“Più carichi di prima”. Il Gai pensiero, espresso al termine dell’allenamento del martedì post Casertana, mostra quanto in profondità sia arrivata la dottrina Bocchini nello spogliatoio biancoazzurro. La prima sconfitta stagionale trovata al “Pinto” non ha scalfito di un millimetro l’unica vera certezza di questa squadra: quella di essere costretti a faticare, e tanto, per raggiungere qualsiasi obbiettivo. Pallone dopo pallone, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita. Questa salvezza non potrà che passare da ogni centimetro, ogni scatto, ogni goccia di sudore prodotti in queste 34 giornate di campionato, che si concluderanno inevitabilmente in una promozione o in una retrocessione. Vincitori o sconfitti; quest’anno non ci saranno vie di mezzo, per via della tanto discussa riforma dei campionati e l’accorpamento della Lega Pro in una C unica a tre gironi.
A pensarci bene, se doveva arrivare la prima sconfitta stagionale, quella di Caserta è altamente nell’ordine delle cose, per via delle condizioni che attendevano Petrilli e compagni in terra campana. La blasonata squadra rossoblu ha giocato finora a fare la Salernitana della passata stagione. Corazzata costruita senza badare a spese, cioè alla media dei 24 anni e mezzo che fa scattare il bonus contributi, con giocatori dal curriculum-tantaroba per una seconda divisione di Lega Pro. Eppure la compagine all’ombra della Reggia in tre giornate aveva racimolato la bellezza di un punto in casa e due sconfitte fuori.
Il cambio di allenatore (Ugolotti per Capuano) e il match in casa contro un Martina reduce dal rotondo tre a zero al “Tursi” contro l’Aprilia rappresentavano l’occasione perfetta per voltare pagina. Eppure i biancoazzurri non hanno chinato il capo di fronte al Golia che avevano davanti. Anzi sono rimasti in partita per 90 minuti, sprecando anche tre nitide palle goal per ristabilire il pari. Ma si sa, il calcio si decide su pochi sporadici episodi. Il risultato è casuale, la prestazione no, diceva qualcuno.
Ed è proprio dall’atteggiamento in campo che è ripartito il tecnico Bocchini, rimarcato come quello giusto già un minuto dopo il fischio finale, al cospetto dei giornalisti in sala stampa. Fame, grinta, voglia di “fare il miracolo”. Niente esaltazione nel post Aprilia. Niente depressione dopo Caserta.
La linea Bocchini rientra perfettamente nella cornice disegnata dal nuovo corso imposto all’inizio di questa stagione dal triunvirato Muschio-Petrosino-Buonfrate a capo di via Abate Fighera 22. Basso profilo, ingaggi sostenibili, investimenti oculati su giocatori giovani e di prospettiva affiancati da gente più esperta, ma ben lontana dal pensionamento. Una squadra costruita con criterio in collaborazione con l’esperto di mercato Luca Pensi, allontanando iene e sciacalli scopertisi improvvisamente amanti del Martina, solo per mero ritorno personale.
Ma il Martina 2013/2014 deve far fronte anche alla generale freddezza della città, riscontrabile sia nelle poche centinaia di persone presenti allo stadio sia nella reticenza di alcune forze imprenditoriali locali a sposare un progetto, che malgrado tutto, riesce a tenere ancora nel professionismo una squadra di calcio. Cosa affatto scontata vista le torbide acque in cui navigano altre nobili realtà calcistiche non troppo distanti dalla Valle d’Itria.
Non è una giustificazione la perdita della B e in conseguente fallimento di qualche anno fa: Andria, Taranto e Sambenedetto (solo per citarne alcune..) hanno vissuto le stesse esperienze, ma continuano ad gremire gli stadi di casa.
Non lo sono gli orari e le condizioni dello stadio, esattamente gli stessi delle piazze suddette. Non lo sono i prezzi, resi più che popolari dalla campagna abbonamenti lanciata dopo cinque anni di assenza. Lo sono in parte Pay-Tv e norme di accesso allo stadio, due facce della stessa medaglia che hanno lentamente trasferito il pubblico dai seggiolini ai divani. Cose comunque superabili da chi è incondizionatamente legato alla maglia biancoazzurra, al di là delle categorie e delle proprietà di turno.
Chi continua a seguire e a sostenere il Martina oggi è chi lo farebbe a prescindere, in qualsiasi condizione. All’appello mancano tutti gli altri, per i quali c’è sempre posto.
Oltre alla difficoltà di essere un gruppo completamente nuovo, il Martina 13/14 deve lottare anche contro colpe non proprie. I fantasmi della passata stagione scacciati nella realtà, aleggiano ancora nell’immaginario di molti, come un incantesimo non ancora spezzato. L’anno zero del Martina è già cominciato. Quello di molti tifosi purtroppo non ancora.
*Ufficio Stampa As Martina Franca 1947