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Aldo Quero: Combatto, quindi sono!

Pubblicato da: Categoria: SPORT

30
MAR
2012

 

E’ il motto scritto dietro il pantaloncino di Aldo Quero, pugile per passione, come il fratello e il padre Vincenzo; per lui la boxe è lo specchio della vita, e sul ring i ragazzi imparano a vivere
 
Trent’anni, pugile per generazione Aldo Quero, la sua soddisfazione è vedere i suoi ragazzi che si educano, formando il loro carattere sul ring, come nella vita; portare avanti la sua palestra, attraverso le vittorie, regionali e nazionali, ma soprattutto grazie al “passaparola”. La palestra c’è dal 1970, voluta e realizzata da Vincenzo Quero, suo padre, 65 anni, e Domenico Chiloiro, entrambi campioni di Italia sia nei dilettanti che nei professionisti, ed è sempre stata lì, in via Emilia 20.Da allora ogni anno un successo nazionale, ed è così che si è tramandata fino ad oggi, per 42 anni, raccogliendo sempre più pugili: la struttura è piccola ma accogliente. Quarto  posto in Italia nel 2011, primi in Puglia, 91 vittorie, 23 pareggi e 44 sconfitte, 11 manifestazioni pugilistiche e 30 trasferte nazionali; risultati raggiunti con 32 pugili, sono stati la società col maggior numero di iscritti infatti, ottimo traguardo considerando le basse potenzialità economiche e logistiche.
Aldo Anche tu pugile; ma il tuo interesse per questo sport è stato indotto o è spontaneo?
«E’ evidente l’ambiente in cui sono cresciuto; sono stato un pugile da sempre, mi allenavo tantissimo, ero un professionista, ma tra i miei 22 e 23 anni, proprio quand’ero all’apice della mia carriera, ho avuto seri problemi alla schiena e ho preferito abbandonare la mia ambizione per dedicarmi ai ragazzi. All’interno della struttura sono un tecnico, insieme a mio padre e a mio fratello, ma personalmente mi occupo dell’attività agonistica vera e propria; a livello regionale ho altre mansioni, sono coordinatore dell’attività giovanile della Federboxe della Puglia, rientro nel Comitato Regionale e contribuisco all’organizzazione di tornei.»
Quali sono stati i tuoi risultati prima di abbandonare la carriera pugilistica?
«Sono stati vari: 70 match da dilettante, a 20 anni sono passato a “professionista” e ho fatto solo 7 match, prima di interrompere. L’ultimo match è stato a 23 anni, proprio in piena maturità professionale e agonistica, e so che avrei potuto fare molto altro, considerando che avversari da me sconfitti son diventati campioni di Italia.»
Qual è il significato di questo sport secondo te? Cosa trasmette a chi lo pratica?
«I genitori iscrivono i propri figli per due motivi: se sono timidi e hanno difficoltà a socializzare; in questo caso la boxe è utile proprio per far emergere il carattere. L’altro caso, segnalato proprio dagli assistenti sociali, è quello in cui il bambino è troppo vivace, non rispetta il prossimo, e sul ring impara proprio l’educazione. Secondo me il ring rappresenta la metafora della vita, la rispecchia esattamente: se si è scorretti sul ring, lo si è nella quotidianità e io infatti, quando alleno i ragazzi capisco la loro personalità.»
E’ violento come sport?
«Bisogna sfatare il mito che la boxe sia violenta, perché la violenza è un’aggressività non controllata: qui non è cosi, perché se si fa una mossa sbagliata, c’è l’arbitro che punisce.»
Puoi indicarci le tecniche di questo sport? Si lavora solo di braccia, così come può sembrare?
«Le gambe sono anche molto importanti, non possono essere utilizzate come attacco, ma sicuramente aiutano a rimanere in equilibrio soprattutto nella difesa; se si considera che il ring è un quadrato circoscritto, 36 mt quadri solitamente, più si è statici e più si è soggetti a colpi dell’avversario. In sostanza è uno sport completo, perché in fase di riscaldamento facciamo ginnastica libera, quindi lavora tutto il corpo.»
