Intervista all'onorevole Gianfranco Chiarelli a pochi giorni dal 4 marzo: i risultati raggiunti, gli obiettivi, gli avversari
Onorevole Chiarelli siamo prossimi alla chiusura della campagna elettorale; come l’ha vissuta?
È stata una campagna elettorale sicuramente molto breve ma intensa, la prima con la nuova legge elettorale. Sicuramente una campagna elettorale diversa dalle altre che mi hanno visto impegnato. Poco spazio ai confronti, poca attenzione ai contenuti. Mi riferisco in generale a ciò che è avvenuto a livello nazionale dove abbiamo assistito a continui scambi di accuse mosse sul piano personale. Per quello che mi riguarda invece ho voluto evitare qualunque tipo di dialettica con i miei avversari politici, ma ho privilegiato l’ascolto e parlato del programma.
Parliamo allora del programma, quali sono le sue priorità?
La coalizione di centrodestra, che vede uniti Forza Italia, la Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia-UDC, ha presentato dieci punti programmatici, evitando di proporre il solito libro dei sogni; di questi dieci punti alcuni sono a mio parere assolutamente prioritari: meno tasse, attraverso la istituzione della Flat Tax, più lavoro con una vera riforma che superi i limiti del Jobs Act, che ha definitivamente precarizzato il lavoro; più sicurezza, che vuol dire dotare le forze dell’ordine delle necessarie risorse umane e strumentali, e garantire la massima legalità. Questo vuol dire anche mettere ordine nella gestione dell’emergenza migranti. Occorre assicurare accoglienza a chi realmente ha i requisiti; gli altri non possono essere accolti in maniera illimitata.
Al netto di queste priorità quali sono le altre aree in cui ritiene si debba intervenire con urgenza?
In realtà le priorità sono sicuramente diverse, mi sono limitato a segnalare le più urgenti. Ma vi sono sicuramente altre emergenze che richiedono interventi immediati. Una di queste è certamente la questione pensioni; occorre innanzitutto dare risposte a quanti, grazie alla legge Fornero, si trovano oggi in un vero e proprio limbo senza lavoro e senza pensione. Poi, com’è stato più volte ribadito in questi giorni, occorre adeguare le pensioni minime il cui ultimo aggiornamento risale al 2002 con il governo Berlusconi. Ma occorre anche più attenzione per altre categorie difficoltà come le casalinghe ad esempio, e i disabili.
Gli ultimi dati Istat parlano di un milione di nuovi posti di lavoro; perché non le piace il Jobs Act?
Ormai è chiaro a tutti che i dati statistici sono drogati da un metodo che conteggia come nuovo posto di lavoro anche quello svolto per pochi giorni o addirittura per poche ore. Il Jobs Act ha sicuramente prodotto qualche risultato ma solo nel periodo in cui ci sono stati gli incentivi. Un provvedimento quindi a tempo che va rivisto facendo diventare strutturali quegli incentivi. Flessibilità del lavoro non può fare rima con precarietà.
Come pensa allora si possano creare nuovi posti di lavoro?
Il lavoro si crea se si incentivano gli investimenti e si dà la possibilità alle aziende, penso soprattutto alla piccola e media impresa che costituisce la colonna portante della nostra economia, di svolgere la propria attività riducendo l’enorme pressione fiscale e i tanti ostacoli di una burocrazia asfissiante. Per questo parliamo di Flat Tax. Nell’ultimo anno, in particolare, mi sono battuto, pur con i limiti di chi siede nei banchi dell’opposizione, per la istituzione di una ZES per l’area ionica. È necessario, oltre ad una generale riduzione delle tasse, anche attivare interventi specifici per le aree di maggior crisi.
Lei nella passata legislatura è stato capogruppo nella commissione giustizia; come valuta ciò che è stato fatto e cosa propone per il futuro?
Ho più volte manifestato le mie forti perplessità rispetto a provvedimenti in tema di giustizia che non hanno prodotto alcun miglioramento, anzi in diversi casi hanno creato maggiori difficoltà sia per gli operatori sia per i cittadini. Tutta una serie di provvedimenti, a cominciare dai vari accorpamenti attuati, hanno creato le condizioni perché l’accesso alla giustizia sia sempre più riservato a chi ha buone disponibilità economiche. Per quanto mi riguarda sono particolarmente orgoglioso di aver raggiunto una serie di risultati come, ad esempio, l’approvazione della legge sull’equo compenso, il mantenimento della sede distaccata della corte d’appello di Taranto e del tribunale per i minorenni. C’è ancora molto da fare; occorre una vera riforma della giustizia nei termini in cui è stato sinteticamente indicato dal nostro programma.
Lei ci ha detto che non è sceso sul piano del confronto personale con gli altri candidati, ma può parlarci in generale delle sue valutazioni rispetto ai suoi competitor?
L'attuale sistema politico presenta ormai tre poli ben definiti che si contrappongono; in questa competizione elettorale le posizione in campo credo siano molto chiare. Il centro-sinistra, in particolare il partito democratico, si presenta agli elettori con il consuntivo di lunghi anni di governo: nonostante i vari proclami propagandistici, la realtà percepita dagli italiani è quella di un paese ancora profondamente in crisi. Tasse elevatissime, debito pubblico sempre più in alto a causa di una spesa improduttiva, lavoro sempre più precario, sicurezza per nulla garantita, servizi sanitari al minimo storico, pensionati e casalinghe dimenticate. Sull’altro fronte c’è un movimento-partito a conduzione verticistica, che ha dimostrato, laddove amministra le città, totale incompetenza, e che oggi mostra il suo vero volto: onestà messa in discussione, candidati impresentabili, e solita doppia morale. Senza contare gli aspetti che riguardano il trasformismo e una assoluta confusione di idee: riferendoci a nostro territorio è ormai noto a tutti che, mentre i candidati locali continuano a parlare di riconversione, ovvero chiusura, dell’Ilva, il candidato premier Di Maio a Taranto invece ha detto esattamente il contrario. Il centrodestra e l’unica coalizione unita, compatta, con un programma concreto, in grado di assicurare un governo stabile al paese.
In ultimo qual è il suo appello agli elettori?
Ritengo che mai come in questa occasione sia fondamentale andare a votare; la legge elettorale prevede un premio di maggioranza per chi ottenga il 40%. Ci sono in campo tre poli, quindi la scelta è ampia. L’astensione è sicuramente il rischio più alto; il mio appello è quello di non rinunciare ad un diritto che è anche un dovere civico. Poi, naturalmente, invito a valutare bene i programmi, il lavoro svolto, le reali possibilità per le coalizioni in campo di ottenere una maggioranza utile a garantire un governo stabile. Personalmente credo che in questi cinque anni di mandato parlamentare, di aver dato prova di coerenza, di concretezza, di competenza. L’appello è dunque a votare il centrodestra, e a mettere una croce sul simbolo di Noi con l’Italia-UDC.