Quando ero un bambino, mia madre mi esortava spesso a non giocare con il fuoco perché avrei potuto bruciarmi, cosa che puntualmente accadeva. La stessa raccomandazione vorrei sommessamente rivolgere ai politici vecchi e nuovi che, più o meno consapevolmente, abbiamo mandato in Parlamento con le ultime elezioni politiche. Non giocate con il fuoco! Quel fuoco è già acceso da lungo tempo nel cuore degli italiani, a mala pena nascosto da un sottile strato di cenere che confondiamo impropriamente con la rassegnazione. Quel fuoco viene continuamente alimentato da una classe politica, colpevolmente incapace di decidere per il bene della collettività, che si aggira incoscientemente con una lattina di benzina tra i carboni ardenti di 3 milioni di disoccupati, del 38% di giovani che non riescono a trovare lavoro, del 44% di donne anche loro espulse dal mercato del lavoro, di 360 mila esodati, di 8 milioni di uomini, donne e bambini che vivono al di sotto della soglia di povertà, di milioni di lavoratori con i salari più bassi del vecchio continente e con una tassazione che è la più alta, di 650 mila imprese che hanno chiuso i battenti in un solo anno, di milioni di pensionati costretti per sopravvivere a rovistare tra gli scarti dei mercati rionali. Ebbene in questo scenario apocalittico gli attori della politica nazionale, la cui geografia è uscita completamente stravolta dalle urne, non trovano di meglio da fare che lanciarsi anatemi gli uni contro gli altri, esercitarsi in anacronistici veti incrociati e proporre ricette farsa.
Il triste Bersani, moderna reincarnazione dello sfigatissimo Pirro, pensa di risolvere la crisi del Paese dando priorità all’approvazione della legge sul conflitto d’interessi ed alla reintroduzione del reato di falso in bilancio, ma guai a toccargli i milionari rimborsi elettorali ai partiti; il mummificato Berlusconi ha individuato il cancro del Paese in certa magistratura politicizzata e come ricetta raccoglie in piazza il popolo del centro destra per gridare la propria protesta; l’istrionico Grillo, a cui va dato almeno il beneficio delle buone intenzioni, temo che si accorgerà molto presto, ora che è entrato nei palazzi del potere, che la rete non è sufficiente per sfamare chi ha fame. E intanto il fuoco continua ad ardere e ad alimentarsi. Voi ricordate dolorosamente le vicende dell’ultimo anno che ha visto centinaia di piccoli imprenditori ed artigiani i quali, strozzati dal fisco e dalla burocrazia, all’apice della disperazione hanno deciso di porre fine alla loro esistenza. Ciò che pavento è che a breve, stante l’inedia di chi dovrebbe governarci, tra i tanti disperati non ve ne siano alcuni che invece di rivolgere un’arma contro se stessi non pensino di usarla contro chi ritengono essere causa della loro disperazione. Nel sottobosco della nostra società ci sono ancora moltissime cellule silenti, eredi di una matrice terroristica di destra e di sinistra non ancora completamente estirpata, come dimostrano le vicende del brigatista Frau ucciso nei giorni scorsi a Roma. Allora quel fuoco potrebbe diventare un incendio incontrollabile che rischierebbe di distruggerci tutti. Non giocate con il fuoco!