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E se i giovani tornassero a bottega?

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

12
APR
2018

Gli indici di disoccupazione giovanile sono alle stelle e la mancanza di un lavoro stabile e redditizio è il problema sociale di questo momento storico. Non resta che rimboccarsi le maniche e potenziare le proprie capacità di ricerca attiva del lavoro, anche - perchè no - lì dove si conserva il sapere artigianale che è alla base delle nostre eccellenze produttive

Senza voler fare del pessimismo, secondo gli ultimi dati Istat sull’occupazione a destare preoccupazione è certamente la stima dei cosiddetti “inattivi”. Si tratta di potenziale forza lavoro che, ahimè, pur avendone l’energia, un po’ per sfiducia e un po’ per nausea, non solo non svolge più alcuna attività ma ha già smesso di cercare un lavoro che sia confacente alle proprie attitudini, competenze e aspirazioni personali.
Difatti, nel trimestre appena trascorso, l’Istituto Nazionale di Statistica ha registrato un preoccupante tasso di inattività lavorativa fermo al 34,7%. Ma c’è di più. Già a febbraio, la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,2% rispetto alla precedente rilevazione: un aumento che ha interessato prevalentemente le donne e i giovani fino ai 34 anni.
Tuttavia, al di là di ogni dato quantitativo di tipo statistico e matematico, sarebbe interessante compiere un excursus tra i canali di ricerca attiva del lavoro.
Sembra quasi superfluo, in ogni caso, precisare che molto probabilmente la generazione degli attuali trentenni e di quelle a venire deve aver messo una croce sopra all’aspettativa di un lavoro pubblico. Proprio quello stesso pubblico impiego da “Prima Repubblica” tanto ironicamente decantato sia da Checco Zalone nel suo cinepanettone, sia da Paolo Villaggio nella sua sempreverde saga fantozziana.
Salvo alcune eccezioni, ad oggi i concorsi pubblici scarseggiano sempre di più: il periodo del boom economico italiano è già passato da un bel po’ e i privilegi e le fortune non sono più quelle che hanno assistito e avvantaggiato i nostri nonni e i nostri genitori. Quando ci sono, dato il carrozzone di partecipanti e l’enorme seccatura dei passaggi burocratici che sottendono, sembrano quasi un tabù; talvolta paiono addirittura fortemente discriminatori (vuoi la polemica avanzata sull’obbligo delle costose certificazioni di lingua inglese o di competenze informatiche ormai inevitabilmente richieste come requisito di partecipazione, vuoi l’obbligo di acquisire cfu integrativi presso università statali o private talvolta con comodo pagamento a rate).  
Ma un primo cambiamento, una prima cesura rispetto al passato, si è avuta nei primi anni del Duemila che ha visto l’avvio di un nuovo processo di riforme, meno assistenzialiste e “in linea con i tempi”, le quali hanno portato alla scomparsa del vecchio canale del collocamento pubblico e il proliferare di Agenzie del lavoro basate sull’intermediazione liberale tra aziende e privati cittadini. Sancendo altresì il passaggio dall’assunzione mediante quote numeriche, e sulla base di indici dello stato di bisogno degli iscritti a uffici pubblici di collocamento, all’assunzione totalmente diretta e libera da ogni laccio e lacciuolo normativo.
Di conseguenza, se la concorrenza fa bene, la stessa domanda nel mercato del lavoro ha subìto fatalmente un’evoluzione in senso fortemente competitivo, non mancando anche di fenomeni di malfunzionamento o degenerativi in senso lato (come se non facessero parte della natura umana). Inutile ribadire che solo studiando, formandosi, investendo su se stessi, o partendo dai lavori più umili con costanza e spirito di sacrificio, e persino con un pizzico di rischio e intraprendenza, sicuramente si possono avere a disposizione armi in più per competere sul mercato. Ciò che conviene fare, però, è prestare molta attenzione ai canali di ricerca e reclutamento del personale. Soprattutto quelli telematici.
Il consiglio ai giovani è anzitutto quello di affidarsi ad agenzie di intermediazione o di lavoro interinale affidabili, conosciute, con esperienza pluriennale alle spalle. Sono di solito quelle che rispondono sempre – nel bene e nel male – alle candidature inserite. Un ottimo e serio canale è anche quello messo a disposizione dallo stesso Ministero del lavoro che comprende il portale Cliclavoro e la Bancalavoro, che - malgrado le poche offerte - permettono anche di svolgere ricerche mirate per città, per figura, per retribuzione o per posizione contrattuale desiderata. Così come è sempre importante restare informati, aggiornare continuamente il proprio curriculum, controllare giornalmente se vi sono nuovi annunci, e partecipare a career day aziendali o a eventi di riqualificazione promossi dagli stessi enti regionali. Buone possibilità si scoprono anche attraverso i siti ufficiali delle stesse aziende multinazionali che promuovono offerte di lavoro specificando più nel dettaglio i requisiti lavorativi e di formazione scolastica richiesti.
Meno autorevoli ed efficaci sono invece gli annunci di lavoro sommari, scritti genericamente, e talvolta anche non in linea con i contratti collettivi e con la legge (che vieta ad esempio ogni tipo di discriminazione tra uomo e donna), spesso rimediati qua e la su motori di ricerca che ricollegano a siti specializzati per altro, ma non per le offerte di lavoro. Talvolta, dietro questi annunci - formulati il più delle volte con titoli accattivanti - si nascondono piuttosto lavoretti stagionali, saltuari, sottopagati e anche porta a porta. Così, dietro la promessa di un contratto a tempo indeterminato o di retribuzioni elevate e facili guadagni - quasi un miraggio per i tempi che corrono! - ecco che si rivelano colloqui truffa ed srl fantasma. Oltre ogni senso di sfrontatezza. Una vera perdita di tempo e presa in giro ai tanti giovani, che per restare al mondo hanno bisogno di tutto tranne che di mortificazioni.
Ma tenendo alto il morale e affinando lievemente il fiuto, in un mondo dove vige l’anarchia e l’inefficienza di un sistema di controlli atti a scoraggiare certe pratiche e a prevenire ogni disfunzione, evitare tali inconvenienti diventa certamente gioco facile. Per il resto si sa: la fortuna aiuta gli audaci e anche un po’ i più bravi.

 



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