Il sindaco di Taranto vara la nuova giunta imponendo ancora una volta la sua volontà. E intanto scoppia il caso Magna Grecia
Se dovessimo tenere conto di tutte le variazioni di giunta delle due amministrazioni Stefàno, indicandole con un numero progressivo, probabilmente saremmo alla ventesima! Partiamo invece dalla seconda consiliatura e registriamo il varo di una nuova giunta avvenuta nei giorni scorsi, attribuendo quindi al "Re" Stefàno l'attributo di secondo. Già, perchè ormai è chiaro che il sindaco di Taranto gestisca i rapporti politici come un monarca assoluto. Parafrasando una nota canzone popolare, cantata da Gigliola Cinquetti, possiamo attribuire a Stefàno il refrain che dice: "E qui comando io e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere, ogni dì voglio sapere; e qui comando io e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va...". Voleva varare la nuova giunta solo dopo le europee e, nonostante le insistenze (?) del PD, lo ha fatto proprio nei giorni scorsi, a Parlamento Europeo insediato! Voleva "salvare" l'assessore Vincenzo Baio, scomunicato di fatto dal suo partito (ma Baio è ancora nel PD?), e lo ha fatto mantenendogli anche la stessa delega all'ambiente. Non ha accettato l'indicazione dell'UDC sull'ammiraglio Agliata, e così è stato. Non ha voluto concedere i tre assessori al PD e non li ha concessi (se poi il PD davvero volesse averli è tutto da comprendere). Il PD di Pelillo acquista un assessore (Vincenzo De Gregorio), ma perde un consigliere. Il PD si sa, ormai è un partito monolitico, unito, compatto, tutti renziani (!), ma che Raffaele Brunetti (subentra in consiglio a De Gregorio), che qualcuno definisce "Pentassugliano", non sia inquadrabile nel cerchio magico di Michele Pelillo, è un dato risaputo. Se ci fosse stata una seconda "promozione", sarebbe rientrato in consiglio anche Gianni Fabrizio, già portavoce del presidente della provincia. Ergo, qualche dubbio è sicuramente fondato circa la reale volontà del PD di incrementare la sua presenza in giunta. Stefàno ha poi licenziato Lucia Viafora che non ha più consiglieri di riferimento, avendo SEL perso ogni rappresentanza in consiglio, e Massimiliano Stellato, che ha lasciato l'UDC. Tutto in perfetta coerenza con il manuale Cencelli insomma. Nessun assessorato al gruppo Cataldino, Illiano, Di Giovanni di Realtà Italia. Due assessorati affidati ad "esterni" (l'architetto Cosima Lorusso e la giovanissima Simona Semeraro), questa volta, pare, a tempo indeterminato, anche se in politica, e per Stefàno in particolare, il tempo è un dato molto relativo. Ma non finisce qui. Stefàno usa anche effetti speciali per stupire sempre di più. Capita così che rimescoli le carte e, a parte il vice sindaco Lonoce e l'assessore Baio, tutti gli altri fanno un giro di poltrona. Scasciamacchia passa alle attività produttive prendendo il posto di Cisberto Zaccheo che passa a sua volta alla cultura. Cambia sede anche Franco Cosa che passa dalla urbanistica allo sport e politiche giovanili. C'è chi parla di promozioni e di bocciatura. La verità è che il sindaco continua a fare e disfare senza lasciarsi condizionare dai partiti, o almeno non da tutti. Il suo rapporto con Vendola pare continui a essere vivo ed intenso. La legge è dalla sua parte ma, soprattutto, lo è una condizione di fatto che vuole i consiglieri comunali fortemente attaccati alla poltrona. Diversamente, c'è da scommetterci, l'avventura di Stefàno si sarebbe già conclusa da tempo. Nel frattempo, nel mare magno dei problemi della città, scoppia il caso Magna Grecia. L'unico spazio in città riservato alla attività sportiva, e convegnistica, che, da un giorno all'altro, si svuota a seguito di una ordinanza di sgombero. Tutti a casa: i dipendenti, gli utenti della attrezzatissima palestra, le squadre giovanili. Campionati minori di fatto interrotti o trasferiti non si sa dove. Vi è alla base del provvedimento la fine del rapporto con l'associazione sportiva che fino a qualche giorno fa gestiva, egregiamente, la struttura. Un rapporto sulla cui veste giuridica si discute: concessione o semplice locazione? La storia del Magna Grecia è sicuramente complessa. Va detto che l'attuale gestore è subentrato solo due anni fa alla precedente ATI. Giusto dare corso ad una gara. Perchè però interrompere il servizio? Perchè non proseguire in prorogatio fino alla assegnazione al nuovo concessionario? In questo modo si sarebbe garantita continuità per la numerosa utenza ed evitati molti costi aggiuntivi. Negata la proroga il centro è stato completamente svuotato. Ora tocca alla amministrazione, cioè ai contribuenti, sostenere le spese di guardiania e di necessaria manutenzione, fino all'insediamento del nuovo gestore. Si sa come vanno queste cose; ci sarà la gara, probabilmente qualche ricorso, e nel frattempo i cittadini di Taranto pagheranno costi a fondo perduto non potendo di fatto utilizzare la struttura! Che meraviglia! Se poi entrassimo nel merito delle tre (dicasi tre) diverse formulazioni finora rese pubbliche per il bando di gara, entreremmo in un altro capitolo che riguarda anche la trasparenza. A parte i costi previsti (canone 10.000 euro circa anno), sicuramente sproporzionati rispetto alla gestione di una struttura che si prefigge di essere deputata a servizio pubblico, tra i requisiti richiesti c'è anche quello di aver maturato ricavi (attenzione: ricavi!) negli ultimi tre anni pari a 500.000,00 euro! Vedremo chi parteciperà a questa gara. Per la nostra conoscenza del mondo dell'associazionismo, sportivo e non, abbiamo dubbi che vi siano a livello locale società con questi requisiti. Ma evidentemente chi ha realizzato il bando ne sa certamente più di noi.