Lunedì 23 aprile la città di Taranto è stata in apprensione diverse ore per la scomparsa davanti alla chiesa “Sacro Cuore” di un bambino di 8 anni, Rocco, assieme alla cuginetta Benedetta di pari età. Dopo l’immediato allarme, polizia e carabinieri si sono messi alla caccia dei bimbi mentre sui social è partito un tam tam mediatico per condividere le foto utili al ritrovamento. Ma la rete non è stata solo un mezzo di aiuto, infatti sono iniziate a circolare numerose fake news in cui si riportavano notizie di presunti rapimenti di più bambini ad opera di rom o persone sconosciute. Fortunatamente i due bambini sono poi stati ritrovati sani e salvi presso l’ipermercato “Auchan”, dove si erano recati per errore. Successivamente sono stati postati commenti anche offensivi nei confronti dei parenti e soprattutto della madre di Rocco, accusata di non essere stata responsabile. La donna, Stefania, ha scritto un post su Facebook per fornire la sua versione. Vi riportiamo alcune sue frasi principali:
“Mi hanno dato della cattiva madre senza conoscermi e senza sapere come sono andati realmente i fatti. I bambini li ho accompagnati personalmente ed ho aspettato che scendessero le scale per andare al catechismo; non erano soli, non voglio fare nomi ma ci sono indagini in corso e chi dovrà pagare pagherà. Ringrazio tutti coloro che sono stati disponibili e ci hanno aiutato nelle ricerche e coloro che hanno condiviso la notizia sui social. Esistono anche persone d’oro e chi mi conosce sa che madre sono”.
In queste simili circostanze i social network rappresentano un potente mezzo di comunicazione perché in pochi minuti e con pochi clic si diffondono news a migliaia di persone, facilitando così la ricerca. Ma c’è un lato oscuro di Internet: gente che decide di scrivere dietro una tastiera senza cognizione di causa, riferendo dettagli allarmistici e privi di fondamento. Scrivere ad esempio di uomini non identificati che hanno rapito diversi bambini significa mandare nel panico le famiglie coinvolte, depistare le indagini e rallentare così la macchina dei lavori.