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Monti-Lohengrin

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

14
DIC
2012

 

Alla luce di quanto accaduto tra Sant’Ambrogio e l’Immacolata, mi viene da pensare che il succedersi degli avvenimenti non sia scandito dalla casualità, come molti fingono di credere, ma segua la ferrea logica derivante dagli atti e dai comportamenti pregressi. Nel tardo pomeriggio di venerdì 7 dicembre, approfittando della “vacanza” di mia moglie, da sempre poco indulgente nei confronti della mia inguaribile melomania, mi sono dedicato le cinque ore di puro delirio musicale apparecchiato anche in questo 2012 dal pagano rito scaligero. Essendo un ultras verdiano ammetto di non provare molta simpatia per la ferocia teutonica del melodramma wagneriano, ma devo riconoscere che l’esecuzione di quest’opera romantica, come la definisce lo stesso autore, ha toccato le corde più profonde del mio animo inquieto.
Come dicevo però, alcune apparenti casualità mi hanno dato spunto per una riscrittura informale degli accadimenti istituzionali degli ultimi giorni, fuori dagli schemi proposti dai tanti (troppi!) opinionisti ed esperti di gossip politici nazionali, e forse per questo motivo più credibile. Prima apparente coincidenza è la materializzazione nel foyer della Scala dell’ineffabile Professor Monti, evento di per sè piuttosto anomalo in quanto, da che ho memoria, non ricordo di un Presidente del Consiglio che presenzia alla prima meneghina. Per di più un presenzialismo sgradevole dati i gravissimi problemi che opprimono il Paese!
La seconda apparente coincidenza è inerente alla sorprendente complementarietà tra il dramma di Lohengrin e lo pseudo dramma della caduta montiana.
La mia visione dell’opera, che immodestamente coincide con la visione dello stesso Wagner, ci propone la figura di Lohengrin non più come eroe epico, non più il Cavaliere del cigno della tradizione cavalleresca, bensì come un portatore (insano) di traumi, egli stesso profondamente disturbato. La figura angelicata della sua adorante Elsa di Bramante, si disvela progressivamente come quella di una donna marcata dal passato, afflitta dal senso di colpa per la scomparsa del fratello, per il proprio fallimento e divorata dall’ansia dell’abbandono, che la trascina nell’autodistruttiva idealizzazione del suo amante. Tutto intorno a loro un mondo ed un tempo di cambiamenti sociali estremi, male interpretati dai protagonisti, che li porterà all’oblio.
Penso sia facile assimilare la figura di Lohengrin a Monti e quella di Elsa di Bramante all’Italia. Un Italia prostrata da anni di guida politica dissennata, incompetente e vessatrice, si illude di poter affidare la propria salvezza all’uomo della provvidenza Monti-Lohengrin. Il Paese desidera ardentemente, ma anche irragionevolmente, ciò che va oltre la ragione ed è convinto che solo chi venga da fuori dalla palude dei Palazzi romani, un’anima vergine, possa soddisfare questa aspirazione redentiva e salvifica.
Ma Monti-Lohengrin alla fine viene smascherato e deve denunciare chi è e chi sono i suoi padroni-mandanti, i poteri forti della finanza mondiale a cui si ricongiunge abbandonando l’amante sedotta. Elsa-Italia non può sopportare questo ulteriore colpo mancino del destino e soccombe vittima delle stesse cure del medico a cui si era affidata.
Il dramma si chiude qui ma il timore è che, visto chi si candida alla guida del governo nei diversi schieramenti, si stia scivolando colpevolmente nella farsa tragica.
 


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