E’ il caso dei ricoverati nel reparto Medicina (?) dell’Ospedale di Martina Franca. E mentre si parla di nuova era nella sanità pugliese, vengono accatastate macchinari mai entrati in funzione
Se non fosse un argomento drammaticamente serio, ci si potrebbe scherzare sopra dicendo che in ospedale sono partire le offerte 3x2 ,ovvero tre posti letto dove la norma ne prevede due. E’ il caso della Struttura Complessa di Medicina del presidio ospedaliero “Valle d’Itria” nel comune di Martina Franca. Nei diciotto metri quadri di cui è composta ogni singola stanza del reparto, sono stati posizionati tre letti per relativi tre degenti contrariamente a quanto prevede la norma in materia, che stabilisce che ogni paziente abbia a disposizione almeno nove metri quadrati; quindi se tanto mi da tanto, in ogni stanza dovrebbero esserci due letti e non tre. Mentre il “Tribunale del malato”, che tanto si attiva per altre situazioni, sembra non essersi accorto di quanto succede in Medicina, la cosa non è sfuggita a Francesco Soleti, segretario provinciale della FIALS Pensionati, e a Giuseppe Balsamo, delegato pensionati della stessa organizzazione sindacale, che già dal 03 maggio scorso scrivevano a Vito Fabrizio Scattaglia, direttore generale della ASL tarantina, e a Nicola Sansolini, responsabile del servizio di prevenzione e protezione. Nel far presente “lo status in cui attualmente versa la struttura”, Soleti e Balsamo evidenziamo soprattutto che “non è più tollerabile che il suddetto reparto appaia in condizioni precarie, dovute sia alla ristrettezza degli ambienti, in cui – molto spesso – soggiornano i pazienti, sia alle condizioni igieniche, che ne risultano evidentemente compromesse.” E la ASL Taranto cosa risponde? Che le procedure e tempi per gare di appalto sono stabilite per legge; che sarà posto il massimo impegno affinché le procedure per le gare per gli interventi di adeguamento alla normativa vigente, siano i più rapidi possibili e che, dulcis in fundo, “la durata dei lavori è prevista in ventidue mesi dovendo gli stessi essere eseguiti in maniera frazionata per non interrompere le attività sanitarie della struttura.” Mettendo subito da parte la considerazione che nei lavori riguardanti una pubblica amministrazione, i tempi generalmente in media si raddoppiano, non sarebbe il caso, visto che è già previsto durante l’esecuzione dei lavori, trovare da subito una sistemazione alternativa ai degenti in “esubero”? Un paziente in più per stanza può sembrare una “leggerezza” passabile, ma logisticamente non lo è affatto; gli ambienti sono stati creati e arredati per due come i campanelli di soccorso, i bagni (per giunta esterni) o il numero dei parenti mediamente in visita. La situazione di disagio aumenta ulteriormente, se si considera che la Struttura Complessa di Medicina “ospita” anche i degenti di Geriatria che, per la specifica patologia, necessitano di spazi, cure e assistenze differenti. Ma questo non è previsto dalle procedure e dai tempi per le gare di appalto quindi, così come affermato dal direttore generale della ASL Vito Fabrizio Scattaglia, “tutti insieme appassionatamente” per almeno altri ventidue mesi. E pensare che il 22 luglio nel corso della cerimonia per la posa della prima pietra per la costruzione del plesso dell’Emergenza/Urgenza che si è svolta presso gli “Ospedali Riuniti” di Foggia, il governatore Nichi Vendola sotto lo sguardo compiaciuto di Elena Gentile, l’assessore regionale alla sanità che ha bellamente snobbato Martina Franca nel suo tour in provincia di Taranto, riferendosi alla situazione della sanità nella nostra regione ha dichiarato: “La nottata è passata, da domani inizia un’altra storia.” A proposito dell’assessore Gentile, sempre nella cerimonia di Foggia ha concluso il suo intervenendo dichiarando: “Oggi la posa della prima pietra è per una grande opera pubblica, ma non per un’opera pubblica qualsiasi bensì per un luogo moderno, innovativo e tecnologicamente avanzato.” Così mentre a Foggia arriva la “tecnologia avanzata”, a Martina Franca le apparecchiature per cardiologia, costate più di due miliardi delle vecchie lire, vengono accatastate in deposito senza mai essere entrate in funzione, e i ricoverati della Struttura Complessa di Medicina vengono stipati come polli in batteria.