Il nostro pianeta è una fonte inestimabile di ricchezze e la sua salute è strettamente connessa alla nostra sopravvivenza.
L’Animismo e il Panpsichismo, proprio basandosi su questo principio, consideravano che il Pianeta avesse un’anima e, pertanto, lo veneravano. Il Cristianesimo, anche non attribuendo una vitalità spirituale alla Terra, la considera un dono divino e, come tale, destinato a essere protetto e preservato dalla sua distruzione.
Sotto l’aspetto pragmatico e scientifico, la Terra, seppure fornisca qualsiasi bene necessario, può farlo illimitatamente solo a condizione che siano rispettati dei precisi equilibri. Lo sfruttamento indiscriminato, infatti, ne determina l’impoverimento che ostacola le capacità naturali di rigenerazione. Per quanto possa essere comprensibile l’antropizzazione del Pianeta come diretta conseguenza dell’evoluzione, questa ha ampiamente superato il limite oltre il quale l’uso non è più finalizzato all’appagamento dei bisogni primari, ma è causa di depauperamento.
Se questa condizione si rapporta a quella delle popolazioni prive, o private, dei più elementari beni di sostentamento, l’impiego indifferenziato del Pianeta non è solo un paradosso ma un’azione scellerata. Si cita correntemente l’eccessivo consumo di acqua che è divenuto un’emergenza proprio a causa dell’intervento antropico. L’acqua ha un ciclo che, se non alterato, permette la sua rigenerazione interrotta. Prima che l’uomo mutasse l’ecosistema, l’acqua disponibile era la stessa di alcuni millenni precedenti. Questo sino a quando la capacità naturale dell’ambiente e del territorio non fosse divenuta insufficiente a rigenerarla, rendendone una grande quantità inutilizzabile. La stessa condizione si presenta per il suolo che è sottoposto a eccessivo sfruttamento sia agricolo, sia estrattivo, che sottratto per la realizzazione di opere edilizie.
Seppure all’impoverimento dei terreni agricoli si contrapponga l’integrazione delle sostanze nutritive, queste provengono ugualmente, dal sottosuolo e non sono inesauribili. I materiali edili, anche quando realizzati con l’uso di elementi naturali, una volta trasformati sono difficilmente rimpiegabili o riciclabili. Accade, quindi che, mentre ci siano parti del mondo affette da enormi privazioni, in altre si attui la produzione eccessiva di beni in parte inutilizzati. Per avviare un’inversione di tendenza è necessario ridurre i consumi, senza privazioni ma al fine di abolire lo spreco e l’approvvigionamento di beni superflui.
È necessario, inoltre, l’uso prevalente di materie prime e di prodotti finiti riciclabili, così da impedire lo sfruttamento ingiustificato delle risorse del Pianeta. Questo, però, deve coincidere con l’eliminazione delle fonti inquinanti e l’uso di beni c.d. “a chilometro zero” che eliminino consumi energetici impiegati per l’approvvigionamento. Le produzioni devono essere mirate alla compatibilità così come le scelte ecologiche devono essere coerenti. Non ha senso, ad esempio, proporre veicoli elettrici o ibridi se non vi è la garanzia che siano prodotti con il progressivo impiego di fonti rinnovabili e a bassa incidenza sull’ambiente, così come deve essere anche l’energia da utilizzare per ricaricarli. Per quanto possa apparire lontano dalla nostra realtà, i benefici della Terra stanno rapidamente estinguendosi ed è necessario porvi immediato rimedio.
Qualsiasi scelta per il recupero e la protezione della Terra dovesse essere attuata, dovrà considerare le condizioni dell’intera umanità e non solo di quelle popolazioni che si considerano evolute. Le cause dello stato di fatto, infatti, risalgono al capitalismo e al consumismo indotto ai quali è necessario porre un limite.