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Contro il dissesto idrogeologico occorrono opere pubbliche per la tutela del suolo pubblico

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

30
NOV
2020

Per risolvere il problema del dissesto ecologico del nostro Paese non sono state attuate concrete soluzioni.

Il primo obiettivo della sostenibilità è mettere in sicurezza il territorio, se ne è parlato molto ma alle parole non sono seguiti i fatti. Da green a plastic free a super bio, slogan promettenti per convegni show dove spesso si illustravano territori paradisiaci,terre promesse dove sfrecciano auto elettriche tra filari di piante biologiche e palazzi ecologici, illuminati da energia solare, senza la minima traccia di un qualche orribile rifiuto. Dopo il nubifragio in Sardegna, nell’ apoteosi retorica della sostenibilità a buon mercato, quello che è veramente è l’inconsistenza della classe dirigente pubblica e privata nazionale, forse più votata alla provvidenza che al lavoro.

L’Italia è uno dei Paesi a maggior rischio idrogeologico, caratterizzato da una specifica conformazione geomorfologica che facilita l’innesco dei fenomeni propri di questo rischio, come le alluvioni e le frane.  Alla predisposizione naturale si associa l’azione dell’uomo sul territorio ed i cambiamenti climatici che hanno prodotto un’alternanza di effetti, periodi di forti ed ingenti temporali e periodi di grandi siccità. Anche se il rischio idrogeologico e i fenomeni alluvionali sono in Italia ben più antichi del cambiamento climatico, come dimostrato da quelli nel Polesine con 84 morti e in Calabria con 70 vittime, nel lontano 1951.Le “bombe d’acqua” si ripetono nel nostro Paese da diversi anni, con effetti gravi e drammatici. Solo tra le più recenti a memoria si ricordanol’alluvione di Cuneo e Vercelli nell’ottobre di quest’anno, con due morti, e quella di Palermo a luglio. Nell’ultimo rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione del Rischio Ambientale) del 2018 si evidenzia che è a rischio la maggior parte dei comuni italiani e che il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane ed alluvioni. Il 23,4 & del territorio è a rischio alluvione e oltre il 18% dei Beni culturali sono a rischio. Il 27 maggio del 2014 presso la Presidenza del Consiglio è stata istituita la Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, con compiti di impulso, coordinamento, monitoraggio e controllo in ordine alla corretta, efficace ed efficiente utilizzazione delle risorse attualmente disponibili, in base a linee di finanziamento nazionali ed europee, anche presenti nelle contabilità speciali e nei fondi comunque finalizzati ad ovviare al dissesto idrogeologico ed alla realizzazione degli interventi relativi. La Struttura di Missione, detta “Italia Sicura” avrebbe dovuto essere il punto cardine della nuova Governance per la difesa del suolo.Ha realizzato il Piano Nazionale di opere ed interventi di riduzione del rischio idrogeologico, il Piano finanziario e le linee guida per le attività di programmazione e progettazione degli interventi per il contrasto del rischio idrogeologico. Italia Sicura dura poco, nasce nel 2014 per morire con un decreto del governo Conte nel 2018 che ha trasferito al ministero dell’Ambiente i compiti in materia di contrasto al dissesto idrogeologico, di difesa e messa in sicurezza del suolo e di sviluppo delle infrastrutture idriche. I tempi per la realizzazione dei riassetti territoriali sono lunghi, intanto le bombe d’acqua continuano a cadere molto rapidamente, indifferenti, su persone e territori impreparati. Dare la colpa al cambiamento climatico per i continui e storici disastri ambientali è una facile capro espiatorio.

La dotazione infrastrutturale dl nostro Paese non è adeguata a sopportare questi terribili eventi naturali, occorre ripartire con una grande opera pubblica per la difesa del suolo nazionale, e più di tutto servono istituzioni moderne.

 



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