Le origini di un sacramento imposto troppo presto. Tra consumismo e retorica, ecco come (non) si è evoluta la mentalità cattolica negli ultimi 150 anni di storia
L’amore di Gesù Cristo per i bambini è sempre stata cosa nota. Trovava le sue delizie nello stare in mezzo a loro. Aveva l'abitudine di imporre loro le mani, di abbracciarli. Atteggiamenti sapientemente tramandati anche ai portatori della sua parola, i preti. E le cronache di oggi lo raccontano. Memore di questo, la Chiesa cattolica, fin dalle sue origini, ebbe a cuore di avvicinare i bambini a Cristo per mezzo della Comunione eucaristica, che essa soleva amministrare anche ai lattanti. E questa usanza di avvicinare e costringere gli ignari bambini alla fede, tutt’oggi, non trova quei ragionevoli ostacoli che la ragione e il buonsenso dovrebbero mettere di fronte alle famiglie che in massa, indotte dalla “cultura” dominante, sottopongono i bambini alla Prima Comunione. Ed è tanto interessante, quanto inquietante, conoscere il concetto di “età della ragione” secondo la chiesa cattolica. In questo contesto si inquadra il decreto “Quam Singulari”, direttiva fondamentale nella storia della catechesi che anticipava il “cammino verso la fede” dei bambini, dagli iniziali 12 ai 7 anni. Il protagonista di questo decreto fu Pio X, nel lontano 8 agosto 1910. E a leggere un paio di passaggi del decreto, in effetti, vengono i brividi.
PUNTO DUE: CONOSCERE NON SERVE Il secondo punto del Quam Singulari è alquanto significativo. «Per la prima Confessione e per la prima Comunione non è necessaria una piena e perfetta cognizione della dottrina cristiana. Però il fanciullo dovrà in seguito venire imparando il catechismo intero, in modo proporzionato alle forze della sua intelligenza». Questo vuol dire, in poche parole, indurre un bambino a sottoporsi a un “cammino di fede” lungo e intenso, chiaramente non desiderato dal diretto interessato e ignorandone, per forza di cose, ogni significato. Perché chiedere a un bambino di pochi anni “la distinzione tra il bene e il male” e il concetto di “mistero della fede” è indicato tanto quanto farsi spiegare il concetto di coerenza dall’onorevole Scilipoti.
PUNTO QUATTRO: LA FEDE E’ UN OBBLIGO I toni diventano inequivocabili solo poco dopo. «L’OBBLIGO del precetto della Confessione e della Comunione, che riguarda il fanciullo, ricade su quelle persone che sono obbligate della sua educazione, ossia sui genitori, sul confessore, sugli educatori e sul parroco. L'ammettere il fanciullo alla prima Comunione, secondo il Catechismo Romano, appartiene al padre, o a coloro che ne fanno le veci, ed al confessore». La parola iniziale del quarto punto, dunque, non lascia spazio a nessun dubbio sulla moralità della famigerata prima Comunione. Bisogna farla, punto. Perché lo dice la chiesa, e non magari perché è un desiderio dell’interessato.
Ovviamente per la chiesa è del tutto inopportuno aspettare che i bimbi raggiungano un’età sufficientemente matura per una scelta, ma stavolta “scelta” nel vero senso della parola. Il motto “prendili da piccoli” ha sempre la sua valenza. Perché quella dei genitori dimostra, ancora una volta, che non esistono figli cristiani. Al massimo figli di genitori cristiani. E se i concetti della fede sono così moralmente ineccepibili per etica e intelligenza, aspettare gli anni della piena maturità di una persona dovrebbe essere il primo step per indurlo a una scelta consapevole e non imposta. Ma ancora una volta è la storia a dare manforte al pensiero laico. La Sede Apostolica, infatti, ha sempre ritenuto “un’usanza quanto mai biasimevole rimandare la Comunione in età matura”. Questo lo disse Papa IX in una lettera destinata ai vescovi francesi nel 1866, in quanto ebbero la “riprovevole” colpa di voler spiegare determinati concetti a gente che era in grado di apprenderli. E a quasi 150 anni di distanza, determinati meccanismi non hanno subito quell’evoluzione tanto sperata. Perché la religione si incunea nelle menti e abbatte ogni filtro. La fede è una scelta che deve essere fatta in maniera consapevole, così come deve essere autonomamente scelto, per esempio, il proprio pensiero politico. Solo che per quello si può godere dei giusti tempi di maturazione. Tuttavia un solo lato positivo delle Comunioni c’è. Muovono l’economia di ristoranti, acconciatori, negozio di articoli da regalo e gioiellerie (per le bomboniere) e negozi di abbigliamento. Un marketing mirato, come sempre. Poi, però, è buio pesto.