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Libera consapevolmente/ Giova seriamente alla salute

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

25
AGO
2016
Slitta a settembre la proposta di legge sulla liberalizzazione della cannabis. Nel frattempo vediamo insieme i benefici che ne procura l'assunzione ma anche i pericoli  della dipendenza
 
La Cannabis indica è una pianta erbacea annuale, angiosperma della famiglia delle Cannabaceae, come la sativa e la ruderalis.
Comunemente conosciuta come droga leggera per la sua azione psicotropa, è largamente adoperata a scopi cosiddetti ricreativi, generalmente assunta in sigarette o pipe, sola o accoppiata a tabacco da fumo.
L’hashish, resina ricavate dalle sommità fiorite della pianta, e la marijuana, trinciato di foglie e fiori secchi della Cannabis indica, contengono CBD (cannabidiolo) e THC (delta-9-tetraidrocannabinolo).
La canapa, originaria dell’Asia meridionale, si diffuse in Europa nel VII secolo a.C. portata dalle popolazioni nomadi, è impiegata sin dall’antichità per uso medico; questa pianta, elaborata in diverse forme, trova largo riscontro nella cura di molteplici patologie.
Al fine di comprendere l’azione della Cannabis indica sull’organismo umano, la redazione dell’articolo si è avvalsa del contributo della Dottoressa Ester Nucci, Specialista in Cardiologia e Nefrologia in servizio presso l’Ospedale di Martina Franca.
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I cannabinoidi sono somministrati con la chemioterapia anticancro per ridurne la nausea e il vomito derivati, così come nell'anoressia e la cachessia causate dall'HIV/AIDS. Ci sono forti evidenze di benefici medici per il trattamento della spasticità nella sclerosi multipla e nelle lesioni traumatiche del midollo spinale. Per altre indicazioni, come epilessia, disturbi del movimento e depressione, le ricerche mediche sono inferiori e tuttora in corso.
Gli studi clinici sui cannabinoidi, come per la maggior parte dei farmaci rivoluzionari degli ultimi due secoli, si basano su scoperte occasionali e osservazioni su pazienti che, nel caso specifico, avevano usato prodotti della cannabis. Gli effetti anti-emetici, stimolatori dell'appetito, rilassanti, analgesici e l'uso terapeutico nella sindrome di Tourette furono tutti scoperti in questo modo.
Sono stati costatati effetti positivi sull’aumento di appetito e di massa corporea anche su pazienti con malattia di Alzheimer, riducendo, nel contempo, i comportamenti anormali.
L’uso di cannabis modera la pressione endo-oculare, effetto utile, quindi, nella cura del glaucoma. La sua capacità broncodilatatrice la rende particolarmente efficace nei casi di asma.
I cannabinoidi hanno avuto un ottimo riscontro nel trattamento dei sintomi derivati da sclerosi multipla. L’azione dei derivati di cannabis ha effetti positivi sulle spasticità e sul dolore. Rallenta, inoltre, la progressione della malattia, riducendo la morte massiva dei neuroni e creando una sorta di protezione dei tessuti nervosi.
La maggiore assunzione della Cannabis indica e dei suoi derivati ha, però, finalità ricreativa.
Genera effetti strettamente legati al dosaggio, alla modalità di assunzione, alla risposta soggettiva, alla massa corporea dell’assuntore, all’età e al suo stato di salute. Un dosaggio proporzionato produce sensazione di benessere, rilassamento seguito da molteplici stimoli sensoriali, raramente psichedelici e gradevolmente affinati. Si manifesta un notevole aumento della creatività e, frequentemente, la riduzione di qualsiasi dolore fisico. Naturalmente gli effetti sono soggettivi e possono discostarsi da assuntore ad assuntore.
I derivati della Cannabis indica impiegati a fini terapeutici in Italia, sono originati da produzioni biologiche olandesi, sono acquistabili solo a fronte di prescrizione medica a seguito di conclamate e specifiche patologie, presso farmacie specializzate o strutture ospedaliere.
Ad eccezione dell’uso terapeutico, in Italia l’assunzione della Cannabis indica a scopo ricreativo, è pesantemente sanzionata. Sono considerate illegali la coltivazione, la detenzione oltre quantitativi stabiliti e la vendita dei derivati della pianta.
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L’interrogativo che nasce frequentemente riguarda la possibile dipendenza dall’uso di derivati della cannabis e i possibili danni alla salute. Gli studi clinici sinora condotti, anche non avendo dimostrato la dipendenza da uso di cannabinoidi, hanno stabilito che possono nuocere, anche gravemente, alla salute in specie se assunti in dosi massive e per periodi prolungati. L’incidenza è relazionata anche all’età e allo stato di salute. Mentre l’uso terapeutico trova giustificazione nel rapporto beneficio/danno, quello ricreativo è totalmente a nocumento dell’organismo, così come l’uso del tabacco o l’abuso di bevande alcoliche.
Anche se la casistica clinica è insufficiente a dimostrarne la certezza, l’uso abituale, e in particolare l’abuso di cannabis da fumo, può causare infiammazioni acute e croniche al sistema respiratorio, può incrementare i casi di cancro a diversi organi, può generare aumento della pressione cardiaca e danni al sistema cardiocircolatorio, nonché alterazioni del sonno, delle capacità cognitive e motorie.
 


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