Il governatore Nichi Vendola continua nella sua scelta di non vedere e non sentire, pur continuando tuttavia a parlare a profusione. E intanto riceve una lettera dall’assessore Minervini
Dopo il pressing del Popolo della Libertà pugliese, Nichi Vendola ha deciso (?) di rimanere in Puglia rinunciando al suo scranno parlamentare. Intanto è di continuo a Montecitorio e, tanto per non perdere l’abitudine, ospite di varie trasmissioni televisive. Ultima in ordine di tempo, l’edizione di lunedì scorso di “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Ma mentre Vendola era in viaggio verso gli studi tv di Milano, Guglielmo Minervini, assessore regionale PD, inviava al “Caro Nichi” una lettera che avrebbe fatto riflettere chiunque lasciando però indifferente proprio il diretto interessato, cosa già successa nel caso del dimissionario Patrizio Mazza. Nello scritto di Minervini (riportato integralmente di spalla) viene fatta con grande dignità un’analisi precisa di quella che è stata l’azione amministrativa negli ultimi anni, di quelle che sono le condizioni attuali e su ciò che dovrebbe essere la futura azione di governo. Se non fosse stata firmata in calce, la missiva potrebbe essere “addebitata” a un qualunque esponente del centrodestra. Invece, viene da uno dei più autorevoli e cristallini assessori di centrosinistra. Forse il Governatore di Puglia, affaccendato in sala trucco, non ha trovato il tempo di leggerla, infatti mentre Minervini attribuisce il deludente risultato elettorale al “profondo disappunto” dei pugliesi “verso un governo regionale che, in questo mandato, è stato caratterizzato, sostanzialmente dal primo giorno, dalla precarietà pre-elettorale. Si è radicata la convinzione che la Puglia non fosse il fine del nostro impegno politico ma solo un mezzo”. Vendola, per giustificare e giustificarsi davanti al disastro elettorale, non trova di meglio da fare che gettare, come al solito, un quintalata di letame sugli avversari: “Nel mezzogiorno d’Italia, in tutto il Sud, il centrodestra ha avuto delle performance straordinarie. Credo che la campagna sull’IMU, sul condono tombale, quella sul condono edilizio abbiano parlato a una parte larga del Paese. Guardi, la politica è malata; ma la politica non è separata dalla società. E’ uno degli specchi della società. C’è un illegalismo diffuso; c’è un Italia che mal sopporta le regole e che adusa a una certa furbizia levantina. Credo che il centrodestra abbia dato speranza a quella parte d’Italia”. In parole povere evasori, abusivi e furbi levantini a destra; tutti i buoni a sinistra. C’avrà pure ragione eppure, se non ricordo male, Frisullo e Tedesco, giusto per citarne un paio, proprio di centrodestra non lo sono. Nemmeno una parola invece sui cinquantamila voti, un terzo del totale, persi in tre anni da Sinistra Ecologia e Libertà in Puglia. Eppure chi ha ben governato generalmente viene premiato. Originale è stato anche, quando nel citare Mario Monti lo ha definito: “il grande equivoco”. Eppure non ci ha pensato due volte prima di nominare assessore Leonardo Di Gioia. Ex di Alleanza Nazionale a Foggia, il 30 gennaio Di Gioia lascia il Pdl - partito che lo aveva portato in Regione - e aderisce al Gruppo Misto andando a posizionarsi in area montiana. Tanto che alle elezioni politiche è candidato alla Camera per la lista Scelta civica - Con Monti per l'Italia. Oggi Vendola gli affida uno degli assessorati per definizione più politici e strategici: il Bilancio. Sara stato il sindaco di Bari Michele Emiliano a fargli digerire il recente passato non proprio da partigiano del Di Gioia, così come sarà stato lo stesso erede designato a ruolo di Governatore a suggerirgli il nome di Gianni Giannini come assessore ai trasporti in sostituzione di Antonio De Caro che ha preferito trasferirsi a Roma. A proposito di quest’ultimo, l’esigenza del rimpasto di Giunta nasceva dal fatto che alcuni dei suoi componenti erano stati eletti al parlamento nazionale. Allora Vendola che fa? Tra i sostituti nomina De Caro, un altro deputato neo eletto. Una mossa astutissima, non c’è che dire. Del resto Vendola è lo stesso che il 15 di marzo dichiarava: "L'auspicio è che alla Camera si possa determinare una scelta in favore di un candidato del Movimento 5 Stelle. Spero in un atto unilaterale del centrosinistra che decidesse questo". Fortunatamente per gli italiani, il giorno dopo Presidente della Camera veniva eletta Laura Boldrini, deputata vendoliana ma indicata da Bersani. Accusato il colpo, il Nichi nazionale dichiara: “non vale la pena assumersi il merito, vale la pena ragionare su qual è lo schema di gioco”. Del resto dopo tutta questa collana di disastri, che meriti può assumersi? Forse quello di tenere in un angolo il PD pugliese che, pur di non accollarsi la responsabilità dello scioglimento anticipato della legislatura regionale, continua a prendere schiaffi nella speranza che sia il suo antagonista a sfiancarsi e a gettare la spugna? Vendola sostiene di aver vissuto quarant’anni della sua vita in attacco e trincea ma gli ultimi tre, ci permettiamo di aggiungere, sicuramente in diretta tv. Ora è il momento per la Puglia e per i pugliesi di risposte concrete che non possono essere rappresentate da 25.000,00 euro “una-tantum”. E se proprio si vuol seriamente ripartire, che lo si faccia dalla lettera di Gugliemo Minervini e non dal prossimo salotto televisivo.
