Esistono, nel capoluogo ionico, alcuni angoli che non è esagerato definire “di Paradiso” per le loro bellezze naturali e per il fascino che suscitano. Una di queste è certamente la zona della Circummarpiccolo posta di fronte all’ex complesso della Basilica dei Santi Pietro e Marco, con una preziosa testimonianza di devozione popolare
L’invito ci viene rivolto dal prof. Antonio Fornaro che ci vuole far vedere quella che lui, da esperto studioso delle edicole votive di Taranto, ha definito “l’edicola votiva più grande di Taranto a cielo aperto” e non soltanto questa ma anche il suo autore, l’artigiano monteiasino di circa 87 anni, Ciro Quaranta, che dal 2009 ha fatto della sporgenza a mare su cui insistono le edicole da lui realizzate la dimora quotidiana.
Ogni mattina, all’alba, con la sua auto raggiunge questo complesso di oltre 50 edicole votive che a voluto dedicare alla Madonna di Fatima dei Pescatori del Mar Piccolo e alla memoria di mons. Motolese.
Con semplicità devozionale e maestria artigianale ha realizzato su colonne di tufo in uno spazio di circa 100 metri un “capolavoro” che i tarantini dovrebbero conoscere, amare e custodire nel tempo. Ha così realizzato le stazioni della via Crucis, i vari messaggi di Fatima ai cristiani e una serie di edicole che racchiudono la sua storia religiosa che affonda le radici in una conoscenza minuziosa della Bibbia i cui luoghi santi si vanta di aver visitato decine di volte e nei quali ha prestato anche la sua opera artigianale e di volontariato.
Dall’aspetto simpatico e sorridente, bene disposto al dialogo e alla conversazione, riesce a catturarti fino ad avere il piacere di consumare in sua compagnia ore di conversazione ricche di notizie ed insegnamenti.
Alla domanda sul mestiere da lui praticato sorride e rispondendo aggiunge che sarebbe troppo lunga la lista per indicarli tutti. Ricorda di aver iniziato all’età di 18 anni e di aver, in crescendo, messo la sua professionalità a disposizione di chi gliela richiedeva.
Ha girato mezzo mondo portandosi nei principali paesi europei e nei luoghi più noti della devozione mariana come Fatima, Lourdes e Santiago de Compostela, ha girato anche in paesi extraeuropei e ha portato sempre in sè negli occhi, nel cuore e nella mente ottimi ricordi di quelle straordinarie esperienze di vita.
Il lettore a questo punto penserà che con lui la vita sia stata benevola ma così non è non appena ci racconta con dovizie di particolarità i momenti salienti della sua esistenza.
Convolò a nozze all’età di 26 anni, mise al mondo tre figli e dopo qualche anno con un dolore che ancora oggi si porta dentro, anche se non lo vuole ammettere, si vide strappata alla vita l’adorata consorte alla quale ha dedicato una edicola votiva, la più ricca e significativa del complesso, dove svetta una croce e alle cui spalle è incorniciata una lettera dello Stato del Vaticano per poi, scendendo verso la scogliera, immergersi in uno di quei presepi incantevoli in ceramica cotta grottagliese a dimostrazione dell’attaccamento alla sua terra (Grottaglie dista pochi chilometri dalla sua terra).
Ciro era entrato nel cuore dei suoceri e per questo motivo dopo qualche anno sposò la cugina della prima moglie mettendo al mondo altri due figli. A completamento di questo itinerario veramente insolito Ciro, che non sarebbe retorico definire il “Grande” ha realizzato una bellissima cappella intitolata alla Madonna di Fatima.
E ci tiene a precisare che una è la Madonna e mille sono i titoli a lei attribuiti dall’uomo.
Ha un vero senso di venerazione verso l’ex arcivescovo di Taranto, mons. Guglielmo Motolese, suo vero maestro spirituale. Ci tiene a precisare che è un buon cristiano ma non bigotto, e che fino a quando le forze lo aiuteranno continuerà a realizzare opere sempre nuove e interessanti.
Questo enorme complesso insiste su proprietà del Demanio della Marina Militare. Ciro ha avuto con quest’ultimo non un rapporto di accesa conflittualità ma ha spiegato il suo intento non ha fini di lucro e, nonostante qualche denuncia a suo carico, se le è cavata sempre bene.
Il sole volge al tramonto e, dipendesse da lui, starebbe a parlare anche tutta la notte con noi, del resto il posto è incantevole e il profumo dell’acqua marina penetra nelle narici e ti fa respirare a pieni polmoni.
Prima di salutarci vuole estrinsecarci tutto il suo affetto e la stima verso i lavoratori dei vicini giardini delle cozze. Per loro ha parole di elogio sincere e commoventi: ne apprezza il sacrificio e il rischio del lavoro e conclude dicendo che questi sì che meriterebbero un premio da parte della città.
Congedandoci ci rivolge un accorato appello: “non scrivete cose grandi su di me. Ho fatto soltanto piccole cose che mi auguro vengano apprezzate e custodite”.
Noi abbiamo recepito il suo invito finale e crediamo di averlo presentato nella estrema semplicità della sua persona.
Quanto all’invito di custodire nel tempo il frutto di questi primi sette anni di lavoro, non spetta a noi mantenere la parola ma a coloro che ci amministreranno nei prossimi anni.
Grazie maestro Ciro per l’amore che nutri per Taranto, che ami al punto tale da sostenerti dalla mattina alla sera con un semplice panino e con le mani sporche di tufo e di calce.