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Bella idea/Vado a vivere nei Paduli

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

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LUG
2013
Un rifugio biodegradabile tra gli ulivi del Salento. Cinque comuni della provincia di Lecce uniti nella riscoperta e tutela del territorio. Un concorso  e un workshop per promuovere un turismo finalmente sostenibile
 
Estate in Salento significa essenzialmente una cosa, e cioè mare. Peraltro, sempre più negli ultimi anni, il fascino e la particolarità di questa terra attirano persone da tutta Italia e anche dall’estero. Il Salento è un’area a vocazione turistica, si sa, e ormai lo si sente ripetere ovunque. Chi di noi, tra i ricordi dell’infanzia, non conserva l’immagine di un’estate in spiaggia … e di un ecomostro piazzato a pochi metri dal mare? La speculazione edilizia si è cibata per anni della bellezza di questo paesaggio, fino a spolparla come un osso, in certi casi. Fortunatamente però, da qualche anno sta emergendo una coscienza ambientale, un rinnovato senso di responsabilità nei confronti della terra che c’è stata donata. Sempre più questa consapevolezza inizia a tradursi in atti concreti, spesso ideati dalla cittadinanza e nell’ambito dell’associazionismo, volti a restituire dignità al Salento, valorizzandone le specificità paesaggistiche.
Parco Paduli abbraccia dieci comuni della provincia di Lecce (San Cassiano, Nociglia, Botrugno, Surano, Maglie, Muro Leccese, Sanarica, Scorrano, Giuggianello, Supersano) il cui territorio è punteggiato da ulivi secolari, muretti a secco, pajare, masserie, casini di caccia, cripte, dolmen, menhir e vore (cavità carsiche in cui possono confluire le acque superficiali), coprendo un’area di 5.500 ettari. Qui nel 2003 è stato avviato un processo di consultazione degli abitanti e di analisi paesaggistica, coinvolgendo eccellenze esterne e professionisti, allo scopo di costruire un modello di sviluppo in linea con le peculiarità dell’area. 
I dieci comuni hanno quindi predisposto un programma urbanistico condiviso, finalizzato a valorizzare i beni agricoli e architettonici, con particolare attenzione a quelli d’interesse storico-culturale, integrando servizi, attività produttive, cultura popolare e paesaggio, in un insieme organico. Questo percorso partecipativo è stato coordinato sin dall’inizio dal LUA (http://www.laboratoriourbanoaperto.com/lua/), ente gestore dei laboratori urbani delle Terre di mezzo (http://www.parcopaduli.it/). 
In questo contesto è nato il progetto “Nidificare i Paduli”, finanziato dall’Assessorato Regionale alle Politiche Giovanili, e che ha visto, nello specifico, il coinvolgimento dei comuni di San Cassiano, Botrugno, Nociglia, Surano e Giuggianello. La prima parte, svoltasi a giugno, si è articolata attraverso un concorso per la progettazione di un albergo temporaneo biodegradabile, a cui hanno partecipato 38 progetti giunti dall’Italia e dall’estero. La giuria di esperti ha selezionato  Lovo  (primo classificato) e  Nido dei Paduli (secondo classificato), hanno inoltre ricevuto una menzione speciale Il Nido e Casseddha, rispettivamente terzo e quarto classificato.
Lovo è stato presentato da Écru (http://www.ecruarchitetti.it/), studio di progettazione architettonica e paesaggistica con sede a Parma fondato nel 2012 da Simona Bertoletti, Filippo Cavalli, Antonello Sportillo e Giulio Viglioli (tutti nati nel 1986, e quindi under 30). Queste le parole che hanno scelto per raccontare il loro lavoro: “Lovo si compone di due membrane, una più esterna, il guscio dell’uovo, bianchissima, apparentemente compatta ma in realtà fragilissima e permeabile e un’altra interna, separata da un diaframma libero, più densa e opaca, il tuorlo. La membrana esterna de Lovo si realizza mediante una tenda fittissima e filamentosa di nastri di raffia, utilizzata abbondantemente nelle pratiche contadine. I fili, [..] arrivano fino a terra così da segnare con una barriera diafana una soglia tra il dentro e il fuori. Lo stesso meccanismo viene utilizzato nello spazio interno per sorreggere la tenda realizzata con le reti arancioni per la raccolta delle olive. La stanza interna vede sacchi di juta riempiti di paglia a formare una grande superficie morbida e lampade alimentate a olio lampante ottenuto dalla molitura delle olive dei Paduli, a creare un’atmosfera piacevole e evidentemente romantica”.  