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Ambizioni/Giocando al piccolo Sindaco

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

5
APR
2013

 

Dopo sei mesi di gestazione, tra proclami e polemiche, è in dirittura d’arrivo la Consulta Giovanile, strumento di dibattito democratico e di pluralità di espressione ma con un Presidente imposto. E anche gli stessi ragazzi non partecipano
 
Ci siamo quasi. Ancora pochi giorni e Martina Franca avrà la sua Consulta Giovanile; non una novità assoluta, il suo ultimo Presidente (eletto dai componenti) è stato Pino Guarini, ma pur sempre una novità.  Approvato in Consiglio Comunale il 25 ottobre scorso, ma a oggi non ancora pubblicato nell’Albo Pretorio del Comune, il Regolamento della Consulta, che si “ispira” soprattutto a quello delle città di Bresso e Castellamare del Golfo, sarà finalmente applicato. Infatti il 13 e 14 aprile prossimi, gli oltre seimila giovani martinesi di età compresa tra i 14 e 25 anni, saranno chiamati a eleggere i ventiquattro membri della consulta, scegliendoli tra i quarantasette contendenti che hanno avanzato la propria candidatura. Solo uno salterà il ricorso alle elezioni e questo è l’Assessore alle Politiche Giovanili che, così come previsto dal secondo comma dell’art. 4 del regolamento, ne fa parte di diritto in qualità di Presidente. E se la cosa fosse sfuggita a qualcuno, ecco che l’art. 5 ci ricorda che: “Il Presidente della Consulta dei Giovani è di diritto l’Assessore alle Politiche Giovanili.” L’opportunità di questa scelta, in fase di dibattito fu subito oggetto di critiche da parte dell’opposizione consiliare che chiese, senza successo, un passo indietro all’Assessore. Ma Stefano Coletta quel passo indietro non lo intese fare motivando la scelta in questo modo: “Io non arrogo nessun diritto, assolutamente, lungi da me fare per forza il presidente, non presidente, non è un diritto che mi sono arrogato, anzi, vi spiego perchè è stato messo, così posso rispondere tranquillamente. Perché: 1) è sperimentale; 2) perchè ha un obiettivo da realizzare, no? L'obiettivo primario l'abbiamo detto prima, ossia quello di elaborare una proposta di regolamento permanente. E la mia la presenza serve solo ad essere una presenza di garanzia, di aiuto ai ragazzi, perché avremo ragazzi 14 anni alla prima esperienza che avranno bisogno di un ruolo di supporto ed io svolgerò questo ruolo di supporto.” Se così sarà, l’Assessore non avrà un gran da fare visto che i quattordicenni candidati sono solamente due. Comunque ora le opposizioni sono tornate a farsi sentire con i Giovani di IdeaLista che, tramite Andrea Convertini, giudicano questo modo di costituzione della consulta come “un’operazione che protende più a una logica autoreferenziale e propagandistica che all’effettivo esercizio di un diritto/dovere democratico, qual è la partecipazione attiva dei giovani alla politica… l’autodeterminazione delle cariche non è come sostenuto dall’assessore Coletta, presupposto di garanzia, ma di controllo e di pressione”. E di autoreferenzialità parlano anche i componenti del gruppo “Giovane Italia” di Martina Franca che chiudono le loro osservazioni espresse in un documento, con una considerazione politica: “Uno dei più rilevanti problemi giovanili, se non quello per eccellenza, la disoccupazione, riguarda soprattutto giovani in età post-lauream, oltre i 24/25 anni. Perché non consentire la partecipazione agli over 25?” Questa osservazione assume un sapore più amaro se si considera che proprio l’auto-proclamato Presidente, è un over 25. Ma tant’è. Comunque pur escludendo il “capitolo” riguardante la presidenza, il Regolamento della Consulta, soprattutto nella parte che non si “ispira” a quello di Bresso, presenta altre particolarità che lo rendono davvero unico nel suo genere e portano l’ago della bilancia a pendere dalla parte di chi “pensa male, fa peccato, ma ci azzecca”. Basta dare un’occhiata all’art. 6: “L’ufficio di Presidenza è composto da Presidente, Vice Presidente e da 3 membri eletti dall’Assemblea nella sua prima riunione, a maggioranza assoluta dei componenti.” E fin qui, nulla di strano; ma ecco il colpo di mano: “Il Presidente nomina inoltre all’interno dell’Ufficio di Presidente 5 collaboratori tra gli eletti che intratterranno rapporti con gli organi istituzionali, coordineranno l’attività dell’Ufficio, cureranno l’aspetto comunicativo/mediatico, relazioneranno alla Consulta, su richiesta del Presidente, parteciperanno