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Anna Fougez/La vera diva di Taranto

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

9
FEB
2017

L’attrice di varietà che ha segnato un’epoca con il suo stile inconfondibile da vera star. Una donna estremamente intelligente e pratica: riparava le calze smagliate con gli strass pur avendo il mondo ai suoi piedi. Il libro di Luigi Calabrese riporta in vita il ricordo di una vera celebrità

Anna Fougez, una diva da conoscere, da scoprire, da amare perché vero vanto di Taranto nel campo teatrale, dell’avanspettacolo e della canzone. Una diva nel pieno senso dell’espressione che aveva finito per attirare su di sé le invidie di chi non le poteva tenere il passo.
Oggi, a cinquant’anni dalla sua morte, se Anna potesse parlare direbbe: “Non è mai troppo tardi” e ne avrebbe tutti i buoni motivi, visto che, ancor prima della sua morte, il grande pubblico e i tarantini l’avevano quasi dimenticata.
Eppure, caparbiamente, volle ed ottenne di essere sepolta a Taranto. Fino ad oggi sono tre le tappe dei suoi resti mortali: la prima fu l’inaccessibile tomba dei Pappacena-Laganà, dalla quale fu poi esumata e i resti del corpo sepolti in un campo comunale del Cimitero.
Soltanto a settembre dello scorso anno i suoi resti mortali (sul cranio si vedevano ancora i capelli) sono stati composti in una cassetta per ossario e degnamente sepolti in una moderna galleria comunale.
Di lei si può e si deve dire tutto il bene che riuscì a realizzare. Il successo a soli 8 anni non le aveva fatto montare la testa, guadagnava benissimo e investì i suoi proventi in ciò che le serviva per il palcoscenico e per il suo elegantissimo e ricchissimo guardaroba.
Ha segnato un’epoca, lo ha fatto nel segno della vera arte teatrale, è stata una donna generosa e ha amato la sua città fino all’ultimo giorno della sua vita.
Fa piacere registrare intorno alla sua persona e alle opere da lei scritte ed interpretate un rinnovato interesse da parte dei tarantini, da Leo Pantaleo, al Comitato per la Qualità della Vita fino alla Bottega delle Idee di Luigi Calabrese al quale abbiamo rivolto alcune domande nell’intervista che segue a questa introduzione.
Che ciò sia fruttuoso e duraturo nel tempo e che non conosca la primavera di una sola stagione. Di Anna restano segni indelebili del suo tempo e un modo di affrontare la vita da donna piena di vitalità tanto che faceva tutto da sola componendo le canzoni, facendo da regista e da scenografa per i suoi film e per le sue innumerevoli serate con le quali ha rallegrato centinaia di migliaia di italiani e non solo.
Per questo motivo è diventata un esempio da additare alle giovani generazioni tarantine perché, come lei fece quando era ancora bambina, così facciano i nostri giovani talentuosi guardando al futuro con sfumature rosee e cariche di speranza. Di lei sono numerosi i ricordi, dal braccialetto d’oro a forma di vipera che ostentava sul palcoscenico alla cintura, sempre di vipera, stretta alla vita.
Donna non bellissima ma dagli occhi grandi e neri, elegantissima, bruna, alta, sottile e con un  inconfondibile neo sulla gota destra. Donna forte, volitiva e sicura di sé, per 40 anni dominò la scena italiana come cantante, attrice, scenografa, regista e disegnatrice dei suoi stessi abiti.
Quando le calze di rete si smagliavano lei continuava ad usarle cucendo sulle smagliature i brillantini. Ballò nel 1938 il Bolero con Carlo Dapporto e ogni anno tornava a Taranto per esibirsi all’Orfeo.
Anna Fougez, vero vanto di Taranto, sembra che stia vivendo una sua seconda primavera. Sta a noi tarantini farla conoscere in città e nell’intero Paese. E’ un patrimonio del quale non possiamo dimenticarci e, come si leggerà nell’intervista che segue, le nuove generazioni tarantine hanno saputo leggere in lei e nelle sue opere ciò che di bello e di buono seppe regalare al mondo dello spettacolo.
Abbiamo raccolto nell’intervista che segue alcune considerazioni di Luigi Calabrese, ideatore dell’Associazione “La Bottega delle Idee” di Taranto, nata nel novembre 2007, ed autore del libro “Irresistibile Fougez”.

Quando e perché decise di fondare l’Associazione  da Lei diretta?
“L’Associazione “La bottega delle idee”  è nata nel novembre 2007, per iniziativa di un gruppo di amici da sempre impegnati come operatori culturali”.

