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I confini della libertà

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

20
LUG
2017

Dopo che il gestore di una spiaggia di Chioggia ha collocato nello stabilimento cartelli inneggianti al neofascismo, si è riaperto in Italia il dibattito sull'opportunità di vietare ulteriormente le apologie fasciste e naziste, tanto da promuivere un nuovo articolo del codice penale

Si chiama “Introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista”, la proposta d’inserimento di un nuovo articolo del codice penale, promossa da Emanuele Fiano del PD.
Recita testualmente:
«Nel capo II del titolo I del libro secondo del codice penale, dopo l’articolo 293 è aggiunto il seguente:
Art. 293-bis. – (Propaganda del regime fascista e nazifascista). – Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.
La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici».
È abbastanza chiaro che si riferisca a tutti i tipi di propaganda neofascista e neonazista, già bandite in Italia secondo quanto sancito dalla legge 645 del 20 giugno 1952 (legge Scelba) e dalla legge 205 del 25 giugno 1993 (legge Mancino) che, però, hanno lasciato ampi spazi interpretativi e spiragli tali che permettono, di fatto, la divulgazione di queste ideologie. Non sono rare le espressioni d’ispirazione fascista o nazista, esposizione pubblica di simboli e casi frequenti di adozione del “saluto romano” in pubblico. L’uso ampliato dei social ha permesso, inoltre, che il fenomeno della propaganda si ampliasse tanto da consentire minacce e insulti all’indirizzo degli antifascisti.
L’articolo di legge proposto, mira proprio a impedire con maggiore chiarezza, l’apologia al fascismo. In una repubblica basata su principi antifascisti sanciti dalla Costituzione Italiana, sarebbe stato logico pensare che gli unici oppositori fossero gli esponenti della destra radicale italiana ma – al peggio non c’è mai fine – l’ostacolo proviene dal Movimento 5 Stelle – affermando che “…il provvedimento in esame si palesa sostanzialmente liberticida…” e dimostrando il timore che la legge potrebbe punire “…condotte meramente elogiative, o estemporanee che, pur non essendo volte alla riorganizzazione del disciolto partito fascista, siano chiara espressione della retorica di tale regime, o di quello nazionalsocialista tedesco…”, da Forza Italia attraverso Renato Brunetta – che ritiene valido il provvedimento solo se sia attuato anche per il comunismo, dalla Lega Nord – che considera l’apologia fascista come idee che non si possano arrestare se non sono minacce, insulti o istigazione al terrorismo e, naturalmente, da Fratelli d’Italia attraverso Giorgia Meloni la quale afferma “...Fratelli d’Italia ribadisce la sua contrarietà a ogni reato di  opinione e voterà no. Nella speranza che la sinistra prima o poi si occupi di qualcosa di serio, abbiamo depositato un emendamento che sopprime la proposta di legge Fiano e la sostituisce con la nostra per l’introduzione il reato di «integralismo islamico». Perché mentre il fascismo è finito 70 anni fa, l’Isis e il terrorismo sono piaghe del nostro tempo…”.
La libertà completa e assoluta è possibile solo se chi desidera fruirne è dotato di etica, altruismo e autocontrollo illimitati, stati difficilmente raggiungibili in assoluto. Proprio per questo le leggi di ogni nazione governano i comportamenti dei cittadini ponendo, di fatto, delle limitazioni alle libere azioni ed espressioni se dannose alla collettività. Chi dissente ha la possibilità di promuovere modifiche di legge e votare i partiti e i governanti più vicini alle proprie esigenze.
Le obiezioni all’articolo integrativo del codice penale sollevate dal Movimento 5 Stelle, da Forza Italia, da Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno in comune osservazioni molto simili: il timore che la modifica limiti eccessivamente il diritto di libera espressione e di pensiero.
In tal senso è necessario chiarire che la divulgazione, la pratica, l’induzione a commettere un reato, sono anch’esse reato. Se un soggetto avesse delle pulsioni tali da indurlo all’omicidio, alla violenza, alla pedofilia, a delinquere e ne facesse propaganda, sarebbe curato dalle sue turbe al fine di prevenire la concretizzazione dei crimini desiderati, oppure sarebbe soggetto a misure restrittive per impedirglielo. Qualsiasi legge che possa ottimizzare la repressione del crimine deve essere accolta positivamente perché utile allo sviluppo della società civile. Ripetiamo che chi dissente da questa visione, ha la possibilità di promuovere modifiche di legge, votare i partiti e i governanti più vicini alle proprie esigenze o, nell’alternativa più esasperata, lasciare il Paese per altre località più consone alla propria indole.
Diversamente si potrebbe ipotizzare una propensione al crimine laddove non insistano interessi politici o personali. La libertà di pensiero non è più tale se il pensiero è criminale.
Il fascismo e il nazismo sono fra i peggiori crimini, come stabilisce la legge, e devono essere combattuti e repressi esattamente come qualsiasi altro reato contro la persona.
Questo, di per sè, dovrebbe confutare l’opinione del Movimento 5 Stelle – che osserva le direttive del suo leader pena l’espulsione, della Lega Nord – notoriamente di destra, razzista e nazionalista, di Fratelli d’Italia – ufficialmente vicina agli ambienti della destra radicale.
Circa l’opinione espressa da Renato Brunetta, dall’alto della sua conoscenza della storia politica italiana, ricordiamo che se il fascismo ha governato l’Italia per oltre un trentennio, con gli esiti che tutti conoscono ad eccezione della destra italiana, il comunismo e il socialismo non l’hanno mai fatto e non sono mai stati dichiarati illegali. La propaganda del pensiero comunista e socialista rientrano nelle libertà, al contrario del fascismo e del nazismo proprio per il loro passato consegnato alla storia.
Per chi voglia appellarsi alle esperienze di governi comunisti o socialisti che in talune nazioni sono stati rimossi, è necessario ricordare che i loro leader avevano disatteso le dottrine politiche e sociali, oltre alle aspettative del popolo, derivando verso la dittatura. Inoltre il contesto italiano è imparagonabile a qualsiasi altra nazione mondiale. Se nel futuro, comunismo o socialismo dovessero essere le forme di governo scelte dagli italiani, avremo l’opportunità di valutarne l’azione positiva o meno.
Le obiezioni che si oppongono alla legge antifascista in discussione sono tali che un deputato italiano, certo Massimo Corsaro - ex missino attualmente nel gruppo di Raffaele Fitto, si è espresso pubblicamente contro il promotore del nuovo articolo del codice penale, Emanuele Fiano del PD, affermando: “Con le sopracciglia copre i segni della circoncisione”. A giudicare dall’alto spessore delle argomentazioni prodotte, non dovrebbe essere complessa l’approvazione della legge.
C’è una considerazione logica che in ambito politico deve assolutamente prevalere sugli interessi di parte: se una legge ha una valenza sociale, è tale da chiunque sia promossa.
Per scoraggiare altre velleità pretestuose sulla libertà di pensiero e parola, richiamiamo un nostro precedente articolo del 24 maggio 2017, “Libertà di parola, parole contro la libertà” nel periodo che dice: “…«Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire». Con la buona pace di tutti, chiariamo che Voltaire non ha mai proferito questa frase che non appare in nessuno suo scritto. Al contrario gli è stata attribuita da Miss Evelyn Beatrice Hall che, per rendere più autorevoli le sue opere, pensò bene di virgolettare il pensiero facendolo apparire del filosofo…”.



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