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MY TWO CENTS/ACQUA CHIARA

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

16
OTT
2018

Più di qualcuno è caduto dal pero: nessuno si è mai scandalizzato così tanto per il prezzo di una bottiglia fin quando non è arrivata l'Evian firmata Ferragni

L’acqua. Quanto la diamo per scontata? Probabilmente troppo. Ne consumiamo tanta e soprattutto ne sprechiamo tanta. Tantissima. E la cosa peggiore è che non ci facciamo caso, per noi è una risorsa infinita, qualcosa che nella nostra mente non può esaurirsi. Come fa a finire l’acqua se ci sono tutte quelle bottiglie nei supermercati, se piove, se ci sono i fiumi, i laghi, i torrenti, il mare? Eppure circa un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile e addirittura ci sono zone del mondo in cui questo elemento per noi così banale è alla base di conflitti chiamati “water wars”, sanguinari e violenti tanto quanto le più note guerre per il petrolio. L’acqua è una risorsa importantissima e proprio per questo motivo è al centro di molte battaglie che obiettivamente sono impossibili da concentrare sotto uno stesso colore o un’unica bandiera partitica. Centinaia sono le iniziative volte a sensibilizzare i cittadini sul valore e la tutela di questa risorsa veramente essenziale per la nostra vita quotidiana: dalle campagne istituzionali passando per le raccolte firme fino ad arrivare anche a brani musicali come “Nell’acqua” o “Dalla a me (io sicuramente non la spreco)” del progetto musicale/sociale Rezophonic. I modi per parlarne sono infiniti. Se avete dei figli, per esempio, c’è un libro di Natalie Babbitt dal titolo “D come delizioso” che affronta il tema in un modo incredibilmente fantasioso e affascinante, tanto da riuscire a manifestare chiaramente una morale solo alla fine del racconto. Probabilmente questo libro sarebbe una buona lettura anche per molti adulti, incapaci di capire che il pianeta che ci ospita non può vivere eternamente, o almeno non può farlo nel modo che più ci aggrada e ci rassicura. Un tema così importante meriterebbe senza dubbio maggiore attenzione. Certo: stare dietro a tutte le problematiche del mondo non è una passeggiata, eppure a volte basta veramente una scintilla per accendere la discussione. Ci avete fatto caso? Nei giorni passati si è parlato molto di acqua. Le pagine dei social network si sono riempite di sdegno, i media si sono scatenati, qualche tg addirittura ne ha timidamente parlato. C’è stata anche un’interrogazione parlamentare da parte di un senatore di Fratelli d’Italia presentata ai ministri dell’Ambiente e dell’Istruzione. Ma cos’è successo di così grave? Per caso la signora del quinto piano è partita per le terme e ha lasciato il rubinetto della cucina aperto? Una scolaresca in gita si è lavata i denti lasciando scorrere copiosamente e ininterrottamente acqua per 20 minuti? Ai controlli dell’aeroporto hanno costretto i viaggiatori a buttare centinaia, anzi migliaia di bottigliette appena aperte? Niente di tutto questo, seppur verosimile. È successo che una nota influencer e imprenditrice italiana, Chiara Ferragni, ha firmato una linea di bottiglie in vetro dell’acqua Evian, un’azienda non nuova a questo tipo di marketing. In passato infatti ci sono state le linee firmate da Christian Lacroix, Jean Paul Gaultier, Kenzo e altri stilisti e designer. Pezzi da collezione in edizione limitata in cui chiaramente la protagonista non è l’acqua ma la bottiglia che la contiene e che diventa un oggetto di design tanto quanto può esserlo un vaso o un qualsiasi altro soprammobile acquistato in negozio. Ma cosa ha scatenato la sommossa popolare di cui sopra? Senza dubbio il prezzo della bottiglia - 8 euro al pezzo - ma qualcosa mi dice che in qualche modo il fatto che ci sia di mezzo la biondissima Chiara abbia avuto un suo peso. Pensate se questa linea fosse stata realizzata da una Marina Abramovic o da un Alessandro Cattelan invece che da una ragazza di 31 anni all’apparenza ordinaria e priva di qualche talento specifico tipo il canto, il ballo o la politica, ma con una capacità pazzesca di saper monetizzare investendo nel suo prodotto migliore: sé stessa. Oppure pensate se tutti fossero stati a conoscenza di questa abitudine tipica della Evian ma non solo. Pensate se tutti avessero saputo dell’esistenza di un sito in cui si vendono acque di lusso dai prezzi esorbitanti. Pensate se tutti non avessero rimosso il fatto che da almeno 100 anni esistono acque che costano più del normale, non solo l’incriminata Evian ma anche la Perrier (che molti ricorderanno felicemente nella sua versione fantozziana come la “terribile acqua Bertier”), la Fiji o la Voss, prodotti di nicchia quando si parla di acquirenti ma assolutamente pop da un punto di vista pubblicitario e comunicativo. Eppure pare che più di qualcuno sia caduto dal pero. L’indignato medio non si è mai scandalizzato per il prezzo dell’acqua fin quando non è arrivata Chiara Ferragni. Non ha mai pensato a quanto arrivi a costare una semplicissima bottiglietta d’acqua in plastica in un supermercato del Nord Europa. Come se quello non fosse il vero capitalismo, il vero problema della privatizzazione dell’acqua ben celato dietro una comodità che obiettivamente fa piacere a tutti. Un sistema che di certo non si è venuto a creare grazie ad una fashion blogger ma grazie ad anni di marketing e commercio che fino a ieri non hanno fatto scandalo. E la cosa peggiore è che in tutta questa storia il problema continua a restare il prezzo di una bottiglia di vetro decorata prodotta in un numero limitato di pezzi. Pezzi che, per la cronaca, sono andati sold-out senza per altro che ci sia stata chissà quale campagna pubblicitaria a fare da traino. Perché il traino sono state le persone, è stato chi ha parlato continuamente di questa storia dando alla partnership Ferragni-Evian una visibilità pazzesca e soprattutto gratuita. Se ci pensate bene, abbiamo assistito a una lezione di marketing da 10 e lode. Anzi: ne abbiamo fatto completamente parte. A questo punto forse dovremmo accettare il fatto di non essere noi gli specialisti nelle vendite e più che preoccuparci di quello che non è nulla se non un oggetto di design dovremmo riprendere in mano le campagne di sensibilizzazione, le canzoni sugli sprechi, i libri per bambini su ciò che è più delizioso al mondo e ricominciare a parlare di acqua in un’altra ottica. Ricominciamo a parlare di quanto sia importante questo bene primario in sé per sé, senza involucri e firme, perché per quanto qualcuno - che per privacy chiameremo solo “ministro L.D.M.” - possa pensare e dichiarare che anche l’uomo è fatto al 90% d’acqua, come se fosse una medusa, in realtà le percentuali sono ben più basse e, ahimè, non solo per quanto riguarda il nostro corpo.



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