Non è più tempo di abracadabra: ora l’illusionismo è più sottile e psicologico. Scordatevi il coniglio dal cilindro, ora i maghi sono “artisti della percezione” e lui è uno di questi
Lo si potrebbe definire un giovane artista che sin da bambino usa le proprie mani per creare. Crescendo ha voluto sperimentare, oltre alle tradizionali forme dell'arte dell'illusionismo, altre forme che abbracciano una sfera più intima, un contatto più psicologico tra l'artista, la sua arte e lo spettatore, suscitando in quest'ultimo una sorta di "attesa", sapientemente coltivata grazie allo stimolo di quelle percezioni che hanno da sempre accompagnato l'essere umano.
Alex in cosa consiste quello che fai? Come ti definiresti?
«C'è chi mi definisce un manipolatore, chi un illusionista, chi un mentalista. Io preferirei “artista della percezione”. Perchè di questo si tratta: delle nostre esperienze e di come la nostra mente le percepisce. Quello che faccio è usare i miei cinque sensi, di cui tutti siamo forniti, creando l'illusione che ne esista un sesto. Nei miei show leggo la mente dei miei spettatori, ne prevedo le azioni e ne influenzo le scelte, ma nulla di paranormale, nessun “potere speciale”, solo del sano e divertente intrattenimento».
Hai specificato “nessun potere speciale”. Tuttavia c'è gente che pretende di avere questi poteri speciali con i quali può compiere miracoli. Quale differenza c'è tra te e loro?
«C'è un divario enorme fra me e i presunti medium. La verità è che c'è una vera e propria industria di impostori che fanno leva sulle nostre paure per fare soldi. Basti pensare alla paura di morire, la paura di perdere le persone che abbiamo accanto o la paura della malattia. Paure intime e personali ma universali che appartengono a tutti noi. E il fatto che nel 2013 ancora tante persone si rivolgano a questi “maghi” ci fa capire quanto fallace sia la nostra mente e quanta influenza abbiano le nostre paure sulle nostre vite. Io, al contrario, sono sincero sulle mie bugie (sorride, NdR ) utilizzo banali trucchi di prestigio, suggestione, influenza psicologica, tecniche comunicative e mnemoniche. Questo solo per divertire il mio pubblico, mai per speculare su di esso».
Come è iniziato tutto? Intendo, come sei entrato in questo mondo?
«Ero molto piccolo e, come tutti, molto affascinato dai maghi della tv. Così all'età di otto anni decisi anche io di fare il mago. Carte alla mano e con qualche vecchio foulard di mia mamma, per qualche anno mi divertii a studiare e a mettere in scena piccoli spettacoli di magia. Tuttavia l'illusionismo tradizionale mi appariva fine a se stesso, con un trucco da nascondere e un applauso da strappare. Con il mentalismo è stato amore a prima vista! Si tratta di giocare con i pensieri, chiusi ermeticamente in quella cassaforte naturale che è la nostra mente. Adesso capita che il mio pubblico cerchi “il trucco” senza accorgersi che il trucco molto spesso è celato dentro di essi, con le loro decisioni e le loro azioni».
Cosa cerchi di comunicare al tuo pubblico con la tua passione?
«Cerco innanzitutto di mostrargli la vastità del nostro pensiero, della nostra capacità di elaborare mentalmente le cose. Il cervello è l'arma più potente che noi esseri umani possediamo. Tuttavia, al contempo, cerco di metterli in guardia dalle innumerevoli influenze esterne che il nostro cervello metabolizza ed elabora. Infine cerco di comunicargli con tutta la mia passione l'amore per questa arte, sperando di sempre di potermi beare di quella espressione stupefatta sui loro volti».