La tecnologia a servizio dell’uomo o l’uomo a servizio della tecnologia? Questo è un quesito che ci si pone ogni volta che s’immettono sul mercato internazionale i risultati della ricerca avanzata. Dai prodotti di consumo a servizio della persona, della casa e del tempo libero, ai più sofisticati macchinari da impiegare nel settore dell’industria, della medicina, della ricerca, dei trasporti
E’ sufficiente visitare un negozio di elettronica, sfogliare le pagine di internet, guardare i programmi televisivi o partecipare a una qualsiasi fiera campionaria, per affacciarsi a un mondo di nuovissimi strumenti tecnologicamente avanzati e capaci di svolgere funzioni perfino imprevedibili da Jules Verne o utilizzati nelle serie televisive degli anni ’70 dedicate alla fantascienza. Quasi tutto quello che s’immaginava, in concreto esiste quale risultato del progresso e della ricerca.
La massima esposizione mondiale dell’hi-tech di consumo è il CES, acronimo di Consumer Electronics Show, a Las Vegas che, con cadenza annuale, propone le più avanzate scoperte nel settore dell’informatica, della telefonia, delle telecomunicazioni, della domotica, della robotica, della stampa 3D, dei gadget e dell’automotive.
Per gli addetti al settore è un vero e proprio Paese dei Balocchi dove si possono ammirare produzioni attese con impazienza dopo aver acquisito indiscrezioni trapelate dalle case produttrici. Anche i semplici consumatori attendono questo evento invernale ipotizzando l’acquisto cui ambiranno, in attesa della sua commercializzazione.
E’ chiaro che, oltre al maniacale bisogno di fornirsi delle ultime novità hi-tec, la maggior parte dei consumatori non si affretterà ad acquistare l’ultimo modello di frigorifero che aggiorna il suo contenuto redigendo un puntuale elenco della spesa, o un’autovettura con guida completamente autonoma, oppure un televisore sottilissimo e a schermo curvo dotato di funzioni smart o, ancora, un esacottero dotato di telecamera ad alta risoluzione e lunga autonomia, ma attenderà che la maggiore diffusione dei prodotti ne faccia diminuire i prezzi. Molto probabilmente si predisporrà all’acquisto dell’ultimo modello di smartphone dotato di nuovissime funzioni e una capacità di memoria tale da immagazzinare i testi custoditi nella biblioteca del Trinity College di Dublino o le opere d’arte esposte all’Hermitage Museum di San Pietroburgo.
Pensare di programmare a distanza le funzioni degli elettrodomestici, monitorare telecamere poste a centinaia di chilometri, ordinare da remoto alla propria autovettura di venirci a prendere, non prima di aver climatizzato e ozonizzato l’abitacolo e scelto la colonna sonora del proprio viaggio, non può che allettarci. Sicuramente l’hi-tech rende la vita più evoluta, anche se sovente, i consumatori fruiscano di circa il 40% delle potenzialità disponibili. Di contro, c’è chi vede l’avanzamento tecnologico come un antagonista del pensiero e della logica ma, nella realtà, qualsiasi cosa favorisca la logica e il pensiero, è sicuramente positiva e deve essere accolta come un segnale di crescita.
A prescindere dalle preferenze, come per ogni aspetto della vita, sarebbe saggio dotarsi di strumenti, accessori e oggetti consoni alle proprie esigenze, ricusando il superfluo, anche nel rispetto di chi non dispone neppure dei più elementari sussidi. Anche in questo caso, la capacità di discernimento conduce alla logica. In tal senso, citeremo ancora Henry Ford per uno dei suoi storici aforismi: “C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti.”
L’avanzamento tecnologico nel campo medico e della ricerca riveste un aspetto assolutamente differente. Qualsiasi scoperta che possa apportare risultati più rapidi, migliorativi o risolutivi, deve essere sempre considerata un progresso scientifico, a qualsiasi costo e anche se riesce a fornire solo piccoli vantaggi. Purché, anche in questo caso, sia per tutti.
Nel mondo del lavoro, in generale, l’innovazione tecnologica, intesa in senso ampio, sortisce vantaggi indiscutibili. Tutte le professioni, ad esempio, riescono a trarre il massimo beneficio, fornendo risultati qualitativi elevati proprio per l’impiego di ausili tecnologicamente avanzati che permettono agli operatori di dedicare maggiore tempo e impegno alle tematiche che non alla gestione del loro sviluppo.
Nell’ambito della produzione tutto quanto migliori la progettazione, la gestione, la semplificazione, la sicurezza e l’incremento non può che essere positivo anche se l’artigianato, per restare tale, conserva strumenti relativamente avanzati proprio per preservare l’unicità del risultato.
Lo sviluppo tecnologico è un elemento fondamentale dell’innovazione tecnologica che, ad esempio nel settore industriale, favorisce la crescita economica, l’aumento dei consumi, della produttività, dell’occupazione e della qualità del lavoro.
Tutte queste utilità, però, si scontrano con una stridente contraddizione: la ricerca e l’innovazione tecnologica sono patrimonio, quasi esclusivo, dell’imprenditoria privata. L’innovazione è promossa al fine di aumentare la competitività e, quindi, i propri interessi. E’ un principio comprensibile che, però, sortisce ricadute difficilmente favorevoli al mondo del lavoro, rendendo l’uomo a servizio della tecnologia e non il contrario. A questo si aggiunge il supporto fornito da canali di finanziamento e sostegno pubblico che incentivano la ricerca nelle grandi realtà economiche a discapito delle piccole imprese e non imponendo, in cambio, la fruizione pubblica di una parte dei risultati ottenuti dai progetti. In questo senso, riemerge la scarsa attenzione che è posta nei confronti della ricerca nell’ambito delle istituzioni. Il crescente taglio dei fondi pubblici destinati a cultura e ricerca, ha progressivamente trasformato la scuola e l’università in luoghi dove si svolgono molta didattica e poca ricerca, preferendo le facoltà ai dipartimenti, all’opposto di quanto accade in buona parte del mondo.
Quali azioni potrebbero invertire questa tendenza che condiziona la reale fruibilità del progresso tecnologico? Come per tante altre realtà sociali, si confida nella lungimiranza della classe politica e, in prima persona, è possibile prediligere le scelte basate sui reali bisogni piuttosto che sulle influenze del mercato che sostiene l’abuso dei beni, più dettato da costumi e tendenze che dalle necessità.
Solo meno cool e più smart!