Tempo d'estate, di mondiali sbiaditi e di idoli a tutti i costi, quelli per cui tifare in maniera irrazionale, sfegatata, dogmatica
Impazzano i mondiali di calcio, in TV e sui social, e le domande, le fazioni, si scontrano senza esclusione di pareri. Meglio Messi di Cristiano Ronaldo? Ma neanche per sogno, guarda i tre gol che il portoghese ha segnato all’esordio. Messi allora è scarso? Sì, è scarso, non sarà mai forte come Maradona. Maradona? Ma chi, quello che ha vinto un solo mondiale e che voi paragonate a Pelè, che di mondiali ne ha vinti tre?
Ogni volta che si tira in ballo l’acronimo GOAT, che poi significa Greatest Of All Times, il mondo dello sport è alle prese con i confronti tra atleti di diverse epoche, nel tentativo di stabilire chi sia o sia stato il più forte di tutti. Osservo gli scontri in materia ostentando la dotta e sottile aria da uomo saggio che tanto incide sul rafforzamento della mia autostima. Con piglio sereno, da novello Anacleto, gufo notoriamente molto istruito, mi esprimo e discetto, dichiarando con l’indice alto che no, non è possibile fare paragoni tra sportivi non coevi, perché lo sport nel corso degli anni è divenuto radicalmente diverso da quello che era un tempo. Oggi è tutto molto più competitivo, esasperato, logorante, ma allo stesso tempo le tecniche di allenamento, lo stile di vita, consentono ad alcuni atleti di prolungare moltissimo la propria attività agonistica, fino alle soglie dei quarant’anni.
Sul punto mi piace tornare alla citazione del mio divino Volfango, il Roger Federer che nel tennis ancora primeggia, da numero uno del ranking mondiale, nonostante le sue trentasette primavere. Dotato di alata grazia greca, al pari della sinfonia K 550 di Mozart, l’amato svizzero, trofeo e mito della mia idolatria sportiva, esprime appieno l’atroce dilemma: è più forte lui o la sua nemesi, Rafa Nadal, il toro di Manacor, che tante, troppe volte ha offerto lacrime alle mie domeniche, nelle finali dei tornei su terra rossa nelle quali inesorabilmente ha battuto l’eroe elvetico? Chi può dirlo? I numeri sono tanti, alcuni favorevoli a Roger, al Guglielmo Tell del gesto tennistico, altri premiano la forza, la tenacia e la crudeltà sportiva di Rafa, sicuramente il più grande agonista che io abbia mai visto in azione, in qualsiasi sport.
Quel che è certo è che, quando si sfidano uomini con caratteristiche diverse tra loro, ogni confronto non può riassumersi nei numeri, ma va comparato con il gusto personale. La tipologia di gioco o azione dei campioni è figlia di caratteristiche uniche, irripetibili, così come sono imparagonabili i contesti, le circostanze, che costellano la carriera di ciascuno sportivo. E allora? Come si fa? Come possiamo levarci il dubbio e incoronare il migliore? Perché noi un GOAT lo vogliamo, a tutti i costi! Meglio Jordan o James? Entrambi n. 23, entrambi devastanti nell’andare a canestro, ma allo stesso formidabili in difesa, entrambi dotati di una personalità cestistica monstre. Maradona o Pelè? Il piccoletto, tutto sinistro, che aveva una mano e un bisturi al posto del piede, o la statua d’ebano capace di restare sospesa in cielo per un tempo infinito, insaccando di testa uno dei gol che consegnò al Brasile la coppa del Mondo nel 1970?
Difficile scegliere, impossibile avere certezze, prescindere da valutazioni strettamente soggettive. Ma allora, cosa ci resta? Semplice, il tifo, quello irrazionale, sfegatato, dogmatico, che ci fa scegliere il “nostro” GOAT, perché, non diciamo sciocchezze, lo sanno tutti che Maradona è meglio, molto meglio e’ Pelè.