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Sipario /Stupro di stato

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

9
FEB
2017

Il teatro-denuncia di Mama Daunia contro l'arroganza e la vigliaccheria del potere nel ricordo indelebile di Franca Rame

La Compagnia Mama Dunìa ha messo in scena “Stupro di Stato”, una rappresentazione teatrale che vuole ricordare la triste e assurda vicenda di Franca Rame, vittima di uno stupro, voluto a livello politico secondo quanto emerse molti anni dopo da un’inchiesta sui movimenti eversivi di destra e sugli attentati compiuti negli anni 1973-1974 da fascisti e criminali comuni con l’appoggio e, in certi casi, sotto la direzione di rappresentanti delle Forze dell’Ordine che avrebbero ricevuto ordini da importanti esponenti politici. Ne parla la stessa Franca Rame nel capitolo “Una Violenza Inaudita” del libro “Una Vita all’Improvvisa” di Franca Rame - Dario Fo (Ugo Guanda S.p.A. Editore, 2009), dove descrive lo spettacolo sulla sua tragica esperienza, portato da lei in scena dal titolo “Lo Stupro”, in tutta la sua straziante crudezza e la sua devastante assurdità. L’inchiesta, condotta dal giudice istruttore di Milano Guido Salvini e conclusasi nel 1998, aveva appurato che “l’azione era stata suggerita da alcuni ufficiali dei Carabinieri della Divisione Pastrengo, nel quadro del sostanziale atteggiamento di cobelligeranza esistente all’epoca fra alcuni settori di tale Divisione e gli estremisti di destra”. Qualcuno dichiarò che il principale militare coinvolto non era in grado di assumersi una simile responsabilità e che l’ordine gli sarebbe arrivato dall’alto.

Antonio Fanelli, direttore artistico di Mama Dunìa, autore e regista di “Stupro di Stato”, perché portare in teatro una storia così difficile e dura?
«Perché il teatro non è solo dramma o farsa, ma è anche amore della verità e denuncia. La terribile vicenda di Franca Rame squarciò il velo di quel falso perbenismo, adulatore del potere che imperversava in quei primi anni ’70 evidenziando che “lo stupro è anche un mezzo di lotta politica… sì, con uno stupro e la tortura si cerca di indurre al silenzio chi dissente… chi protesta… gli avversari politici… GLI ARTISTI… Sì, certo… gli artisti…” (tratto da Stupro di Stato). Parlare di violenza sulle donne parlando di Franca Rame è fuorviante, Franca non subì violenza in quanto donna, o almeno non solo per quello, ma in quanto attivista politica, femminista, ARTISTA.

Franca Rame, grande artista, figlia d’arte, nata in una famiglia di antiche tradizioni teatrali che la portò sul palcoscenico appena nata, moglie di Dario Fo, uomo di spicco non solo del teatro ma dell’intero scenario culturale, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1997. Dario Fo – Franca Rame è stato un forte sodalizio artistico, un grande amore, ma anche una grande complicità nella lotta per la difesa dei diritti civili contro ogni forma di potere che negli anni ‘60 fu causa del loro ostracismo dalla televisione italiana che durò per ben sedici anni. Una donna singolare, con un grande coraggio, una smisurata sensibilità e un innato senso della giustizia. Cosa vuol dire quindi per Antonio Fanelli parlare e scrivere di Franca Rame?
«Parlare e scrivere di Franca Rame vuol dire parlare di un mondo a parte. Scrivere uno spettacolo che fosse un omaggio a lei è stato un grande onore oltre che un impegno perché Franca è stata ed è parte importante della mia vita. È stata mia maestra avendo io frequentato una Scuola di teatro in cui lei era una delle docenti; ma Franca è soprattutto una concezione alta della vita, dell’arte, dell’essere donna. Ho aspettato anni prima di mettere in scena questo lavoro perché cercavo la persona giusta a cui affidare il compito di interpretarla in palcoscenico… Mi è capitato in passato di offrire la parte ad attrici “professioniste” che, entusiaste, hanno subito accettato, salvo tirarsi indietro dopo aver letto il copione affermando: “sì, ma io il giorno dopo devo uscire per strada…”. Questo per capire quanto sia pesante indossare quei panni anche solo per un’ora su un palcoscenico. È un testo duro che suggerisce una profonda riflessione sui tanti oltraggi subiti dalle donne negli ultimi anni. Non a caso partner di questo progetto è l’Associazione Alzàia che ringrazio sentitamente, da dieci anni a difesa e sostegno delle donne maltrattate e che gestisce il Centro Antiviolenza di Taranto».

A vestire i panni di Franca Rame è l’attrice Imma Mandrillo. Come ha affrontato questa interpretazione tanto impegnativa?
«Imma si è accostata al lavoro con un gran timore reverenziale e con una grande umiltà; ha lavorato duramente seguendo sempre le indicazioni suggerite; ha passato molto tempo leggendo e guardando Franca ed il risultato è stato eccellente a conferma delle mie intuizioni anzi è andata ben oltre queste. A lei rivolgo il mio sentito ringraziamento per l’impegno profuso e per la pazienza nel sopportare la mia pignoleria così come ringrazio Carlo Dilonardo che mi ha regalato un cammeo in voce che impreziosisce il lavoro. Ma non posso non estendere i ringraziamenti agli amici dei Laboratori Teatrali di Lizzano per il supporto logistico e a Marika Piccinni, validissima tecnico di sala, audio e luci».

Questo tipo di teatro non si vede molto sul nostro territorio, come mai?
«Il Teatro civile o di narrazione ha origini antichissime ed è stata probabilmente la prima forma di Teatro, é un teatro molto particolare, sul palco l’attore non interpreta ma racconta, denuncia. In passato é stato la sola fonte di informazione su quello che realmente accadeva, penso a Morte accidentale di un anarchico di Dario Fo e Franca Rame che era appunto il solo mezzo che c’era per sapere cosa accadeva nel tribunale di Milano nel processo per la morte di Giuseppe Pinelli.
Forse se ne vede poco perché il pubblico predilige le commedie, perché vive il teatro come momento di svago…giustamente, ma direi che se ne vede comunque abbastanza e  anche di qualità».

A quando il primo appuntamento con “Stupro di Stato”?
«Sabato 25 febbraio alle 20,30 presso l’Auditorium Paolo VI a Taranto, in Via Lago di Averno, 8. Info e prenotazioni: mamadunia@libero.it – cell. 346.51 35 411».
 



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