Caro Nichi,
allora discutiamone. In pubblico e con trasparenza. Ti ringrazio per la scelta con cui hai dato avvio al confronto: mette al bando ogni tatticismo e consente di condividere la discussione con tutti i pugliesi. Il loro giudizio ci interessa, infatti, più di quello del ceto politico.
E il loro giudizio, in questo tempo, si è fatto severo. Molto severo. Si tocca con mano nel clima sociale drammatico, specie qui in Puglia. E si è espresso chiaramente anche nel risultato elettorale.
Vedi, Nichi, in quel risultato ci sono molti messaggi per noi. Che vanno tradotti in un cambiamento brusco di rotta.
Mi sarebbe piaciuto che nella tua riflessione vi fossero state più tracce di questa necessità.
Ti dico la mia. I pugliesi, col voto recente, hanno mostrato il loro profondo disappunto verso un governo regionale che, in questo mandato, è stato caratterizzato, sostanzialmente dal primo giorno, dalla precarietà pre-elettorale. Si è radicata la convinzione che la Puglia non fosse il fine del nostro impegno politico ma solo un mezzo.
Sai il mio pensiero: siamo in un tempo difficile, duro, e la parola, l’unica che s’imprime indelebilmente, è quella che nasce dai fatti. Onorare l’impegno assunto con i pugliesi era l’unico modo per dimostrare che, qui in Puglia, la politica non vende fumo ma tiene i patti. Un patrimonio di credibilità rarissimo persino sul piano nazionale, specie se suffragato, com’è accaduto da noi, da buone politiche pubbliche.
Il clima di smobilitazione, Nichi, non è un errore percettivo ma una consapevolezza diffusa nell’opinione pubblica. Mentre nel tessuto sociale ed economico della regione i morsi della crisi si facevano più dolorosi, abbiamo dato l’impressione di togliere le tende. E nemmeno lo slogan “a Roma per servire meglio la Puglia” ha funzionato molto, perché è apparso più come un escamotage retorico che come una motivazione reale.
Questo è il punto chiave per ripartire. Rimettere la Puglia al centro della nostra attenzione, con un’agenda chiara e stringente delle cose da fare, per dare a questa legislatura una “missione”. Per dire che non l’abbiamo sprecata.
Nichi, nelle tue riflessioni, questo non emerge. Parli molto del PD, che pure ha fatto la scelta di lasciarti mani libere, dei possibili nuovi candidati alle future scadenze amministrative, dei tuoi interlocutori privilegiati, come criteri che hanno guidato le tue scelte sul rimpasto. Descrivi una politica che pensa a se stessa piuttosto che alla sua comunità.
Vedi proprio questo è il punto. Il risultato di questo ragionamento è un rimpasto che sembra lasciare insolute molte domande.
Ad esempio: chi si occuperà della sfida estrema dell’Ilva e con quale mandato, un’audace riconversione o una radicale dismissione? Come ci accingiamo alla straordinaria partita della nuova programmazione 2014-2020 (l’ultima possibile per fare investimenti strutturali che incidano durevolmente e per far emergere una nuova visione della Puglia del futuro) con un approccio burocratico (com’è accaduto finora) o con un processo partecipativo coinvolgente e aperto a tutte le energie vitali del tessuto regionale? E il corpo a corpo con la povertà come si traduce, con quali politiche pubbliche innovative abbiamo intenzione di agire sui nuovi poveri, ad esempio, sui giovani che, uno su tre, spariscono nella invisibilità sociale? E sulla sanità, qual è il mandato, finire i nuovi ospedali oppure attivare i servizi territoriali e sociali, e con quali risorse umane ed economiche? La continuità amministrativa ha un suo valore intrinseco, strutturale oppure pensiamo che i processi di riforma possono passare di mano, in qualsiasi momento, senza strappi traumatici?
Vedi, Nichi, semplicemente penso che se fossimo partiti di qui, da questi e altri temi, piuttosto che dalla composizione di improbabili mappe elettorali future, le tue scelte sulla nuova giunta sarebbero pervenute a conclusioni molto diverse. Non avrebbero avuto quella venatura politicista che oggi rende faticoso riconoscerla come una “giunta di combattimento”.
Non deludere le attese dei pugliesi: è l’unico modo per rimontare la china e ricucire il legame di fiducia. Non è, Nichi, una questione di prendere tempo ma di recuperare la capacità di avvertire i profondi bisogni sociali della nostra comunità. E non basta consultare i sondaggi o affidarsi a discutibili indici di popolarità, come per anni hai testimoniato a tanti di noi. Bisogna usare la fatica che ti fa entrare nell’intimo delle attese delle persone.
No, Nichi, non è l’ambizione personale a muovere la politica, ma la capacità di rispondere alle domande sociali. Se tu fossi stato mosso solo dall’ambizione personale non saresti mai stato eletto, non ti saresti ritrovato catalizzatore di quella straordinaria domanda di cambiamento che abbiamo chiamato primavera pugliese.
E, comunque, sta tranquillo, almeno per quanto mi riguarda. Sai che la mia delega è nelle tue mani dall'inizio della mia complessa vicenda personale. Oggi la mia unica ambizione è vivere. Una vita buona e autentica. Il resto lo guardo con distacco e con libertà interiori.
Con la stessa franca amicizia di sempre,
Guglielmo