L'isola tarantina di San Pietro è un autentico scrigno che conserva pagine della storia religiosa e civile della città. Quella di San Paolo è abbandonata a se stessa. A quando un progetto di recupero e valorizzazione?
L’estate è la stagione delle “scoperte” nel senso che ciò che l’inverno ci tiene nascosto, viene poi svelato d’estate.
Non sempre però tutto ciò si può recepire, occorre molta attenzione e una visione attenta e particolareggiata di ciò che ci circonda.
Ed ecco che, quasi per magia, scopri che Taranto ti può apparire come la famosa isola partenopea di Capri.
Qualcuno parlerà subito di esagerazione, ma, a ben riflettere, così non è.
Ed è di ciò che vogliamo parlare nel servizio di questa settimana.
E’ noto che i napoletani e i turisti per raggiungere Capri devono servirsi dell’apposito mezzo navale che li trasporta nell’isola del sole e della straordinaria bellezza che solo una perla marina come Capri sa esprimere.
Ebbene, anche noi tarantini di isole naturali ne abbiamo ben due, quella di San Pietro e di San Paolo che insieme formano le isole Cheradi. Queste isole erano, e restano, una sorta di sentinelle sulla città che, partendo dal porto, arrivano fino all’altezza di Capo San Vito come una finestra che si apre sullo scenario stupendo dell’azzurro Mar Grande di Taranto.
Una di queste isole, la più grande, quella di san Pietro, gestita dalla Marina Militare, oggi è fruibile alla balneazione dei tarantini che trovano i mezzi navali gestiti dall’Amat per condurre i bagnanti sull’Isola.
Qui, oltre alla vegetazione in gran parte formata da pinete, ci sono le cabine e ogni altro confort come si richiede a un stabilimento balneare.
Ebbene, dall’Isola di san Pietro, si gode uno spettacolo mozzafiato con l’affaccio su una parte della Città Antica e del Lungomare del Borgo Umbertino sul Mar Grande.
In particolare i palazzi settecenteschi della Città Antica, la Cattedrale con il suo ricostruito Campanile, il Santuario della Madonna della Salute con la sua grande cupola rievocano le immagini di scorci panoramici simili a quelli veneziani.
Diverso il discorso per la più piccola isola, quella di San Paolo, sempre gestita dalla Marina Militare del cui futuro si parla da un po’ di tempo, ma che per il momento nulla di concreto si intravede.
Ma ritorniamo sull’Isola di San Pietro perché è un autentico scrigno che conserva pagine della storia religiosa e civile della città. A tale proposito Antonio Fornaro ci ricorda che proprio su questa isola si fermò l’apostolo Pietro e lasciò il segno della sua presenza su una pietra da lui usata come guanciale. Ebbene, questa pietra, stranamente, ma non molto, si conserva nella Basilica di San Marco a Venezia.
Sarebbe opportuno, pertanto, prodigarsi per farla ritornare a Taranto, suo luogo d’origine. Sarà possibile? Noi di “Extra” lanciamo la proposta.
Fornaro ricorda anche la presenza sull’isola di San Pietro di Santa Sofronia, la Santa anacoreta tarantina che visse lontana dal chiasso cittadino. Il suo corpo fu scoperto perché emanava un profumo di rosa e perché era circondato da centinaia di uccelli che le regalavano l’ultimo canto terreno prima del viaggio verso il cielo.
Ebbene, di questa santa Taranto possiede testimonianze iconografiche di grande importanza.
Diciamo che Taranto è come Capri perché con le motonavi Clodia e Adria dell’Amat e quella privata della Cala Junco permettono ai tarantini e ai turisti di attraversare i due mari e di vedere, tra l’altro, lo spettacolo dei delfini in Mar Grande, e quello dei citri, le polle di acqua dolce, provenienti da fiumi sotterranei e che tra l’altro hanno generato il fiume Galeso.
A Mar Grande c’è il citro Anello di San Cataldo, nel primo seno del Mar Piccolo ci sono 16 citri e 15 nel secondo seno che rendono la cozza tarantina particolarmente prelibato.
Gli altri citri continuano il loro cammino formando sorgenti di acqua dolce nei piani sotterranei del Castello Aragonese e nei palazzi storici di via Duomo e di Via Paisiello.
Numerosi sono i fiumi che sfociano nei due mari di Taranto.
Il capoluogo ionico può essere paragonato a Capri e ce lo stanno confermando i croceristi che da qualche mese visitano la nostra bella città antica.
Si, è vero, ci sono emergenze e case sregolate dal tempo e dall’incuria ma c’è anche la magica via Duomo che nasconde al suo interno i resti dell’antica via Appia, ci sono le botteghe artigianali e i vasi fioriti sui portoni delle botteghe e sui balconi delle case nobiliari e non che creano una atmosfera di vero incanto.
Gli 80 vicoli in gran parte preseti nell’affaccio su via Garibaldi, le monumentali chiese, le barche che come un tempo portano i turisti a spasso per il mare, la straordinaria gastronomia marinata tarantina e il folclore dei pescatori che camminano scalzi anche d’inverno.
Insomma, non c’è nessuna forzatura nel vedere Taranto come Capri. Da noi ci sono i magnifici ipogei e gli invitanti ristoranti e le più modeste trattorie che fanno da ulteriore forza attrattiva. Questa è Taranto e i suoi mari sono due occhi lucenti di giorno e di notte, sono le sentinelle che da millenni difendono questa città meravigliosa.
Venite a Taranto!