La miopia della nostra categoria e la costante lotta intestina per guadagnare piccoli strapuntini al sole ci condannano inesorabilmente a essere sempre meno classe dirigente e sempre più lavoratori a cottimo
Inutile negare che è stato un anno complesso, anche e soprattutto emotivamente.
Gestire i licenziamenti dei dipendenti dell’OUA, la disdetta dei contratti, la (s)vendita dei mobili e lo sgombero dei locali… beh, ha fatto più male che vedere il monitor segnare 591 voti.
Ogni giorno ho ripercorso i passi che ci hanno portato a Rimini con la consapevolezza che si poteva fare di più e meglio, ma con l'amara constatazione che la miopia della nostra categoria e la costante lotta intestina per guadagnare piccoli strapuntini al sole ci condannano inesorabilmente a essere sempre meno classe dirigente e sempre più lavoratori a cottimo.
La scelta (a mio avviso folle e autolesionista) fatta a Rimini di eliminare l'unico Organismo veramente inclusivo indipendente (pur con tutti i suoi problemi di finanziamento -che si sono rivelati una pagliuzza in confronto alla “clava” consegnata nelle mani dell’onnivoro CNF-) ha completato l'opera di demolizione che Ordini e Associazioni, alternandosi negli anni, iniziarono appena si resero conto dello straordinario potenziale dell'OUA.
Del resto, la recente vicenda dei risultati raccolti con gli emendamenti all’ultima Legge di Bilancio ci conferma che i frutti del lavoro dell’Organismo con stati buoni: attenzione versi i cittadini (per esempio con la tutela per i figli di uxoricidi) e verso la categoria (introduzione nel codice di procedura del legittimo impedimento per le Colleghe gravide) la stella polare del lavoro portato avanti in questi anni.
Contemporaneamente, parallelamente, la vicenda specializzazioni ha segnato (ancor più delle impugnazioni del regolamento elettorale dei Consigli degli Ordini) la sublimazione della frenesia che ci coglie quando possiamo armarci gli uni contro gli altri.
Quel regolamento (addirittura 14 specializzazioni del diritto civile e solo una per penale e amministrativo!) era una follia concepita per agevolare solo pochissimi; e malgrado ciò parte dell'avvocatura (dimenticando 200.00 Colleghi in difficoltà e i cittadini sempre più diffidenti verso il sistema Giustizia) si è prestata ad essere strumento del Ministro della Giustizia, che ha stretto un patto di reciproco sostegno con alcuni dei nostri ottimati.
Essi si sono prestati a un asservimento politico senza precedenti nella nostra storia, da Cicerone in poi.
Solo poche associazioni e alcuni grandi Ordini sono scesi in campo assieme all’OUA per combattere questa battaglia; gli altri dove erano?
Con i denari degli avvocati ci si è lanciati in una operazione editoriale fallimentare, che ha sponsorizzato apertamente il PD (o meglio la corrente orlandiana del PD), salvo qualche ripensamento (e virata verso Boschi) in queste settimane che precedono le elezioni. Il tutto senza tenere in minimo conto che gli avvocati hanno mille anime politiche.
Quando il TAR Lazio ha annullato il regolamento specializzazioni (che evidentemente favoriva solo i penalisti e gli amministrativisti), cavalcando i desiderata di alcuni (credo pochi) colleghi penalisti che aspirano da sempre ad avere un albo separato, l’Unione Camere Penali ha depositato un ricorso in appello ad adiuvandum del Ministero (si badi: proprio perché richiesto dal Ministro, che evidentemente aveva da regolare i conti con chi lo aveva portato dinanzi al TAR).
Tutto ciò è stato dichiarato in diretta in una trasmissione radiofonica da un componente della giunta UCPI; e anche questo è passato nella indifferenza dei più.
Ed ancora, malgrado l'opposizione di Avvocati e Magistrati, questo Governo, sempre sponsorizzato dal costosissimo blog voluto solo dal CNF e pagato da tutti gli avvocati, ha tentato in ogni modo di violare le norme delle commissioni parlamentari nello spasmodico tentativo di violentare l’ennesima volta il processo civile con un emendamento alla Legge di Bilancio.
E mentre Roma brucia, il Cnf continua ad elargirsi lauti gettoni, a fronte di regolamenti e sentenze che vengono regolarmente bocciati dalla Magistratura amministrativa e dalle Sezioni Unite della Cassazione
E’ difficile trovare la forza per continuare a gridare NO a questo scempio, soprattutto quando lo si è già gridato girando l’Italia e poi da un palco, restando inascoltati.
E’ difficile trovare la forza per gridare NO, quando hai portato (vincendo) il Governo dinanzi alla Magistratura amministrativa e il giornale/blog del CNF scrive che invece hanno vinto loro (eppure c’è poco da interpretare quando una sentenza dice che quel regolamento era irragionevole, arbitrario, incoerente e illogicamente omissivo).
E’ difficile gridare NO, quando, nell’indifferenza generale, vedi recapitare con le copie cartacee del Dubbio il bollettino per sostenere il Partito Radicale!
E’ ancora più difficile quando una sparuta minoranza di colleghi si spende per aprire i nostri studi ai grandi capitali e ridurci a lavoratori cottimisti.
E’ difficilissimo intravedere un sentiero di risalita, quando i Colleghi si schierano uno contro l'altro per il business delle scuole di specializzazione, per un posto “blindato” in un Collegio elettorale o per una poltrona in qualche CDA o Authority.
Ma io continuerò a farlo, e sono sicura che avrò con me tanti Colleghi liberi e pronti a mettersi in gioco anche quando i numeri e i governi ci saranno contro; continuerò a farlo nel mio Foro in occasione di ogni momento elettorale che si terrà nel prossimo anno, incoraggiando all’impegno chi si sente dimenticato da queste rappresentanze o non condivide la visione mercatista che sta prendendo piede; insieme continueremo a batterci perché i processi (da quelli celebrati davanti ai Giudici di Pace a quelli in Cassazione) si svolgano nel rispetto del nostro ruolo; perché le aule siano decorose e le cancellerie accessibili (anche e soprattutto in provincia); perché la formazione sia garanzia di qualità e non un semplice passaggio del badge.
Ci batteremo a livello parlamentare per proseguire ciò che avevamo iniziato: un numero programmato nelle Università, per un esame dignitoso ed effettivamente selettivo, per restare liberi e non manovali dell’opificio giustizia; e per tornare ad essere il riferimento dei cittadini, ormai vessati e stremati da uno Stato in disgregazione sotto i colpi degli ultimi governi.
E, soprattutto, sarò al fianco di vorrà riportare il rispetto delle regole, l’imparzialità e la solidarietà nelle nostre rappresentanze.
*Mirella Casiello, avvocato del Foro di Taranto, dal 2014 per due anni ha ricoperto il prestigioso incarico di presidente nazionale dell'OUA (Organismo Unitario dell'Avvocatura).