nel paese, invece, divennero bianchi.

Il sovrano nero scacciato giurò vendetta e, da quel momento, è cominciata una battaglia che perdura tutt’oggi e sembra non avere fine. I Bianchi e i Neri si scontrano in una guerra senza soluzione di continuità. A volte la battaglia è vinta dai buoni, altre volte dai cattivi ma si sa, alla fine dei tempi, vinceranno i primi.”

Le partite a Scacchi non sono altro che un ossimoro, ovvero, l’eterna lotta del Bene contro il Male che quotidianamente affrontiamo. Ci troviamo a lottare contro falsità, inganni, ipocrisia, trame, lotte di potere e tutto quanto di peggio esista.

A volte siamo travolti dallo sconforto ma cos’è che ci fa alzare la mattina e cominciare la lotta quotidiana? Ebbene mi sento di rispondere che sia la convinzione che alla fine la Giustizia metterà tutti i tasselli della vita al loro posto e il Male sarà sconfitto.

Qualcuno si domanderà a cosa servano gli Scacchi in tutto questo. Io sono convinta che il Nobil Gioco, quando non venga praticato con frustrazione e velleità di potere, sia un’ottima palestra per affinare tutte quelle doti logiche, umane e sociali che servono per affrontare le battaglie dell’esistenza.            

Marika Chirulli Presidente

A.D. Itria Scacchi

Sede: Via Pergolesi n° 48

Presso Associazione Arma Aeronautica

Telefono: 339-1606512

e-mail: itriascacchi@libero.it

Sito: www.facebook.com/itriascacchisegreteria

Pagina Facebook: AD Itria Scacchi

 



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