Alla mia vetusta età, si fa per dire, avrei dovuto essere più prudente nel concedere un credito ampio alle parole di un uomo politico, per quanto di ultima generazione. E' buona regola, sempre, misurare gli uomini non sulle cose che dicono ma dalle cose che fanno. Così non mi rimane che fare pubblica ammenda per aver, a più riprese, invitato a considerare Matteo Renzi l'uomo nuovo che avrebbe potuto tracciare una rotta virtuosa sulla quale far viaggiare la zattera italiana, portandola fuori dalla tempesta perfetta nella quale era stata precipitata dai comandanti che l'avevano guidata fino al suo avvento. A sette mesi di distanza dall'incoronazione del rampollo pidiellino, incoronato da Re Giorgio I in spregio a tutte le regole istituzionali e costituzionali (vizio questo ormai antico di ciò che fu una democrazia!), mi trovo dinanzi ad una sgradevole alternativa. Delle due l'una: o Matteo Renzi è un perfetto idiota oppure Matteo Renzi considera gli italiani dei perfetti idioti. In verità vi è anche una terza ipotesi e cioè che entrambe le due precedenti siano vere. Non è mia intenzione tediarvi con la lunga lista dei parametri negativi di tutti gli indicatori economici e sociali che hanno continuato a peggiorare nei mesi di questo ennesimo governo di dilettanti allo sbaraglio. A questo pensano quotidianamente gli autorevoli rappresentanti della stampa scritta e parlata. Dall'aumento indiscriminato della pressione fiscale all'aumento costante dei dati sulla disoccupazione, dal peggioramento del PIL all'impressionante ecatombe di aziende medie e piccole, dall'aumento incontrollato del debito pubblico al crollo costante dei consumi, dall'aumento della povertà allo smantellamento deliberato di tutti gli istituti socialmente indispensabili (sanità, scuola, trasporti pubblici), dalla folle politica sull'immigrazione indiscriminata ai tagli della spesa per la sicurezza nazionale, al mantenimento di tutti i privilegi di una classe politica imbelle, inetta e parassita. Nulla di quanto dichiarato e promesso da Renzi in questi sette mesi di soap opera di infima categoria è stato mantenuto. Ma quel che è più sconfortante è il perdurante servilismo nei confronti delle istituzioni europee. Patetico parvenù aveva promesso che, sedendosi nel consesso dei grandi d'Europa, avrebbe battuto i pugni sul tavolo per guidare un radicale rinnovamento, per abbattere il catastrofico rigorismo imposto dai tecnocrati di Bruxelles, rigorismo che così tanti danni irreparabili ha prodotto ai popoli europei ed italiano in particolare. Dopo sette mesi di gaffe linguistiche e sceneggiate degne dei peggiori feuilletton ottocenteschi, ritroviamo il baldo Renzi nel ruolo di primo lacchè della virago teutonica, unica e sola padrona d'Europa ormai. Ride Renzi, ride sempre. Incurante della tragedia in cui è sprofondato il Paese, continua a ridere ignorando forse la locuzione latina che stigmatizza come il "risus abundat in ore stultorum". Cosa rimane, Presidente Renzi, dei progetti stimolanti della Leopolda? Rimangono solo le parole, tante parole, troppe parole ed il vuoto assoluto della Sua capacità di dare sostanza a quelle parole. Il bluff è scoperto. Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.