alla stesura delle relazioni annuali.” Praticamente, giocando al piccolo sindaco, la nomina di una giunta esecutiva di “provata fede” (oppure staff) che ricopre un ruolo ben preciso, mentre nulla è dato a sapersi di ciò che faranno i 3 membri eletti dall’assemblea. Singolare poi, è quanto capita al Sindaco che insedia la Consulta: può partecipare ai lavori, richiederne la convocazione straordinaria, ma è privo di diritto di parola che può essergli concesso solo dalla maggioranza dei presenti. Stessa sorte tocca ai Consiglieri Comunali e agli altri Assessori tranne, naturalmente, quello alle Politiche Giovanili che, contrariamente ai suoi colleghi, può “essere da guida” ai giovani componenti della Consulta. Nel regolamento del Comune di Bresso, in questo caso copiato male, Sindaco, Assessori e Consiglieri non hanno diritto di voto, come è giusto che sia, ma di parola sì. E’ un po’ come invitare amici a cena per poi farli magiare solo dopo che i padroni di casa deliberino a maggioranza la possibilità di servigli la portata. Altri aspetti “originali” si possono definire un altro paio di passaggi, tipo: “le deliberazioni dell’Assemblea sono approvate a maggioranza assoluta dei presenti. Il Presidente ha la facoltà, in caso di parità, di rinviare la votazione della deliberazione alla seduta successiva.” (della serie: la notte porta consiglio) oppure “il Presidente assicura il collegamento tra la Consulta e l’Amministrazione Comunale, cioè se stesso. A dissolvere i dubbi  su compiti e ruoli, danno una mano le “menti pensanti” di Palazzo ducale che, con una nota stampa, il 21 marzo scorso fanno sapere che: “Compito dell'Assemblea (presieduta da Stefano Coletta, ndr) sarà presentare proposte alla Giunta Municipale (della quale fa parte Stefano Coletta, ndr) e all' Assessorato alle Politiche Giovanili (ovvero Stefano Coletta, ndr) d'intesa con gli Assessorati competenti in diversi ambiti quali  ambiente, sport, tempo libero (tutte deleghe di Stefano Coletta, ndr). Altro? Forse può bastare così, anche perché una prima risposta l’hanno data gli stessi ragazzi che hanno accolto questa opportunità con la stessa gioia di chi, vittima di indigestione perenne, vede arrivare una ricca teglia di lasagna al forno (cit. Rosa Colucci) e il numero dei candidati ne è la dimostrazione palese. In fondo non ci si poteva aspettare di più quando un’Amministrazione di centrosinistra, la stessa che in campagna elettorale ha ammaliato i giovani, si fa promotrice di un organo consultivo che ha il ruolo più importate, quello del Presidente, già occupato da un amministratore pubblico che è “garante del dibattito democratico e della pluralità di espressione all’interno della Consulta, convoca, presiede e coordina le adunanze; cura la programmazione dell’attività della Consulta e il calendario delle sue riunioni; cura la formazione dell’ordine del giorno” (sic!). A questo quadro poco confortante, ci mancava una degna cornice che puntualmente è arrivata con le dichiarazioni a margine in fase di presentazione dell’iniziativa. Così abbiamo appreso che il ruolo che sarà svolto in questa prima fase dall’Assessore alle politiche Giovanili, sarà “oneroso, materiale e di traghettatore” e, chissà in base a quale legge divina, lo farà perché “Inizialmente serve uno che sia all’interno dell’amministrazione per guidare i primi passi.” Come se tra i candidati ci fossero esclusivamente ragazzi sprovveduti e che nulla sanno su come funziona una pubblica amministrazione. Una bella attestazione di stima, non c’è che dire. Ma niente a confronto dell’ultima “perla” che ha bisogno, questa più di ogni altra, di un chiarimento. Che cosa vuol dire: “sarà questo un modo (la Consulta, ndr) inoltre, di scoprire quelle intelligenze latenti che, per mancanza di coraggio o di possibilità economiche, rimangono nell’angolo della vita istituzionale e politica del nostro Paese.”  Mancanza di possibilità economiche vuol dire che se non trovi uno che ti finanzia una ricca campagna elettorale, le tue idee valgono meno che niente? Oppure? Questo regolamento, questo modo di fare, queste dichiarazioni non sono il massimo che ci si potesse aspettare. E se l’attuale legge elettorale è una “porcata”, perché non offre agli elettori la possibilità di decidere liberamente chi li deve rappresentare, ebbene questo regolamento, questo modo di fare, queste dichiarazioni, proporzionalmente, lo sono altrettanto.
 
 


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