Mi sono sempre chiesto, sin da quando sono arrivato all’ospedale SS. Annunziata di Taranto, come una struttura medio-piccola potesse soddisfare la richiesta di quasi 250.000 abitanti. Ma procediamo con ordine
Appena arrivato a Taranto rimasi perplesso quando mi resi conto che noi dell'Ortopedia (a proposito, sono un medico ortopedico), come tutti gli altri dei restanti reparti, avevamo a nostra disposizione una sola sala operatoria, molte volte disponibile solo sino alle ore14 o alle 17 e il sabato e la domenica, riservataci solo per le urgenze. Venivo allora, nel 2008, da una piccola città di 55.000 abitanti, Pordenone, in Friuli Venezia Giulia, dove già in quel periodo avevamo a nostra disposizione e quindi per i pazienti due sale operatorie ogni giorno, una dalle ore 8 alle 14, riservata all'elezione (tutti gli interventi programmati, esempio la protesica) ed una dalle ore 8 alle 20, per la Traumatologia e le urgenze. La piccola traumatologia, ad esempio quella della mano, la facevamo direttamente in Pronto Soccorso. La domanda che mi veniva spontanea sempre alla mente era: come si poteva soddisfare la richiesta di prestazioni in una città dalle dimensioni medie con una struttura che invece poteva accogliere, ad occhio e croce, una popolazione massima di 75.000 abitanti? Come mai a Pordenone, città, ripeto, di soli 55.000 abitanti, avevamo a disposizione due sale operatorie ed a Taranto, città all'epoca di 250.000, avevamo una sola sala operatoria? Dove era l'errore? La pessima fama, associata alla fuga verso altri ospedali del circondario provinciale ed oltre (dal barese in su) e degli interventi programmati verso le "cliniche private", rendevano il nostro compito meno arduo, restringendo il campo alla traumatologia di routine e qualche urgenza. Le cose iniziarono a cambiare con l'arrivo del solito primario da Bari, comunque un bravo manager che sapeva organizzare e soprattutto dare ad ognuno il proprio compito, valorizzando le figure professionali, mediche che infermieristiche, inducendo tutti a dare il massimo senza che il conseguente aumento del lavoro pesasse più di tanto, soppiantato dalle motivazioni. Eravamo arrivati ad essere uno dei primi reparti di Ortopedia del Meridione, per numeri e Tipologia di prestazioni svolte. Purtroppo nella vita nulla dura per sempre e le belle favole finiscono, molte volte anche prima di quelle brutte. Con il trasferimento del Primario a Bari, il sogno svanì. Altro giro, altra corsa. Con il cambio Primariale, imposto dalla Dirigenza, senza neanche fare un concorso, l'idillio terminò e, quel che è peggio, fu che i numeri fra interventi, soprattutto le fratture femorali da operare nelle 48 ore, tempi di degenza e posti letto, cambiarono repentinamente. Si sopravviveva navigando a vista, sino a che il sempre più illuminato Governatore della Puglia, non mise mani al riordino ospedaliero di Taranto e Provincia. Per molti addetti al settore, fu una mossa scellerata. Quasi chiusura dell'Ospedale di Grottaglie e del Pronto Soccorso, marcato ridimensionamento, degradandoli, degli Ospedali di Manduria, Martina Franca e Castellaneta. Ortopedicamente parlando, tutti Ospedali dove dopo le 14, vuoi per la forte penuria di personale soprattutto medico, restava un solo sanitario reperibile per cui tutte le urgenze venivano dirottate a Taranto. La cosa terribile instaurata da questi cambiamenti è che gli scarsi 32 posti letto della nostra Divisione, quasi sempre occupati, costringevano noi medici a dei pietosi teatrini con i pazienti e i relativi parenti sballottati a destra e a manca, ignorando completamente i loro bisogni, mettendoli in grossa difficoltà, soprattutto i meno abbienti, privando loro di poter prestare assistenza al proprio familiare sul luogo di residenza, con relativo andirivieni di ambulanze per tutta la Provincia. Ci ha pensato ad aggravare il tutto, facendo straripare un vaso da notte già pieno, l'ulteriore decisione di Emiliano di chiudere dapprima in maniera temporanea, poi in maniera definitiva, il Pronto Soccorso dell'Ospedale Nord Moscati. Come un esodo biblico, dopo questa mossa inconsulta, tutti i pazienti si riversarono nella nostra struttura. La notte divenne come il giorno e il giorno come la notte, con una marea straripante di persone ‘incazzate’ per l'attesa che poteva protrarsi oltre le 24 ore. In questo contesto si inquadrò l'omicidio dell'anziana ad opera di un paziente labile mentalmente, anche lui in attesa. Giurai, prima di andarmene (ai miei colleghi) che avrei fatto qualunque cosa per far terminare questo scempio. Ora per pensionamenti ed esodi di medici e primari rimandati a casa, in altre strutture della Provincia ci sarà un'ulteriore depauperamento di figure mediche nonostante siano già stanziati 20.000.000 di euro per assunzioni. Le lamentele dei tarantini sono fra quelle che ti sfiorano ma non mordono mai. In questo panorama così deteriorato non ho potuto, anche se innamorato della mia professione, far altro che andarmene. Non mi resta che gridare ancora una volta: “Via la politica dalla Sanità!