Ma è consigliabile a tutti? Alle donne e alle persone robuste?
«Le persone sovrappeso dimagriscono, perché si lavora molto, mentre la persona esile irrobustisce le spalle e i pettorali, sino a raggiungere un fisico ben definito e longilineo. Anche le donne lo praticano, abbiamo due ragazze che sono in preparazione agonistica per combattere, e comunque ci sono parecchie iscritte.»
Quanto dura un allenamento?
«Un amatore, cioè colui che lo pratica a livello amatoriale, si allena un’ora e mezza tre volte a settimana, mentre il pugile, che combatte a livello agonistico, un’ora e mezza, ma è più intensa e lo fa tutti i giorni. Si comincia con il riscaldamento per terminare con lo stretching. Mentre il professionista si allena due volte al giorno: fa la preparazione atletica la mattina, e nel pomeriggio si concentra specificatamente sulle tecniche.»
Fino a che età può essere praticato?
«Per gli amatori non ci sono limiti , mentre la federazione impone a livello agonistico una fascia di età che va dai 13 ai 35 anni, per i professionisti fino a 40 anni. C’è anche  la gym boxe che è abbastanza soft , in cui non esiste il contatto, il colpirsi, ed è previsto dai 13 ai 65 anni. Ancora c’è l’attività giovanile, “Giochi della Gioventù”, in cui più di una volta siamo stati campioni di Italia, che va dai 6 ai 12 anni. L’età ultima per iniziare a combattere è 31 anni, per l’attività amatoriale non c’è limite, ma se si comincia a 13 anni è preferibile.»
E’ paragonabile a qualche altro sport? Per esempio mi viene in mente il muay thai.
«Il pugilato è definito una nobile arte, è molto più raffinata rispetto a queste altre discipline; la kick boxing e la muay thai anni fa la praticavamo in palestra, ma sono discipline più rozze in cui semplicemente ci si fa male.»
E per quanto riguarda il doping?
«Ci sono rarissimi casi in cui qualcuno ha abusato di diuretici; questo perché il pugile deve rientrare in un certo peso, quindi, con l’aiuto di questi medicinali, riesce a dimagrire, ma si verifica un caso ogni 10 anni; è uno sport sano in sostanza. Un pugile viene sottoposto a delle visite mediche al Centro Medicina dello Sport ogni anno scrupolosamente; elettroencefalogramma, elettrocardiogramma, visita sottosforzo, otorino, visita oculistica. Da professionista ci sono ulteriori visite, effettuate ogni 6 mesi come la risonanza magnetica alla testa, da dilettante l’elettroencefalogramma; dopo un Ko c’è l’obbligo dell’elettroencefalogramma. Questo prevede un’assicurazione di 30 euro alla Federazione Pugilistica italiana, più 70 euro per il costo di tutte le analisi, mentre per la categoria schoolboys solo 10 euro di assicurazione.»
Prossimi tornei?
«Siamo iscritti al Coni e affiliati alla Federazione Nazionale, che ogni anno istituisce dei campionati e dei tornei. Quest’anno mi è stata demandata l’organizzazione del Torneo esordienti, con le categorie: schoolboys (13-14 anni), junior (15-16 anni) e youth (17-18 anni); i vincitori in seguito, parteciperanno al torneo nazionale, “Torneo Italia”, che si svolgerà a fine aprile. Il torneo Esordienti si è svolto sabato e domenica 17 e 18 marzo al Palazzetto dello sport a San Giorgio alla presenza del sindaco, e di Maurizio Stetta, commissario tecnico della Nazionale. I risultati sono stati eccezionali: ha vinto Cristian Morabito per la categoria degli school boys, Luigi Portino per gli Junior, e Micheal De Roma per gli youth che è stato premiato da Lorenzo Delli Carri, presidente Federboxe di Puglia, come miglior pugile del torneo.»
Prima di concludere Aldo mi illustra la palestra, ma soprattutto le scritte, o meglio, gli insegnamenti di vita appesi al muro.


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