A detta della famiglia, ha cominciato le sue prime imitazioni da bambino. Ora si ispira a Vianello e a Walter Chiari, ma attenzione: lui, showman tarantino, non manca di far sentire la sua voce anche per i problemi più seri (leggi inquinamento e giustizia fai-da-te)
«Ti è mai capitato di osservare Taranto da una barca in mare aperto? Io uno scorcio così bello non l’ho mai visto da nessuna altra parte al mondo». “Finalmente un tarantino che parla bene della sua città” penso io. Stanca di ascoltare sempre le solite lamentele da parte della maggioranza dei miei concittadini, i quali non vedono l’ora di emigrare, di andare via dalla loro città natale, accolgo le parole di Mauro Pulpito, noto e simpaticissimo showman, come una ventata di aria fresca. E la nostra conversazione, da lavoro si trasforma in una chiacchierata amichevole e piacevolissima, intervallata da una buona dose di risate – e del resto da un comico come lui non ci si poteva certo aspettare qualcosa di diverso. Seduti al tavolino di un bar, sorseggiamo caffè mentre mi racconta della sua breve e recente parentesi politica, durante la quale ha sostenuto la candidatura di Bonelli, presidente della Federazione dei Verdi, a sindaco di Taranto, e della lettera che ha scritto al sindaco Ippazio Stefàno e che ha fatto il giro dei media.
Ti conosciamo da sempre come un brillante showman, vanto della nostra terra. Di recente, sei venuto fuori anche in altra veste, però. Da dove nasce il tuo impegno politico?
«Più che di impegno politico, parlerei di impegno sociale. Sono un tarantino che ha a cuore la sua città e che nell’ultimo tornante elettorale ha fortemente sostenuto la candidatura a sindaco di Bonelli. L’ho fatto non per una vena politica, ma per una voglia di salvare Taranto, un luogo che è stato fortemente bistrattato dalle precedenti amministrazioni e che pur godendo di alcuni scorci che sono fra i più belli del mondo, viene nominata e conosciuta solo per le cose negative, primo fra tutte il fattore ambientale».
Un problema, quello dell’inquinamento, che continua a destare malcontenti e dibattiti.
«Abbiamo la fortuna di godere di una bellezza naturale straordinaria, ma che viene continuamente deturpata. Il solo fatto di aver pensato di costruire un impianto siderurgico grande quanto la città è una follia».
Eppure negli anni Sessanta è stato fortemente voluto, vista la crisi del mercato del lavoro.
«È vero. E devo dire che se avessero rispettato i codici e le regole per salvaguardare l’ambiente, sarebbe stata una gran cosa. E invece abbiamo visto la nostra città morire lentamente. A Taranto abbiamo il più alto tasso di tumori ai polmoni, e ci vogliono far credere che sia a causa del fumo. Ma perché, nelle altre città non si fuma? Sostenere Bonelli, grande ecologista e presidente della Federazione dei Verdi, mi sembrava davvero la scelta migliore per Taranto. E lo dico nonostante il dispiacere di non poter citare neanche un tarantino, fra i candidati, come soluzione migliore».
Dopo la vittoria di Stefàno i festeggiamenti dei suoi sostenitori sono durati davvero poco, oscurati da una scoperta che ha agghiacciato e monopolizzato i mezzi di informazione.
«Stiamo parlando dei festeggiamenti in stile saloon? Il sindaco pistolero, questo ci mancava».
È uscita, di recente, una tua lettera che ha fatto il giro della stampa in cui chiedi le sue dimissioni immediate.
