Lo diceva anche Platone che per insegnare ci vuole energia e amore per gli studenti, che devono essere aiutati a confrontarsi con realtà e contesti diversi rispetto a quelli di appartenenza. Ecco il racconto di una di queste esperienze, fatta dai ragazzi del “Motolese”
Per insegnare ci vuole eros (è questa la prima verità pedagogica di Platone) che è sì amore della conoscenza ma è anche amore per una gioventù che necessita di essere aiutata ad entrare nella vita, a confrontarsi con realtà e contesti diversi rispetto a quelli di appartenenza, contesti e luoghi la cui lingua è diversa rispetto alla propria.
Da alcuni anni gli istituti secondari di secondo grado, grazie ai POR, ossia Progetti Operativi Regionali finalizzati allo sviluppo delle competenze chiave, prime fra tutte quelle linguistiche, sono in grado di offrire ai propri studenti la possibilità di apprendere non solo le lingue comunitarie, al fine di migliorare le competenze spendibili per l’inserimento nel mercato del lavoro, ma anche la conoscenza del territorio e del suo patrimonio storico, artistico, letterario e naturalistico. Posta questa premessa, si possono ben comprendere le ragioni che hanno ispirato le scelte didattiche di quegli istituti scolastici che intendono “fare scuola” in modo diversificato, trasversale, e hanno accolto il pensiero di Edgar Morin, il più grande dei filosofi e degli intellettuali viventi, secondo il quale “la conoscenza astratta è necessaria, ma è mutilata se non è accompagnata da conoscenze concrete.” E di conoscenze concrete ne hanno fatte davvero tante i 45 studenti e studentesse dell’Istituto Professionale di Stato “Alfonso Motolese”, che quest’anno è sotto la reggenza della prof.ssa Adele Quaranta, Dirigente dell’ITC “Leonardo da Vinci”. Studenti che fra qualche giorno rientreranno nelle rispettive classi, riabbracciando i compagni, con i quali hanno costantemente mantenuto i contatti grazie soprattutto a Facebook, e relazionando agli insegnanti gli esiti di un’esperienza fortemente motivante e formativa. “Per carità – ci scrive da Londra Paola Magistri, una dei sei docenti accompagnatori – non si pensi che noi qui siamo in ferie! Portare in giro 45 ragazzi di tutti i corsi (meccanico, moda, turistico, sociale e grafico) non è una passeggiata. Seguire le loro attività d’aula presso la Stafford House Schhol of English, dove hanno svolto 80 ore di lezioni propedeutiche al conseguimento della certificazione linguistica, ha richiesto un impegno e un’attenzione a 360 gradi; assicurare durante l’intero arco della giornata il nostro sostegno e aiuto ha comportato l’impiego costante di energie. Ma l’esperienza è decisamente costruttiva. Londra è una grande capitale europea.” E nei 30 giorni del loro soggiorno londinese i ragazzi hanno avuto modo di visitare la Tower, la cattedrale di San Paolo, la River Cruise a Greenwich per la.visita all`osservatorio e al meridiano; Canary wharf, il museo dei Docklands. Per non parlare delle visite al British Museum, alla National Gallery e alla Modern Tate Gallery. Fra le escursioni fuori Londra ci sono stati: i castelli di Hampton Court, di Windsor e Leeds Castle, Stonehenge, Bath con la visita alle terme Romane, Stratford on Avon, patria di Shakespeare, e la visita al cottage di Ann Heathway, moglie di Shakespeare; Cambridge con la visita alla bellissima King's Chapel, Oxford, Brighton, i famosi Kew Grardens e per finire la visita al celebre museo delle cere di Madame Tussauds, un giro sulla London eye serale, una cena in un tipico pub inglese e due musical: “Mamma mia” e “The phantom of the opera”.
Lunedì, dunque, i 45 studenti torneranno nelle loro aule e, probabilmente, ci staranno un po’ stretti, sebbene, curiosando nei loro profili del social network più gettonato – Facebook – abbiamo colto un po’ di tenera nostalgia e il desiderio, come ha scritto Angela Minno, “di abbracci reali, di sapori e di profumi mediterranei.” E, chissà, anche di quei professori che si scopre non essere poi così lontani.