A metà tra il tennis e lo squash, la disciplina può essere meglio descritta come una combinazione di molti sport di racchetta. Il paddle è un gioco aperto a tutti, che favorisce la socialità: ne abbiamo parlato col promettente Antonello Nobile, uno dei pochi maestri in città
Si scrive paddle o padel, come lo chiama il resto del mondo. Si gioca in quattro e c’è molta competizione, ma anche molto divertimento, come ci assicura chi ogni giorno pratica questo sport assai particolare e molto innovativo che va diffondendosi sempre di più in Italia. E che nell’ultimo periodo ha preso piede soprattutto nella città di Taranto.
Le regole sono essenzialmente quelle del tennis. Si tratta di un gioco piacevole e aggregante, che può essere praticato da persone di diversa età, sesso, e condizioni tecniche e fisiche. Può essere un’occasione di incontro o una valida attività motoria che non necessità di eccessivi sforzi fisici, ma che aiuta certamente a mantenersi in forma.
In realtà, la storia di questo sport - radicato ormai in molte nazioni, come Argentina, Usa, Brasile, Francia e Spagna - è alquanto bizzarra e risale circa agli anni ’70 quando in Messico un ricco notabile decise di sfruttare lo spazio disponibile del suo giardino per costruire un campo da tennis regolamentare. Ma un errore di calcolo fu fatale: presto ci si accorse infatti che lo spazio a disposizione non solo era più piccolo di quello necessario, ma era anche delimitato da alcuni muri. Ed ecco perché ad oggi si gareggia in un'area di gioco più limitata rispetto alle normali dimensioni di un campo di tennis, completamente circondata da pareti in vetro, plexiglas o altri materiali trasparenti, che impediscono alla palla di uscire dal campo di gioco tenendola sempre in movimento grazie ai rimbalzi.
Pertanto, i muri fanno parte dell'area di gioco e se la palla ci rimbalza su può anche esser respinta con la racchetta. Altra differenza essenziale con il tennis, poi, è proprio l’utilizzo di caratteristiche racchette a forma di “pala”: più piccole e piene di forellini, che producono un suono davvero gradevole.
In Italia la prima presentazione ufficiale di un campo di Paddle è avvenuta nel ’91 a Bologna, e solo nel 2008 è stato ufficialmente riconosciuto dal Coni come sport mediante l’inserimento nell’ambito della Federazione Italiana Tennis. Tanto che si contano ormai migliaia di praticanti e importanti simpatizzanti anche dal mondo dello spettacolo: da Totti a Roberto Mancini, fino a Max Gazzè.
Come si apprende dallo stesso sito ufficiale della F.I.T. nel 2016 viene installato il primo impianto di paddle anche a Taranto, e precisamente a Lama: “una località, quella tarantina, che ha sempre fatto del tennis uno sport di primo interesse, come insegnano le tenniste pugliesi e in particolare Flavia Pennetta e Roberta Vinci”. Ed è subito paddle-mania.
Una disciplina sportiva particolare che ha incuriosito anche noi di Extra: motivo per il quale abbiamo rivolto qualche domanda al giovane Antonello Nobile, classe ’90, che col suo entusiasmo tanto si sta spendendo per diffonderne al massimo la sua passione nella nostra Città.
Allora Antonello, cosa lo rende uno sport attraente e che grado di difficoltà c’è rispetto al tennis?
"Sicuramente rispetto al tennis ha una dimensione più ludica e ci sono più varianti di gioco: la pallina si può prendere al rimbalzo, al volo, o dopo l’urto sulle sponde. In più facilita anche la socializzazione e la coesione di gruppo in quanto si gioca in quattro. Il grado di difficoltà è allora lievemente minore poiché il campo è più piccolo, ci si muove di meno e la racchetta è maneggevole da usare".
Da quanto e come è operante questa nuova realtà su Taranto, e quali tipologie di sportivi attira maggiormente?
"Sono quasi due anni che il paddle è arrivato qui in città, e ora il movimento si sta sempre più espandendo anche perché sono sorti altri campi e oggi è possibile giocare anche in più stabilimenti della provincia. Le classi di sportivi sono perciò varie, si contano in particolare giovani e donne, così come anche molti tennisti e beach-tennisti, sia amatori che già agonisti".
Che tipo di allenamenti si svolgono? Come vengono strutturati?
"Gli allenamenti dipendono dal grado di preparazione dell’allievo o dello sportivo: se si tratta di un agonista vi sono esercizi più aerobici e riguardanti il perfezionamento tecnico piuttosto che riguardanti le basi della disciplina. Di solito avvengono in gruppi di tre persone più il maestro, che gioca e simula una partita con gli allievi".
Sono in previsione campionati e tornei nazionali anche a Taranto?
"C’è stato già un campionato di serie D appena concluso. È invece nei progetti un torneo da svolgere sul finire dell’estate rivolto a tutti gli atleti agonisti della Puglia, sulla linea di quelli ufficiali riconosciuti dalla F.I.T. già svolti nel territorio leccese e nel barese".
E così sono in arrivo senz’altro belle novità per il mondo degli sportivi tarantini. Ma non solo: anche chi non ha mai preso una racchetta in mano, presto o tardi, riuscirà a mandare la palla dall’altro lato del campo.