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Dopo i fatti di Taranto/ Maschi, imparate a sentirvi dire di no

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

16
GIU
2016
La violenza è qualcosa che, se espressa dall’uomo, finisce per assumere tutti i caratteri della negatività e della bestialità della messa in atto di una azione che non può essere definita umana.
Quando eravamo piccoli ci hanno insegnato che la violenza era espressione forte e negativa presente in alcuni animali feroci e difficile da combattere; era per questo che crescevamo nell’idea di distinguere nel mondo animale quelli violenti e quelli addomesticabili.
La storia dell’ultimo trentennio ha fatto scoprire ad adulti e ragazzi una immagine diversa della violenza trasferendone tutte le negatività dal mondo bestiale a quello umano.
Si arriva ad uccidere la propria figlia, la propria moglie e la propria madre.
Siamo ormai abituati ad usare espressioni come “violenza sui bambini, sui ragazzi, sugli adulti, sugli anziani, sugli indifesi e, finanche, sui diversamente abili”.
Tale accezione ha trovato, però, un ventaglio interpretativo e operativo diverso dal “fare violenza”, cioè la violenza si è articolata dall’uso delle mani e delle armi alla sfera delle espressioni verbali che hanno tutti i connotati della violenza. Così si dice che la violenza verbale è arma che penetra e ferisce tanto quanto un’arma materiale.
Sarebbe interessante soffermarsi su questo ultimo aspetto per analizzarne le cause, le conseguenze e prospettarne le possibili correzioni.
Intanto oggi violenza è diventato sinonimo di una azione devastante dell’uomo sulla donna, o sul bambino o sugli indifesi.
Quella sui bambini e sugli indifesi potrebbe trovare campo fertile nel senso che l’età anagrafica e le condizioni di instabilità fisica ne consentono l’acuirsi.
Ma, per le donne, anzi, contro le donne come, perché e quando oggi si usa violenza?
Noi pensiamo che l’uomo, inteso come maschio, continui ad avere della donna una immagine stereotipata falsa come persona debole e incapace di difendersi.
L’uomo, insomma, anche nel Terzo Millennio avanzato non ha smesso la sua maschera di leone o di tigre aggressiva, vuole continuare a svolgere in seno alla società un ruolo che lo avvicina più alla fauna selvaggia africana, che al prototipo dell’umanità.
L’uomo usa violenza sulla donna in maniera diversificata e non soltanto colpendola fisicamente, questo è l’aspetto più evidente con il quale l’uomo vorrebbe dire: “ti posso annullare quando voglio”. Sul come l’uomo usa violenza sulla donna il capitolo presenta altre varianti come quella di tenerla segregata dalla società che lui frequenta per impedirne l’emancipazione e soprattutto di far sì che la donna possa esprimere in pieno tutte le sue potenzialità creative. Nel come rientra anche la violenza sessuale laddove l’uomo pensa che la donna possa continuare ad essere soltanto oggetto di soddisfacimento dei propri appetiti sessuali emulando talvolta la veemenza e la ferocia delle stesse bestie.
Ed è inutile a questo punto non dimenticare che questa è soltanto violenza e che con l’amore non ha nulla a che dividere!
L’uomo usa violenza sulla donna quando registra nella sua vita un fallimento. E’ questa una sconfitta che brucia per l’uomo per il quale in prima fila deve esser messo il proprio successo e il proprio orgoglio.
Le indagini sociali degli ultimi tempi hanno forse trascurato una analisi accurata del quando che, se ben condotta, potrebbe rappresentare un campanello d’allarme che potrebbe, a sua volta, troncare sul nascere una forma di violenza.
L’uomo continua a violentare la donna per motivi vari. Talvolta è accecato dalla gelosia e vede tradimenti anche dove questi non ci sono; altre volte non accetta la prevalenza del successo in carriera della donna a scapito della sua immagine; altre volte lo fa perché vede nella donna una concorrente da battere e, ahimè, talvolta, anche da sopprimere come qualcosa che va ad ostacolare il suo successo nell’ambito della società.
Eppure ciò che ci insegnarono da bambini resta tutto vero ancora oggi: la donna è l’immagine e la concretezza della creatività, della bellezza, della pazienza, dell’amore e del perdono.
Se ogni volta che un uomo prima di mettere in atto un gesto di violenza nei confronti della donna, riflettesse sul grande scrigno che si racchiude in ogni donna e soprattutto  se riflettesse che l’assenza della donna sul pianeta porterebbe all’estinzione dell’intera umanità, forse potrebbe cominciare ad essere meno violento.
E questa è la nostra speranza!


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