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L´Italia e i flussi migratori: le iniziative del governo / di Paolo Bruni

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

24
GIU
2019

L’articolo 13 del terzo Trattato di Dublino, firmato nel 2013, recita: “Se una domanda di asilo è presentata presso le competenti autorità di uno Stato membro da un richiedente che si trova nel territorio di un altro Stato membro, la determinazione dello Stato membro competente per l'esame della domanda di asilo spetta allo Stato membro cui è stata presentata la domanda e, quindi, ai fini dell'applicazione della presente convenzione, esso è considerato come lo Stato membro presso il quale la domanda di asilo è stata presentata.”

In breve, il Paese dove arrivino i richiedenti asilo, deve anche occuparsi della domanda e dell’ospitalità per evitare che l’istanza d’asilo sia presentata in diversi paesi. Evidentemente, se l’arrivo è in Italia, sarà l’Italia, così come la Grecia, la Turchia, ecc. I maggiori flussi migratori degli ultimi anni provengono dal Nord Africa, in particolare dalla Libia, pertanto è inevitabile che i porti più vicini siano quelli italiani.

La norma è stata coniata quando il flusso migratorio non era intenso come quello attuale ma, alla luce dei fatti, la CE ha riconosciuto le difficoltà che incontra materialmente l’Italia in merito all’accoglienza e all’esame delle domande d’asilo, costatando che il supporto economico non era più sufficiente. Pertanto il Parlamento Europeo ha valutato la necessità di rivedere le norme del Trattato di Dublino III, specie per quanto concerne l’articolo 13 in merito alle modalità di soccorso, accoglienza e permanenza nello Stato ricevente.

Evidentemente, gli Stati maggiormente interessati alle variazioni del Trattato sarebbero dovuti essere quelli più investiti dal fenomeno, prima l’Italia, eppure i suoi rappresentati hanno disertato per ben 22 volte le riunioni a tema così come quella del 7 giugno scorso, dove i ministri dell’Interno degli Stati Membri hanno discusso sul tema della sicurezza anche in relazione ai flussi migratori. Al contrario, l’Italia, con argomentazioni false e pretestuose, ostacola i lavori del Parlamento Europeo con richieste inattuabili e inutili come quella di sbarcare i migranti soccorsi in mare nel paese di origine della nave che ha effettuato il soccorso. 

È il caso della Sea Watch che, attualmente, si trova al largo dell’isola di Lampedusa con un carico di profughi salvati in mare ai quali è impedito lo sbarco. Secondo una disposizione italiana, i porti italiani sono stati chiusi all’accoglienza contro ogni regolamento comunitario e della navigazione internazionale. Di fatto, l’Italia non accetta lo stato di fatto ma rifiuta di discuterne il cambiamento nelle sedi comunitarie anche essendo prossima a una grave procedura d’infrazione per inadempienza alle misure di contenimento agli effetti della crisi economica indicate dall’UE. Secondo il ministro dell’Interno Matteo Salvini, la Sea Watch dovrebbe sbarcare nel porto di Amsterdam.



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