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Non esistono più le mezze emozioni

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

6
SET
2013
Rieccoci. Temevamo tanto la fine dell’estate che alla fine è accaduta davvero. In realtà non me ne dispiace più di tanto, visto che questa è la stagione della felicità-a-tutti-i-costi: non ci si può permettere nessun altro sentimento se non un’abbronzata, soddisfatta, fruttata, spaghettata felicità da esporre chiaramente su bacheca Facebook, cocktail in una mano e frittura mista nell’altra. Siccome il mio campionario umorale è corposo come un Postalmarket e oscillante come un pendolo accelerato, accolgo sempre con un certo sollievo – da tenere assolutamente nascosto, pena il pubblico linciaggio – la fine di questi tempi di inevitabile baldoria. E nei discorsi-base (quelli da sala d’attesa o da rientro in ufficio) si ascoltano già i primi riferimenti al Natale, altro periodo di lucine, bacini, cuoricini, regalini e tante altre cose che finiscono rigorosamente in “ini”. Come se nel mezzo non ci fosse null’altro se non l’attesa dall’ombrellone all’albero di Natale, sotto i quali bisogna limitarsi a stare. Almeno apparentemente felici. Altrimenti non avrebbe senso. E infatti molto spesso non si conosce la propria infelicità, che finisce per essere evitata, ignorata e sublimata in qualcos’altro. La felicità va esposta, sfacciata perfino, come se fossimo in un’eterna estate e il resto dell’anno giusto un transito fino alla successiva vacanza, cioè vuoto. Ma tutto il resto dello spettro sentimentale che fine fa? Possibile che le lacrime vengano convogliate tutte in tv, finte come la nostra felicità-a-tutti-i-costi? E che la malinconia stia scomparendo, troppo lenta per i tempi televisivi e troppo complicata da spiegare sui social network? 
Ma non crediate che sia contro il riso, per carità: non vado in giro come il monaco de Il nome della rosa ad avvelenare le pagine in cui Aristotele spiegava l’importanza della commedia. Anzi. Dico solo che le emozioni non vadano né obliterate né forzate perché, come le stagioni, hanno l’assoluta necessità di alternarsi. Parola di una campionessa planetaria con record assoluto di salto umorale. 
Eppure davvero mi dispiace che l’estate stia finendo. C’è qualcosa, sì, che mi mancherà, almeno fino alla prossima estate: il lino bianco dei vestiti, il piede nudo nei sandali, i capelli con il vento dentro, le sere con il sole, il bucato dall’asciugatura istantanea. 
 
P.s. Una missione (ma pure una gita, se la volete fare meno epica) necessita di qualcuno che apra e un altro che chiuda la fila. Al ritorno dalle vacanze ho deciso di prendere il posto dell’ultimo e ve ne spiego i vantaggi: chi sta in fondo non ha nessuno che gli guardi le spalle, quindi gode di maggiore libertà; non deve essere sempre in allerta su ciò che accade intorno; può permettersi di fare andare lo sguardo altrove che non sempre dritto. Capito perché da oggi mi sono trasferita qui? 
 
 
 


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