Qualcuno ha fatto i conti senza l’oste: in un momento in cui trionfa l’antipolitica sotto le mentite spoglie delle liste civiche e tutti giocano a fare gli statisti con lo sguardo rivolto all’orizzonte, sta per scendere in campo il ciclone Cito. Ne vedremo delle belle
Avviso ai naviganti: sulla campagna elettorale tarantina sta per arrivare una valanga. Si chiama Giancarlo Cito e potrebbe sconvolgere ogni equilibrio, sradicare, come spesso gli è capitato di fare, ogni legittima convinzione di vittoria.
Perché a Taranto, e qualcuno lo ha già capito, le sorti elettorali passano per AT6. Piaccia oppure no, le cosa stanno così.
Invece, ignaro di ciò che sta per accadere, qualcuno è già ai proclami mentre altri hanno abbracciato la nuova moda del civismo pensando di potersi scrollare di dosso l’orrendo tanfo di partito tradizionale professandosi mammolette multicolore che con il vecchio blocco di potere non hanno nulla a che spartire.
La politica è una cosa seria, cari candidati, e non è saggio gettare il cerino solo perché non si è capaci di tenerlo in mano.
Altra cosa è la politica surrogata cui abbiamo assistito in questi ultimi anni, assimilabile alla brutta copia di se stessa, fallimentare sia sotto il profilo amministrativo sia sotto quello più squisitamente attinente ai rapporti di forza nello scacchiere nazionale.
La politica ha fatto una figura di melma? Bene, facit a mmuina, disegnatevi un loghetto, trovatevi un/una speaker proveniente dal mondo delle professioni, ideate uno slogan più o meno penoso ed il gioco sembra fatto.
Non funziona così: la gente seria ci mette la faccia ed in tempi di antipolitica non si imbosca ma riafferma, con coraggio e se ne è capace, il primato della Politica con la P maiuscola.
Se nascerà una coalizione che andrà dalle liste civiche (che sempre ci sono state) fino ad AT6 passando per il movimento di Raffele Fitto, essa avrà il grosso merito – magari forse in mezzo a molti demeriti - di essere l’unico polo dichiaratamente di centrodestra, senza paure, senza tentativi fraudolenti di ingannare l’elettore ma con un aspetto elettorale così chiaro da non avere il bisogno di ricorrere a contratti con i cittadini, annunci roboanti e grottesche menate varie.
Metti una crocetta e sai per chi voti. Pare poco? A noi per niente.
Se poi Giancarlo Cito dovesse essere dichiarato candidabile (la qual cosa è assai difficile ma non matematicamente impossibile) siamo pronti a scommettere che sarebbero grossi mal di pancia per il nuovo che avanza.
In ogni caso Cito & co, per una serie di miserie altrui più che di meriti propri, finirebbero rocambolescamente per intestarsi la rappresentanza di un’intera area politica con tutto quello che ciò significa in termini di consensi ma anche di richiamo dei grandi elettori e dei portatori di voti ora costretti a stare nelle retroguardie con la lingua appesa al chiodo perché trionfino le belle facce pulite dei non politici.
Sembra l’elogio di Giancarlo Cito ma è solo una dimostrazione di rispetto verso chi, pur con i grossi limiti che tutti conosciamo, ha sancito un patto inscindibile con i cittadini (basato sulle promesse mantenute) tale da avergli permesso di finire (per interposto figlio) per due volte di seguito al ballottaggio anche in un momento in cui la sua stella aveva smesso di brillare.
Questo perché alla politica gnegne delle letterine mandate a Roma ha preferito difendere la propria città (in maniera un po’ folcloristica?) battendo i pugni sul tavolo in ogni sede istituzionale e televisiva ,accendendo i riflettori su Taranto.
Ma anche perché agli inutili pistolotti sulle potenzialità di Taranto “la perla del Mediterraneo” ha preferito la politica dei lavori pubblici, del decoro urbano, della vivibilità, delle fontane rimesse in funzione e delle aiuole in ordine.
Non dimentichiamo il fattore sicurezza curato in prima persona da colui che fu definito “il sindaco sceriffo” che fa a cazzotti con l’odierna invasione di rifugiati in un territorio come Taranto già in una crisi economica e sociale esplosive.
Tutto ciò non sarà esattamente ortodosso o esaustivo delle funzioni di un Primo Cittadino me è la politica delle cose concrete contrapposta al niente, la forza di un carattere vulcanico contrapposta ai morti viventi , la personalità di portata nazionale contrapposta agli smidollati di gittata locale.
Che piaccia o no, che si sia d’accordo con i suoi metodi oppure no, è questa la forza di Cito, è questo il motivo per cui la gente lo ferma ancora per strada o non perde occasione per rimpiangerlo pubblicamente.
Qualcuno lo definirà il poco che spicca se messo a confronto con il nulla ma le chiacchiere stanno a zero: dategli agibilità politica, dategli la possibilità di fare una campagna elettorale e ve ne accorgerete.