Ci vuole tracciare un bilancio di quanto realizzato?
“La bottega delle idee” ha organizzato diverse manifestazioni d’interesse civico, storico e sociale, come quelli su Aldo Moro, Giovanni Acquaviva e Diego Marturano nel solco del progetto del “Riscatto e della memoria. Particolare attenzione è stata data “Alla riscoperta dell’identità perduta” della nostra bella Taranto con uno sguardo esclusivo all’Isola, alla città vecchia, organizzando mostre, escursioni, visite guidate, eventi, come l’affascinante rievocazione storica del rinvenimento dei resti mortali di San Cataldo o la “Perdonanza”, proprio per meglio conoscere e comprendere la profondità dei Sacri Riti della Settimana Santa. Ne corso di questi anni un alto livello d’attività è stata agevolata dal sito internet, www.labottegadelleideetaranto.it. Il fiore all’occhiello dell’Associazione è però rappresentato dalle pubblicazioni editoriali che ben rappresentano il lavoro svolto sin qui e che hanno permesso alla “Bottega” di entrare nelle case di molti tarantini”.

La proiezione in prima assoluta nazionale del film di Anna Fougez all’Orfeo lo scorso dicembre ha incantato i numerosi spettatori. Perché, secondo Lei, è accaduto tutto ciò?
“Devo dire che i cittadini hanno risposto molto positivamente a una manifestazione che siamo riusciti a creare  riportando curiosità e interesse in un pubblico disabituato alle produzioni del territorio di buon livello artistico e culturale. Abbiamo creato un evento nell’evento, spettacolarizzando una serata, inizialmente destinata solo alla proiezione del film “Fiore selvaggio”, inserendo una post produzione televisiva, con immagini ritrovate presso gli archivi della Rai Tech e con interventi canori del soprano Tiziana Spagnoletta che ha proposto, indossando costumi originali della Fougez, alcuni brani famosi dell’artista”.

Lei ha scritto un libro sulla figura di Anna Fougez. Perché ha deciso di dedicare alla grande artista un’opera letteraria?
“Di Anna Fougez avevo sentito parlare quando ero ragazzino da mio nonno e poi nel 1986 quando Leo Pantaleo mi contattò per realizzare una mostra sull’artista.  Fu allora, esattamente trent’anni fa, che feci una promessa a me stesso: appena ne avessi avuto la possibilità e la forza, avrei fatto di tutto per tornare a far splendere quella “stella”.
Così, ricorrendo nel 2016 i 50 anni dalla sua morte, decisi che i tempi fossero ormai maturi.
Sono partito, come in una grande ed emozionante avventura, alla ricerca dei reperti che testimoniassero la vita di Maria Annina, non solo quella legata alla scena e ai successi artistici, ma anche quella privata e quotidiana. Ho messo insieme, catalogato, verificato, per quanto possibile, tutto ciò che sono riuscito a trovare in questa lunga e difficoltosa ricerca. Molto materiale fotografico, ma poco di scritto, perché sulla storia del Varietà e del Cafè-Chantant italiano di quegli anni non vi sono tanti documenti. Così come pochissimo è rimasto delle registrazioni audio e dei tanti dischi incisi, poiché gran parte di essi furono prelevati a fine carriera dalla stessa Fougez, diventando, dopo la sua morte, preda di anonimi collezionisti.
Il materiale riprodotto in questo libro-catalogo è di proprietà di Leo Pantaleo, della Biblioteca della SIAE, dell’Istituto Luce e della Cineteca Nazionale di Roma, ma anche del Museo del Cinema di Torino e di alcuni collezionisti privati, tra i quali Paolo Ruta”.

Prima del riuscito restauro della pellicola proiettata a Taranto cosa aveva realizzato sulla stessa artista?
“Nel 1986 il mio amico Leo Pantaleo, propose a me e Lucrezia Salinaro di aiutarlo nella realizzazione di una mostra su questo straordinario personaggio.
Con Leo ci conoscevamo attraverso il Teatro e lui era rientrato in città da qualche anno, dopo aver avuto varie esperienze di livello nazionale, con i più valenti protagonisti dello spettacolo di quel periodo.
Era, inoltre, diventato un attento collezionista. Fu un gran bel successo, quando Angela Luce, attrice e cantante italiana, venne quel 22 marzo a inaugurare la mostra. Anno importante per Taranto quello. La mostra sulla Fougez e molte altre iniziative di buon livello culturale ma, soprattutto, l’esposizione degli Ori, di quella meravigliosa collezione di gioielli della Magna Grecia allestita presso il Museo Nazionale”.