«Mi sembra il minimo. Guarda, cinque anni fa io ho sostenuto la candidatura di Stefàno, perché credevo che la sua immagine pulita, di persona perbene, avrebbe riscattato la nostra città da anni di governo citiano e dibelliano. È stato il medico dei nostri figli, santo Cielo. Chi meglio di lui? Invece è stata una forte delusione. E non parlo delle decisioni che ha dovuto affrontare durante il suo mandato. Ha dovuto prendere in mano le redini della città dopo un dissesto di dimensioni stellari, non è stato affatto un compito facile. Non parlo neanche del recente fallimento del Taranto Calcio, che ritengo figlio di questa amministrazione, la quale ha fortemente favorito la gestione di D’Addario. Posso perdonargli tutti gli errori, ma la pistola… Come può ancora godere di credibilità? L’idea di farsi giustizia da solo, adducendo come scusa un banale “non vorrei mai che un agente di scorta si facesse un graffio per colpa mia!”. Strappalacrime, davvero. Oltre a essere moralmente discutibile, la sua scelta di andare in giro con un’arma da fuoco è anche istituzionalmente scorretta. Come può ora dare l’esempio di legalità, del rispetto delle regole, a noi cittadini? Da lui non mi sarei mai aspettato una cosa simile».
Credi che, se si fosse scoperto prima, l’esito delle elezioni sarebbe stato diverso?
«Assolutamente. Quel 49% di persone in realtà ha votato l’idea che aveva di Stefàno. Ma nel momento in cui si è scoperto di non conoscerlo affatto, allora è cambiato tutto. Ecco perché le dimissioni adesso mi sembrano l’unica via d’uscita possibile».
La tua parentesi politica è finita qui?
«Non mi interessa fare politica, anche perché l’attuale amministrazione non mi rappresenta affatto. Volevo solo sostenere Bonelli, così come hanno fatto altri volti noti di Taranto».
Dunque continueremo a vederti nelle vesti di comico e showman?
«Assolutamente. Faccio il lavoro più bello del mondo, non mi sognerei mai di cambiarlo. Vengo pagato per fare ciò che mi diverte: cosa posso desiderare di più?»
Hai sempre voluto fare questo mestiere?
«La mia famiglia dice di sì. Ho cominciato da bambino a fare le imitazioni, il resto è stato un percorso naturale. Mi sono nutrito di varietà del sabato sera, quando ancora ce n’erano di belli, e sono sempre cresciuto in quest’ottica».
Cosa vuoi dire con “quando ancora ce n’erano di belli”?
«Beh, nel mio mestiere mi sono sempre ispirato a Vianello o a Walter Chiari. Certo, se avessi dovuto ispirarmi alla tv di adesso avrei scelto tutt’altro mestiere. Non è più la televisione di qualità che c’era in passato, non ci sono più i bei programmi di una volta».
Se dovessi salvarne uno, fra quelli attuali, quale sarebbe?
«(Lunga, lunga, lunga pausa)».
Bene, andiamo avanti. In cosa sei impegnato in questo momento?
«È da poco ricominciato il Risollevante Tour 2012, che mi vedrà impegnato con Serena Garitta per tutta l’estate e che culminerà come al solito nel Festival del Cabaret, qui a Martina Franca. La prima tappa è stata il 19 maggio a Busto Arsizio. Ho anche in programma una manifestazione a Bari, il Medit Summer Fashion. E poi continua il lavoro in teatro con il mio socio e amico Fabiano Marti; siamo giunti ormai alla nostra quarta rappresentazione. Quello del teatro è un mondo che mi ha fatto scoprire lui e del quale mi sono perdutamente innamorato. Pensa che il nostro secondo lavoro teatrale, “Evitare l’uso prolungato”, ci ha fatto vincere un ambìto premio a Tuglie, e poi lo abbiamo portato anche a Roma. È stata una grande soddisfazione. Televisivamente parlando, invece, credo che l’orgoglio più grande siano stati i programmi con Toti e Tata e Gennaro Nunziante».
Altri progetti?
«Ce n’è uno molto importante che io, Fabiano e altri soci di Bari stiamo portando avanti. Si tratta di riaprire il vecchio locale “La Dolce Vita” e di farne un luogo nel quale comici e cantanti potranno esibirsi. Un teatro cabaret, in pratica. Lo chiameremo Tatì; non vedo l’ora».