Se Atene piange Sparta non ride. Se il Popolo della libertà vive un momento sicuramente molto difficile, il Partito democratico sicuramente non è in condizioni migliori
È l'intero sistema politico, o meglio quello dei partiti, che è in crisi. Una crisi di rappresentanza essenzialmente; ma anche una crisi di valori. Destra e sinistra sono ormai soltanto due modalità di presentare contenuti che ormai si identificano. E il governo delle larghe intese rappresenta simbolicamente, e non solo, questa totale assenza di differenziazione dei contenuti. Il PdL, partito paragonabile a un sistema monarchico costituzionale, dove però la costituzione è imposta dallo stesso monarca, vive la tipica fase della successione, con le varie fazioni l'una contro l'altra armata. Più che tra falchi e colombe si dovrebbe distinguere tra quanti vantano una storia politica fatta di stretto legame con i territori e con spiccata capacità di raccogliere consensi, tra questi ovviamente il leader pugliese Raffaele Fitto, e chi invece deve le sue fortune alla investitura del capo, di cui vive di luce riflessa. Nel PD, invece, si può parlare di oligarchia, con pochi notabili che stabiliscono linea politica, e soprattutto distribuzione delle poltrone. C'è sicuramente una disputa generazionale, che vede in Renzi il primo sostenitore della cosiddetta rottamazione, ma c'è anche una sorta di resa dei conti finale tra ex comunisti ed ex democristiani. Due coalizioni in pieno stallo, alla ricerca di un nuovo modello organizzativo, di una nuova leadership, ma soprattutto di una nuova identità politica. Se Berlusconi tenta il tutto per tutto opponendosi all'idea di un congresso, il PD invece rinnova il rituale delle primarie per arrivare a un congresso che, con molta probabilità, potrebbe essere decisivo per definire una volta per tutte gli equilibri tra le principali "sensibilità" (così si chiamano oggi le correnti). In questa situazione di assoluto vuoto non poteva che riscuotere le simpatie di chi non crede più nei partiti tradizionali un movimento antipartito come si presenta il Movimento cinque stelle. Difficile pensare che all'interno di un sistema istituzionale consolidato, un movimento che nasce, anch'esso con un'impostazione fondamentalmente monarchica, su un blog, limitandosi, almeno in questa fase, a opporsi tout court ai partiti, possa rappresentare la soluzione per un paese che non si appassiona alle questioni di ordine ideologico e di principio, ma chiede solo di arrivare alla fine del mese. Dalla soluzione dell'empasse che riguarda oggi i due principali partiti italiani, passa inevitabilmente il destino del nostro Paese. Occorre passare da un sistema bipolare imperfetto a uno bipartitico all'americana. Facile a dirsi, un po' meno a farsi, ma non appaiono all'orizzonte alternative migliori. Nel frattempo il PD è in gran fermento; come si è detto il prossimo congresso non è un congresso come tutti gli altri. L'impressione è che vi sia un candidato immagine, Matteo Renzi, dato per favorito, mentre la vecchia guardia lavora in silenzio. Non vi è assolutamente certezza del risultato. A Taranto Pelillo non è riuscito a ottenere la candidatura unica, piazzando però in pole position un suo fedelissimo, Valter Musillo, marcato a vista dal floridiano-pentassugliano Giampiero Mancarelli. Per l'area Cuperlo invece schierato il sindaco di Statte Angelo Miccoli. Nel recente passato a vincere fu la corrente bersaniana; oggi sembra invece che si debba assistere a una sorta di ribaltone interno con una prevedibile vittoria dei renziani. Comunque vada, la stabilizzazione dei due poli, destra-sinistra, è fondamentale e propedeutica a nuove elezioni politiche che, auspicando una nuova legge elettorale, possano finalmente far prevalere l'uno o l'altro schieramento. Molto difficile che l'attuale governo giunga sano e salvo fino al semestre di guida europea; troppe le incognite. Paradossalmente, finché PdL e PD vivranno l'attuale fase di totale incertezza, Letta potrà dormire sonni tranquilli.