Quando chiedo loro com’è nata l’idea di partecipare al concorso, mi spiegano che “alcuni componenti dello studio hanno sviluppato, durante il proprio percorso di studi, una tesi di laurea sul tema del recupero di aree produttive dismesse in territorio salentino dal titolo CAVATTIVA. Metodo, strumenti e ipotesi per un progetto di architettura. La tesi, incentrata sulla progettazione di un centro per la cultura dell’olio all’interno della cava d’Antico a Cutrofiano, ha permesso l’analisi e lo studio approfondito del paesaggio dei Paduli. Forti delle esperienze accumulate, la partecipazione al concorso Nidificare i Paduli ha rappresentato pertanto la volontà di tornare a operare, ancora una volta, in un territorio così straordinario e unico”. Peraltro, il filo che li lega al Salento è anche biografico: Antonello Sportillo, è infatti nato e cresciuto a Francavilla Fontana (provincia di Brindisi). 
Nido dei Paduli (presentato da Tommaso Secchi e Lucia Frascerra con la collaborazione di Davide Pedrini, un gruppo di studenti di architettura dell’Università di Firenze), pur conservando come intento di fondo l’integrazione della componente  antropica con quella naturale, è in un certo senso complementare rispetto a Lovo. In questo caso vengono infatti impiegati canne e canniccio tenuti insieme da lacci e nodi, mentre i pavimenti sono in legno e il soffitto di cartone; il tutto è impermeabilizzato con olio d’oliva.
La seconda parte di “Nidificare i Paduli”, che prevede il workshop di autocostruzione dei rifugi-alloggio selezionati, è iniziata il 14 luglio, (in contemporanea con la premiazione e la mostra di tutti i progetti, comprese le due menzioni speciali) e la conclusione  è fissata per il 20 luglio. Ai lavori prendono parte i progettisti premiati e i volontari, coadiuvati da esperti di autocostruzione e utilizzando i materiali locali messi a disposizione dal Parco. “L’albergo temporaneo, biodegradabile e diffuso sarà destinato all’accoglienza di studenti, cicloturisti, visitatori e sarà dotato di spazi comuni per attività aperte al pubblico, all’interno di un parco agricolo in cui si potrà circolare a piedi, in bicicletta o a cavallo e praticare un’agricoltura sostenibile, che privilegi la produzione e il consumo locale, ma contempli anche scopi didattici e ricreativi”, spiegano gli organizzatori.
Iniziative come questa sembrano cogliere e esaltare l’unicità paesaggistica del Salento, recuperando un concetto di turismo “dolce”, non intrusivo nei confronti del territorio, capace di riscoprire la lentezza. Un’esperienza, quindi, che si nutre di natura e silenzio, in contrapposizione alla fretta e caoticità che, purtroppo, appartiene sempre più anche a quello che dovrebbe essere il tempo della vacanza. Ma esiste in concreto la possibilità che iniziative di questo tipo si diffondano? Lo chiedo agli architetti dello studio Écru. “Certamente, è quello che ci auspichiamo. Ci auspichiamo anche, e ci piacerebbe lavorare per questo, una cosciente riscoperta delle origini e degli archetipi dell’abitare. Questo tipo di manifestazioni sicuramente agiscono da propulsori in questa meravigliosa terra di frontiera che è la Puglia”. Augurandoci che questa inversione di rotta renda giustizia, dal punto di vista ambientale, al Salento, con un pizzico di romanticismo ci piace immaginare che i primi a raccontare il rifugio dei Paduli siano i turisti che li hanno attraversati, con la voce, con gli occhi, con tutti e cinque i sensi. Infatti è questo, molto più di un film patinato infarcito di attori “di grido”, che restituisce il profumo della terra rossa, il suono del dialetto salentino, e anche il suo scirocco, che s’incolla addosso come un’ombra. 
 
 
 
 



Commenti:

Lucio Meleleo 23/LUG/2013

Li grequento in bici, sono un polmone di verde e suggestioni incredibili

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