Quali sono i progetti futuri dell’Associazione sulle opere di Anna Fougez?
“Nel corso di questi primi mesi dell’anno andremo a presentare il libro biografico, attraverso un reading letterario con la lettura di alcuni brani del libro, a cura degli attori: Roberta Passantino, Lucrezia Salinaro e Adriano Calzolaro, intervallata dalla proiezione di clip del film “Fiore Selvaggio” e di alcune immagini dell’artista.
A breve, in collaborazione con l’Associazione Nobilissima Taranto, apporremo all’inizio di vico Innocentini in città vecchia, lì dove nacque la Fougez, una targa commemorativa, rimediando ad una “trascuratezza” di tutti questi anni.
Mentre nel prossimo mese di marzo avvieremo l’allestimento della mostra nella galleria del Castello Aragonese di Taranto, con tutto il materiale che abbiamo catalogato: immagini, locandine, manifesti, lettere, cartoline e alcuni abiti dell’artista”.

Secondo lei la Fougez è conosciuta in maniera adeguata dai tarantini?
“Assolutamente no. Il ricordo della grande  stella del varietà italiano  si è oscurato  nell’oblio della dimenticanza. Persino le sue spoglie, portate amorevolmente nella sua terra natale dall’amato e devoto René Thano, qualche anno dopo furono rimosse dalla ormai fatiscente cappella di famiglia, e sistemate in un terreno comunale, senza nessuna cura, senza nessun rispetto! Solo qualche mese fa, su sollecitazione di qualche associazione, sono state traslate in un loculo provvisorio in attesa di una degna sepoltura”.

Quali sono gli aspetti che maggiormente le interessano di Lei?
“Maria Annina Pappacena è stata innanzitutto una grande donna per quei tempi. Divenne il simbolo della nuova donna, segnando un passaggio fondamentale per la storia del costume e soprattutto per quella delle donne nel nostro Paese. Rappresentò una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire i rapporti tra uomo e donna, sul valore da attribuire alla sensualità femminile e sul diritto a esibirla in maniera esplicita, quasi spregiudicata.
La Fougez fu la più elegante di tutte: le prime piume di struzzo, le prime scale in palcoscenico, le prime fontane luminose, oltre ai gioielli preziosi. Il pubblico maschile era inebriato dalle sue movenze sensuali, dalle calde labbra e dal fascino che emanava durante i suoi spettacoli, ma anche quello femminile era affascinato dalla sua ricercata eleganza e da quegli abiti sontuosi, raffinati, ideati e creati da lei che rappresentavano un’icona per la moda dell’epoca”.

Cosa fare per mantenere alta nel tempo l’attenzione per questa grande donna tarantina?
“Il personaggio Fougez, negli ambienti del cinema e dello spettacolo nazionale è certamente più conosciuto e apprezzato che qui, anche se è normale che dopo molti decenni ormai non vi sia più una grande attenzione.
L’operazione che però abbiamo realizzato, attraverso la convenzione sottoscritta con la Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e Apulia Film Commission, mai realizzata con una piccola associazione come la nostra, garantisce una memoria storica importante. Il film, realizzato e presentato di recente a Taranto, nella catalogazione storica del film è quindi in un circuito internazionale, come uno dei cento film d’importanza accertata del cinema muto. Un grande risultato per tutti i soggetti impegnati nel recupero, che però parte dal progetto della Bottega delle Idee. Siamo riusciti in un’operazione di alto livello culturale riportando la Fougez e Taranto in un nuovo ambito d’attenzione. Una buona ripartenza per il territorio”.

Cosa insegna Anna Fougez anche attraverso la sua autobiografia ai giovani di oggi?
“Come la determinazione verso un progetto, un sogno, alla fine paghi i sacrifici richiesti per il raggiungimento dell’obiettivo. Quando Maria Annina, per una serie di vicissitudini viene portata via di Taranto e spinta verso il palcoscenico, capisce che quella sarà la sua vita. E lotta per poter raggiungere al meglio quel traguardo. S’impegna, studia, si sacrifica, anche in totale solitudine, in un mondo difficile come quello dello spettacolo, in periodo devastato dalla povertà e dalle guerre. Affronta tutto con coraggio e determinazione, restando però salda nei suoi principi, e abbandona quel mondo proprio per non essere risucchiata in un universo che sente non appartenerle più.
Tutto questo però rimanendo legata alle sue origini, alla sua terra, che non dimentica mai, chiedendo di poter tornare, alla sua morte, lì dove era nata, nella sua Taranto”.
 



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